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(E niente foto!)
Dice Dai, li lavo io i piatti…
Ma, sei tutto intontito!
Non hai dormito mai, stanotte!
Dice Per te questo e altro!
Ora io dico… che gli fai a un figlio così?
E buon sabato da poetella
01 sabato Ott 2022
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(E niente foto!)
Dice Dai, li lavo io i piatti…
Ma, sei tutto intontito!
Non hai dormito mai, stanotte!
Dice Per te questo e altro!
Ora io dico… che gli fai a un figlio così?
E buon sabato da poetella
16 martedì Ago 2022
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in[Sei Shōnagon mi perdonerà…]
Il gatto nero che riposa sulla yucca, tutto ferito, che mi viene incontro e si struscia contro le mie gambe, zoppicando.
Un vecchio biglietto vidimato della metro, con scritto qualcosa che non si legge più. Ma si sa.
Il punta spilli a forma di coniglietto fatto da nonna. Che spunta da un cassetto. E l’avevo dimenticato.
Quella nuvola a forma di cuore. Rosa. All’alba. Mentre, ovviamente, pensavo a
Una scatolina trasparente, prima conteneva formaggini, forse, con dentro una ciocchetta di capelli sottili sottili, e un dentino.
E, sempre mettendo a posto cassetti, un nastrino rosso e una carta dorata. Che non ricordi più cosa contenesse. Ma non importa.
Il bastoncino con la punta azzurra tutta scolorita, del test di gravidanza. Di tanti, tanti anni fa.
La fotografia della classe. La prima classe. Coi fiocchi sul grembiule nero. E la suora maestra. Alta alta. E sorridente. Ed io vicina a lei, tra quaranta ragazzine. Fiera.
Papà che mi diceva Che occhi verdi che hai! E non ci vedeva quasi più.
Mia sorella che mi chiama Cia mia.
Papà che mi chiamava Amore. Piano piano. Piano piano. Dolcemente.
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(by poetella)
23 giovedì Giu 2022
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inSì, un graditissimo regalo.
Oggi mia sorella, la mia gemella lontana, che sento solo al telefono e non vedo da un sacco di tempo,
(ma questa è un’altra storia)
mi ha spedito una foto che mi ha commosso.
Quasi 40 anni fa, e sì, tra poco il mio primo nipote compirà quarant’anni, insomma, quasi 40 anni fa io tagliai, cucii e ricamai quelle camiciole che ho postato in foto. Camiciole che poi usò, dopo cinque anni, anche mio figlio e l’anno dopo la seconda figlia di mia sorella.
Beh, lei le ha conservate e siccome sta per nascere la sua prima nipotina (ha già due nipoti maschietti) ha pensato bene di “rinfrescare” le camiciole e passarle alla nascitura, che così ne continuerà la storia.
Io non sapevo le avesse conservate. E rivederle mi ha proprio commosso. Ho ricordato… e
Sono deliziose, vero?
Poetella era bravina (forse grazie ai nove anni dalle suore, chissà!) no?
Ok, buon pomeriggio a tutti!
Ché, mica solo poesie… cavolo!
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(by poetella)
19 martedì Apr 2022
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ero davvero molto felice!
Dopo nove anni di attesa, finalmente arrivavi tu, mio piccolo amore!
Buon compleanno tesoro mio!
08 mercoledì Dic 2021
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inSto in cucina, chiusa dentro questo guscetto di casa mentre fuori c’è la tempesta.
Leggo, fumo e scrivo nel profumo di ciambellone che comincia a spandersi.
Di là mio figlio suona orrendamente la chitarra. Senza sensibilità. Senza ritmo. Ma tant’è.
Ha un ritmo sincopato il mio cuore. Bizzarro. Indisciplinato.
E mentre Gleen Gould suona rincantucciato sulla sua sedia sgangherata dentro al mio pc
sogno d’essere sua madre.
Sogno di sorridere mentre gli preparo un tè al gelsomino e gratitudine.
E che fuori nevichi.
Ché se si sogna, meglio sognare in grande.
Dico io. No?
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(by poetella)
03 venerdì Dic 2021
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inÈ che non riesco mai a fotografarti.
E quando ci riesco, beh, è ‘n evento!
