Ma sì, è possibile, sai?
Io l’ho fatto, una volta. Faceva i capricci. Piangeva.
Gocciolava tristezza come fosse un asciugamano viola non centrifugato.
In un giorno di forte umidità.
E non c’era niente da fare. Solo stare lì a guardarlo gocciolare.
Le mani troppo piccole per strizzare via tutto quel pianto.
Troppo stanche e piene di tagli.
Piene di togli. Piene di butta via.
Piene di segni e sogni sventatelli.
Ma sì, è possibile, sai?
Bisogna provarci. Te l’ho detto, cara. Io l’ho fatto una volta.
Era duro duro, incastrato in un dolore come in un pozzo scuro.
Le pareti scivolose. Senza appigli.
Duro duro, persa ogni elasticità. Scorticato dalla fatica.
Da tentativi di improgettabile fuga.
E non ce la facevo proprio più a guardare quello spettacolo.
Stagnante.
E allora sono fuggita.
Quando non puoi fare niente, che resti a fare?
Via! Il mondo è grande.
Via e lascialo lì quel cuore triste.
Lascialo lì da solo.
Ma sì, è possibile, sai?
Scappa via, amica mia.
Vatti a cercare un altro cuore in un’altra terra,
in un altro tempo.
In un nuovo sogno.
Sei giovane.
Vedrai.
Ce la farai!
Il mio cuore inchiodato qui ti manderà l’eco del suo battito. Augurale.
…
…
…
(by poetella)
(ad un’amica cara in fuga. Auguri, R.)
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