Quattro fette biscottate vestite di marmellata di fragole,
lucida lucida, rossa rossa, abbondantemente vestite, detesto l’avarizia d’azioni, di pensiero, d’amore, di sogni, quattro fette biscottate, una bella tazza di tè verde al gelsomino,
i 24 preludi di Shostacovich nell’aria che aumentano i profumi vari, li vaporano, li esasperano, li allungano e allargano e stringono e serrano e sparpagliano e condensano e frantumano e ricollegano all’armonia delle celesti rote.
Il fiore, unico, ultimo? della gardenia che sembra un cucciolo di magnolia.
L’azalea generosamente, imprevedibilmente (la prima volta che mi succede. Dice che c’è sempre una prima volta. Mica vero. O, per lo meno, non tutti possono dire d’averla avuta. La prima volta. Certi non ne hanno. Nessuna volta. Zero. Certi. Io no.
Stamattina mi sento una privilegiata. Non solo per l’azalea. Ovvio. Anche)
Dicevo, l’azalea magicamente, incredibilmente, abbondantemente rifiorita.
Raro che succeda. In casa. In vaso. Una fioritura di vivaio, poi… fine della corsa.
Si può rifiorire. Lo so. Adesso lo so. Si può sempre rifiorire?potrò ancora rifiorire?
Un’altra volta ancora?
Sei incontentabile, carina. Piantala e goditi questa, di fioritura.
E tu, ovviamente, sempre, da anni, ormai, anni e anni tu, in mente. Nella bellezza del tutto.
(sto ricordando il sogno di stanotte. Ti sogno di rado. Stanotte, sì)
Da ultimo, il sole che sorge oltre il palazzo di fronte.
E tutto il resto, silenzio.
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(by poetella)
Shostakovich – 24 preludi, op 34- n° 12- allegro ma non troppo.
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