(foto dal giardino della sorellina di poetella…)
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È sopraggiunto un tale tepore. Come un’affettuosa mano che tenesse il cuore ben sollevato da terra. Da tutte le asperità. Le rugosità pericolose. Un tepore sulla pelle del viso e delle mani, esposti generosamente all’aria. In attesa.
È sopraggiunto un tale tepore come le prime luci dell’alba che scaccino via le ombre cupe della notte, lasciando schiudere le corolle delle margherite. Garbatamente.
Come dunque non affidarci, fiduciosamente, a questo sgorgare di speranza che tutte le primavere accendono, scellerate, promettendo e promettendo?
Potremmo mai noi?
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(by poetella)
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