Eppure, alto alto, molto più di me, massiccio, con le tue larghe spalle, sei sempre (vabbè, tutte le mamme così) sei sempre il mio piccolo. Come io sono ancora per te quasi onnipotente.
No, no, certo no come quando eri piccolo che, te lo ricordi? te ‘a leva mamma! Imploravi quando quel salumiere ti aveva fatto assaggiare una fettina di salame piccantissimo e tu speravi, anzi, eri sicuro che sarei riuscita a levarti il bruciore dalla lingua.
Magari, amore mio!
Magari fossi davvero onnipotente come pensavi da piccolo.
Ti leverei di torno tutti i bruciori, tutti i guai, tutte le insicurezze, tutte le sconfitte, le guerre, le delusioni.
Ti coprirei di felicità.
Come quella che provai quando nascesti. Dopo averti aspettato nove anni. E aver passato sei mesi a letto per farti nascere.
Ma non sono onnipotente, amore mio piccolo.
E ho tanta paura.
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(by poetella)
12 martedì Ott 2021
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inoggi mi sono commossa.
No, perché stavo mettendo a posto della biancheria in un cassetto e, togli quello, togli questo, è uscita fuori una federa.
Dice, e allora?
Beh, quella federa io l’avevo ricamata circa trentaquattro anni fa, quando aspettavo il mio primo e unico figlio, senza sapere ancora se fosse maschio o femmina.
(qui facevano tutti il tifo per la femmina… meno me!)
E dato che ho dovuto passare praticamente la gravidanza a letto per evitare di perdere il baby , tra l’altro atteso per circa nove anni, beh, di ricami ne ho fatti parecchi, e di tutine, e di golfini… un corredino da principino.
Insomma, per farla breve, ho tirato fuori la federa dal cassetto e c’ho piazzata dentro il cuscino di mio figlio, dicendogli Sai? L’avevo ricamata per te!
Commento suo
Ammazza! Eri bravina a ricama’!
Beh, so’ soddisfazioni!
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(by poetella)
14 martedì Set 2021
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inLei si domandava se per caso non stesse diventando suo padre. Certo, s’era sempre rabbuiata quando dicevano che la sorella somigliava a papà e lei a mamma. Si sentiva rivoltare dentro per quella schifosa bugia.
Lei somigliava a papà, altro che.
Stessa curiosità.
Stessa carica di positività, stessa voglia di scoprire, di fare, di imparare, di riparare, di sistemare. Stesso amore per la vita. E per l’amore.
E adesso si domandava se non stesse per caso diventando proprio lui.
Lui che raccontava. Lui che ricordava. Lui immobile o quasi. Dipendente da tutti per tutto.
Lui che era stato sempre così efficiente, così ingegnoso, come diceva la nonna “Bombolo è ‘ngignuso…” Bombolo… il figlio preferito tra sette figli. Il più bravo, il più bello.
E lei si domandava se non stesse diventando lui. Piena solo di ricordi. la vita tutta dietro. E l’amore.
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(by poetella)
20 venerdì Ago 2021
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inÈ quando mi viene paura
in questi giorni, pensando al futuro di mio figlio (il mio no, ormai che futuro?)
è quando mi viene paura che penso a quelle madri, a quei bambini passati di mano in mano
(quali sono le mani di mamma?)
A quei destini sparpagliati, mozzi, annebbiati, sconosciuti (certo, sono tutti sconosciuti i destini, ma certi di più)
E quando mi viene paura che penso
Ma piantala! C’è di peggio. Fai quello che puoi fare e poi si vedrà.
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(by poetella)
13 venerdì Ago 2021
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inDice Che lo sai? Quasi non ci vedo più!
E operati, no! dico io
E lei Ma c’ho paura!
Ma che paura! È ‘na sciocchezza! E dopo cambi vita!
E lei ancora No. C’ho troppa paura! Te non c’hai mai paura?
No, dico io.
Cioè, dico ancora
C’ho paura solo de ‘na cosa.
Questa terra, questo calore, questo mondo sempre più inabitabile. E mio figlio ancora così giovane…
E tutti gli altri figli…
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(by poetella)
16 mercoledì Giu 2021
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bosco, figli, fragolinedibosco, montagna, Ricordi, vacanze, ValComelico
Certo, che c’entra,
il bosco è il bosco.
