(foto di poetella)
La senti? La senti questa musica?
Non trovi ti entri nella pelle, nel sangue? Non trovi che smuova la polvere del tempo? soffi su come un mantice a spazzare via ore e giorni e anni. Ti inviti alla danza.
Sono forse pazza se ti dico che vedo scendere un sipario su tutto questo mondo greve, volgare e chiassoso. Sì, se ascolto scende un sipario e oscura per poi rialzarsi, ecco, con un bel cambio di scena.
Com’era? Le dame i cavalier l’arme e gli amori.
Sì. Questo. Radure infiocchettate, stendardi e cavalli. Giochi, danze.
Cortesie cortesi di cortigiani gentili.
Sorrisi garbati. Fiori. Menestrelli e ore quiete nel fresco delle mura. Le mura! Ah, le mura!
Nostalgia delle mura in una città di muri. Ho nostalgia. Di mura.
Nostalgia di spazi immensi. Pietra. Velluti. Sete. Preziosità di mani operose, esperte. Senza vanagloria.
Un fare giudizioso e contratto. Esigente. Attenzione al minuto. Anche all’infinitamente piccolo. Senza errori.
E il tempo. tutto il tempo per un fare perfetto.
Cattedrali e mostri di pietra. Su, in alto. Precisi, magistrali, a farsi valutare solo dai piccioni.
La senti? La senti questa musica?
Non t’invita? Non senti i piedi che si muovono?
Guardami. Sto ballando nel mio sogno antico. Con grazia.
Dov’è oggi la grazia? C’è ancora chi cerca la grazia?
C’è ancora chi cerca la maestria? L’idea ardita? L’assoluta impeccabile esecuzione
Mi prende questa malinconia, questo struggimento, in questo mondo di pressappochismo, di dilettantismo scialbo, d’improvvisazione banale. Mi prende questa nostalgia di bellezza. Senza vanità.
Chi ha costruito, chi ha tessuto, chi ha dipinto, chi ha scolpito quelle meraviglie? Solo a Chartres
sono rimasti i nomi. Non serviva. Allora non serviva firmare. Lasciare scritto Sono io che l’ho fatto. Bastava il fare. Si doveva fare. E al meglio. Quello era il premio.
La ricompensa. Bastava. Senza cercare il plauso.
Che mi metto a pensare, oggi.
È la musica.
La senti? La senti questa musica?
Colpa della musica. Ecco. Sicuro.
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(by poetella)
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