Oggi, sì, camminavo e, improvvisamente, ho sentito un odore che m’ha scaraventato indietro, indietro negli anni. Negli anni e nello spazio.
Un odore che sentivo quando, piccolissima, passavo sotto una specie di galleria, che non era proprio una galleria, era forse un passaggio sotto palazzi antichi, a Terni, e c’era un piccolo bassorilievo che nonna mi diceva Vedi? Quello è San Tommaso.
E l’aria era profumata di legna, di vino della vicina osteria e di sugo con l’agnello per le fettuccine fatte a casa.
Nonna le faceva benissimo, sottili sottili, stesa la sfoglia tonda sul tavolo quadrato della cucina con la tovaglia di lino bianco e questo enorme disco che pendeva dai quattro lati, giallo giallo, che nonna piegava con una velocità che mi sorprendeva, di qua, di là, zic zac, zic zac, tutte le volte mi sorprendeva e poi velocissimamente tagliava con un coltellaccio che io vedevo enorme, tac tac tac tac tac tac, ma forse non lo era. Tutti tagli perfettamente uguali.
E infine prendeva questi rotolini affettati che, quasi per magia, ai suoi movimenti precisi e sapienti, si trasformavano in un grappolo di fettuccine gialle e profumate nelle sue mani sollevate in alto.
Che io andavo a assaggiare poi, così, crude, un pezzettino piccolo, senza farmi vedere. Ed erano buonissime!
Ma guarda te un profumo dove ti riporta!
Deve essere per questo che è un bel po’ che non metto Opium, il mio profumo preferito. Ne metto altri. Quello sta lì, chiuso. E non lo metto.
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(by poetella)