Ti ricordi le fragoline, ti ricordi come, mentre ne mangiava una appena trovata, già cercava attorno le altre?
Avido e ghiotto. Come tutti i piccoli.
E non si stancava mai. Piccolo piccolo, con quegli scarponcini con la stella alpina di lato, il cappellino col pom pom, ti ricordi?
Tornarci?
Ma che ne so se ci riuscirei! Tutte quelle salite… e le discese. Che mi facevano anche più paura. Sempre paura di perdere l’equilibrio, io. È che non ne ho tanto.
Tornarci?
Tornare dove siamo stati tanto felici? Che poi, che ne so. Magari forse.
Ma che ne so. Poi che ne so…
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(by poetella)
04 lunedì Apr 2016
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(e niente foto)
………………………………………………….…………Lo guardava dormire, la stanza in penombra, i libri allineati nella libreria, le foto nelle cornici d’argento, lui bambino con quel grosso cappello nero di papà, lei bambina, espressione smarrita alla stazione Termini, papalina bianca, giacchettino coi pon pon. Quel bicchiere di terraglia inglese con un re in bassorilievo (che re sarà mai? Sembra, bah, non so) e tante penne, pennarelli secchi, tre evidenziatori, uno giallo uno verde uno rosa, e matite e matite più o meno lunghe, più o meno temperate, impolverate. E i quadri. Silenziosi.
………………………………………………………Lo guardava dormire, respiro regolare, così lungo, in quel letto su misura, lui con la copertina in più piegata con precisione e appoggiata alla spalliera della seggiolina Carlo X, allineata perfettamente davanti alla piccola scrivania. Il portatile chiuso, in carica. I vestiti in ordine e le scarpe in ordine e la mensoletta accanto al letto, orologio, telefonino, lo spray per la gola (hai mal di gola, piccolo mio? Non m’hai detto niente…)
………………………………………………………Lo guardava dormire, e lui sorrideva nel sonno, poi un’espressione corrucciata, il braccio sul cuscino, un piccolo fremito nella mano (che sogni? Che stai pensando di triste?) la stanza silenziosa, la casa silenziosa… questa tua stanza ordinata, questa tua vita ordinata, regolata, primo, secondo, contorno, tenerezze, dolce, serena, sicura.
E poi?
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(by poetella)
E niente musica
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24 mercoledì Feb 2016
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in(figlio mio…)
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………………… Perché vedi, figlio mio, sarai pure un po’ “bizzarro”,
l’aveva predetto la dottoressa Di Falco, più di vent’anni fa, chissà se lavora ancora a Via dei Sabelli, dice, Certo, sarà magari un po’ bizzarro, da grande, ma… chi non lo è? Chissà se se n’è andata in pensione o sta ancora lì a valutare bambini e tirare le somme, alzare abbassare, sottrarre e dividere nel verdolino smunto delle stanze d’ospedale
………………… Perché vedi, figlio mio, sarai pure un po’ “bizzarro”,
che poi la parola bizzarro m’è sempre piaciuta, suona bene, quelle zz,
da piccola leggevo Il gioco di Mimosello e Mimosello era bizzarro pure lui.
Sarai pure un po’ bizzarro che c’hai quasi trent’anni e non hai
mai baciato una ragazza, e neanche un ragazzo, se per questo, per non parlare di, beh, che io all’età tua già…
ma lasciamo perdere, va’, che poi non è che c’ho guadagnato tanto
…………… Perché vedi, vedi figlio mio, tu sarai pure un po’ “bizzarro”,
niente lavoro, ma tanto quali sono i giovani, oggi, che gli piovono i meglio lavori in testa, che dove stanno mai ‘sti meglio lavori? Oggi.
……………… Insomma, sarai pure bizzarro, certo, chi dice di no, ma i tatuaggi e le creste ti fanno schifo e pure le cravatte a fiori sulle camicie a righe e i pantaloni col cavallo che struscia per terra che sembra che c’è un deposito di chissà che, là dentro. E pure le ragazze fanatiche. Ti fanno schifo.
E ti interessi di politica, sai chi sono Zenatello e Fleta, a parte Gigli e tutti quelli facili e poi disegni e, quando torno stanca morta da scuola mi fai trovare casa in ordine, l’aria cambiata, che non sopporto la puzza di chiuso e già apparecchiato per me e Se sei stanca i piatti li lavo io, dici.
