(foto di poetella)
Quella avanti, un fagotto che piangeva in braccio, borsone a tracolla, passo da conquista dell’intero sistema e lui
Mammaaaaaaaaaaaaa! Non ci riesco a correreeeeeeee!
dietro, un po’ zoppicando, piccolo piccolo, sei, cinque, no, forse sei anni, come ci si può sentire soli a sei anni? E dopo? Quanta paura? E dopo? Zainetto con le cinghie della tracolla rotte tirato su con una manina piccola piccola, bianca bianca, strusciava ora sì ora no a terra, spalla sollevata. Tutto sbieco.
Mammaaaaaaaaaaaaa! Non ci riesco a correreeeeeeee!
Un grido di colibrì ferito, spaventato, implorante pietà, forse perdono. Perdono di che?
Lei, niente. Dritta sparata otto, poi nove, poi dieci, undici, dodici passi avanti. Neanche una volta a fermarsi, a girarsi. Dura. La ruota della vita che schiaccia i sogni.
Lui, l’angoscia. Lo stupore. La rivelazione d’impotenza. Perso, disperato. impaurito. L’impatto con la crudeltà del destino.
Mammaaaaaaaaaaaaa! Non ci riesco a correreeeeeeee!
Lo zainetto strusciato a terra, trainato, trascinato nel fango. Prime gocce di pioggia. Il passo un po’ più sostenuto, sempre zoppicando. Altre gocce. Tante gocce, grosse grosse.
Lei avanti. Sempre più avanti. Indifferente. Affaticata. Poi giù per la scalinata, tutta, poi le gambe sparite, la schiena sparita, la testa. Via. Svanita nel nulla, forse dietro il muro della metro. Dissolta. Ingoiata dal niente.
Lui, un orfano.
Mammaaaaaaaaaaaaa!
Non vedo i suoi occhi. Sono dietro, io. Sento solo quella sua voce. Gesso sulla lavagna.
Ecco. Smette di zoppicare. Accelera. Corre. Corre! Le scale. Sparisce dietro l’alto muro della metro.
Non lo vedo più.
Ma sicuramente, adesso sarà più grande. Mi consolo quando lo penso.
Di un po’, almeno.
O forse no.
Apro l’ombrello. Meglio. Lui non aveva ombrello.
…
…
…
(by poetella)
.
Ma quanto male … a scrivere tutto questo.
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a vederlo, più che altro…
ma poi ho pensato: è così che si cresce, in fondo.
Non c’è altro modo. Chissà se gli alberi soffrono ad allontanarsi dal suolo e spingersi verso il cielo…Mah!
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Che storia!!!
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non è mica una storia…
E’ un resoconto…
Stamattina presto, mentre camminavo verso scuola…
Tutto vero!
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L’avevo intuito.
Bellissima!
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…grazie ancora
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Dolorosa, struggente lettura di una verità così poeticamente resa immagine; sono già passate alcune ore dalla prima lettura e ancora resiste come un corto nella mia mente e nel mio cuore. Ciao, Lucia… ti abbraccio!
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che caro che sei!
ti abbraccio anche io….
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è così che si cresce, dici? Ok… ma mi chiedo, davvero non c’è un altro modo?
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non lo so…
so solo che imparare a fare da soli, ad andare avanti vincendo la paura, a non aspettare aiuto dagli altri, a buttarci nella mischia, a superare, tentare di superare e controllare il dolore, ad andare oltre quelle che crediamo le nostre possibilità…così, mi sa che…
No?
Boh!
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…a far così ci si può anche indebolire, a lungo andare.
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naaaaaaaaaaaaaaaaaa…ma che indebolire!
Grinta, ragazza!
Animo!
Battaglia!
Diamoci da fareeeeeeeeeeeeeeeee!
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l’animo non è inesauribile… è come il buon umore, o come il cattivo umore che a volte torna e a volte finisce… c’è niente da fare.:P
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c’è da fare…c’è eccome!
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quanta tristezza
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ma no, dai…
In fondo il piccolo ce l’ha fatta a correre. Chi lo sa, magari la mamma voleva proprio quello. Io non la conosco. Non so.
So solo che il piccolo ha corso. E sicuramente l’avrà raggiunta.
Certo, dover fare da soli fa male. Fa paura. Ma poi si riesce, a volte, no?
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