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La tavola, dice. No, non mi ricordo.
Non lo so mica dove prendevamo la tavola. Camminano.
Aria proprio di primavera. Giacchetta rossa, lei. Camicia, pantaloni.
Lui maglione a collo alto, giacca. Se mi fai prendere freddo vedi, dice. E sorride.
Sorriso stampato, oggi.
Ma dove la prendevamo la tavola? Boh. I cuscinetti a sfera, quelli sì. Ce li dava il ferramenta. Compravamo. I soldi?
Cercavamo le bottiglie, te l’ho raccontato? dice. (difficile non le abbia raccontato qualcosa, in quarant’anni.)
Cercavamo bottiglie. Di vetro, sì. Le portavamo al supermercato. Tutte sporche. Quelli sorridevano e ci davano i soldi. (‘sta cosa delle bottiglie, in effetti. Forse sì, gliel’aveva raccontata. O forse no)
Mica tutte. Certe non (sposta un ramo di platano che gli dondola davanti) non andavano bene. Mica tutte. Quelle dell’acqua minerale, sì. Quelle della coca cola. Quelle delle birre, mi pare di sì. Quelle dell’aranciata, no.
Come dove? Le prendevamo dove le trovavamo. Nelle aiuole. Accanto ai bidoni della spazzatura. Fuori dei portoni. Tutte sporche. Tutte pasticciate. Piene di terra. ‘no schifo!
Raccoglievamo e portavamo al supermercato, dice. E quelli ci davano qualche soldo. Bastavano per comprare i cuscinetti a sfera.
Pure i giornaletti. Il ferramenta si prendeva i giornaletti e ci dava i cuscinetti.
Sorride. E snocciola nell’aria tiepida ricordi. Che galleggiano come farfallette.
C’è un venticello grato. Quasi una speranza. Una possibilità. Parrebbe.
Ogni tanto le prende la mano. Per attraversare. Poi continua a tenerla.
Chissà perché.
…
…
…
(by poetella)