Ché la lavastoviglie non ce l’abbiamo.
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(by poetella)
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31 domenica Gen 2016
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in17 sabato Ott 2015
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in25 sabato Lug 2015
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04 sabato Apr 2015
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17 venerdì Gen 2014
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in(foto di poetella)
Sai come sto?
Riesci a vedermi?
Scrivo. A sinistra una ciotolina di porcellana gialla
con un bordino verde. Noccioline.
Mangio noccioline. E scrivo.
Magari non si dovrebbe fare così.
Dice, la scrittura è una cosa seria.
Impegno, concentrazione. Fatica. Ricerca affannosa
che non si deve sospettare. Ché tutto deve apparire naturale, sciolto. acqua e sapone di Marsiglia. Dice. Gleen Gould che suona.
Non me ne frega niente, adesso.
Voglio scrivere e mangiare noccioline. Sentire come crocchiano
sotto i denti.
Mangiare e non pensare all’aria
densa di solitudine
e malinconia
che mi si appiccica ai vestiti, mi cola sugli occhi
m’impasta la bocca.
E non pensare al figlio
che ieri era un bel bambino
e non sapeva fare niente.
E oggi è un uomo di quasi due metri.
e non sa fare niente lo stesso.
E mi chiede ancora il permesso di prendere
una fetta di ciambellone.
Almeno è educato. Almeno. Sarò servita a qualcosa, no?
No. Non ci voglio pensare.
Voglio scrivere, mangiare noccioline
dalla bella ciotolina gialla col bordino verde
sai che mi piacciono gli oggetti belli, no?
Mangiare e pensare che fuori è notte
c’è una splendida luna piena piena
che non ha figli.
solo sorelle, lei. Luminose e tremanti.
Col loro spazio attorno, tanto spazio
col loro fulgido destino
segnato.
Con la loro morte
che non vedrò. E non saprò. E tu? dove sei.
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(by poetella)
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30 venerdì Nov 2012
(foto di poetella)
Quella avanti, un fagotto che piangeva in braccio, borsone a tracolla, passo da conquista dell’intero sistema e lui
Mammaaaaaaaaaaaaa! Non ci riesco a correreeeeeeee!
dietro, un po’ zoppicando, piccolo piccolo, sei, cinque, no, forse sei anni, come ci si può sentire soli a sei anni? E dopo? Quanta paura? E dopo? Zainetto con le cinghie della tracolla rotte tirato su con una manina piccola piccola, bianca bianca, strusciava ora sì ora no a terra, spalla sollevata. Tutto sbieco.
Mammaaaaaaaaaaaaa! Non ci riesco a correreeeeeeee!
Un grido di colibrì ferito, spaventato, implorante pietà, forse perdono. Perdono di che?
Lei, niente. Dritta sparata otto, poi nove, poi dieci, undici, dodici passi avanti. Neanche una volta a fermarsi, a girarsi. Dura. La ruota della vita che schiaccia i sogni.
Lui, l’angoscia. Lo stupore. La rivelazione d’impotenza. Perso, disperato. impaurito. L’impatto con la crudeltà del destino.
Mammaaaaaaaaaaaaa! Non ci riesco a correreeeeeeee!
Lo zainetto strusciato a terra, trainato, trascinato nel fango. Prime gocce di pioggia. Il passo un po’ più sostenuto, sempre zoppicando. Altre gocce. Tante gocce, grosse grosse.
Lei avanti. Sempre più avanti. Indifferente. Affaticata. Poi giù per la scalinata, tutta, poi le gambe sparite, la schiena sparita, la testa. Via. Svanita nel nulla, forse dietro il muro della metro. Dissolta. Ingoiata dal niente.
Lui, un orfano.
Mammaaaaaaaaaaaaa!
Non vedo i suoi occhi. Sono dietro, io. Sento solo quella sua voce. Gesso sulla lavagna.
Ecco. Smette di zoppicare. Accelera. Corre. Corre! Le scale. Sparisce dietro l’alto muro della metro.
Non lo vedo più.
Ma sicuramente, adesso sarà più grande. Mi consolo quando lo penso.
Di un po’, almeno.
O forse no.
Apro l’ombrello. Meglio. Lui non aveva ombrello.
…
…
…
(by poetella)
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