(foto di poetella)
“…ma i pensieri gli vorticavano in minuscoli mulinelli,
posandosi prima qui, poi là,
spostandosi come fa il vento di città deserta
in città deserta.”
(Da Mark Strand – Quasi invisibile.)
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È proprio questo mulinare che mi spossa. Dev’essere questo, suppongo.
Mai che un pensiero si depositasse quieto, come resti di zucchero in eccesso sul fondo della tazza di caffè. Come una conchiglietta lucida lucida e bianca portata dall’ultima onda. O le mani in grembo di una vecchia seduta sola sola sulla sedia fuori della porta di una vecchia casa, in un vecchio paese sperduto.
O una foglia.Ultima foglia.
Che ultima non è mai. Comunque.
Sempre un vorticare, uno spumeggiare, uno schiamazzare inafferrabile di ma… di e se… di e se poi? Sempre quella mano che sposta veloce l’aria, uno schiaffo a dire E piantala! Che non serve a niente.
Chiudi, smetti, canta, balla, ma non pensare. È inutile. Dannoso. Un dispendio d’energia che potresti usare per metterti, che ne so, a restaurare l’orlo di quella tenda che è un po’ che pende, come ti pende sulla testa questa insofferenza, questa forzatura d’esistere nel niente, nel piccolo, nel meschino. Nel vuoto.
Vuoto.
Smetti, comunque. Ferma il vento in testa. Fermalo un attimo. Chiudi porte e finestre. Oppure spalancale. Respira. E’ finito il caldo. Si spera.
Tu ce l’hai un condizionatore nel cuore, comunque. Ecco. Accendilo.
Sparati la sonata n° 6 per violoncello di Rachmaninoff nelle orecchie, con le cuffie, ovvio, chiuditi al fuori, al nullo, al noioso, allo schifo. All’inutile attesa scellerata.
Lascia che i cronisti di calcio se la vedano da soli. Senza di te.
Ubriacati di musica. E smetti, smetti di arrotolarti a pensare. Smaniando.
Da’ retta. Non serve.
…
…
…
(by poetella)
Rachmaninoff-YoYoMa- Cello Sonatas- 06—Sonata for C.
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