.
La questione è stare al proprio posto. Essere perfettamente consapevoli di quale sia.
Innanzi tutto.
Poi, starci. Punto.
Non cominciare, quindi a ficcarsi in testa una serie di ma e allora? Ma e se? E se solo così? E se poi?
Niente. Lascia stare.
Stare al proprio posto, punto.
Consapevoli che sia solo quella la casella da occupare. Proprio quella.
Io lo so qual è il mio posto. Ogni tanto lo dimentico, l’ammetto. Ma lo so, lo so bene qual è.
Ho visto gente impazzire per aver rifiutato d’accettare i dettami della consapevolezza. Gente arrabattarsi su specchi sdruccioli di anche io. Di perché non io?
Impazzire.
A scuola, a ricreazione, qualche ragazzo, qualche ragazza, a volte si siede alla cattedra.
Mai fatto io. Da ragazza, per lo meno.
Era impensabile a quei tempi. Prima del ’68.
Ora lo fanno.
Attenti, ragazzi, a non prendere cattive abitudini.
Difficile sradicarle, poi.
Lo vedi come va col fumo?
Ecco. E io non smetto.
Ma il posto degli altri, quello no. Quello non lo tocco. Me ne sto al mio.
Magari lo invidio, a volte. Ma solo a volte.
Ma non lo usurpo. Non ci provo nemmeno. Giuro.
Me ne sto al mio.
Senza sbuffare e senza piangere.
…
…
…
(by poetella)
.