Non mi voglio fare prendere dal vortice
dei forse, dei chissà, dei se poi, e se poi no. Non voglio fare il foglietto di carta che vola via, col vento, e gli si corre dietro e si posa e quasi lo prendi e vola ancora, volteggia, rallenta, eccolo, lo prendi. E no. Ancora no. Scappa di nuovo via. Nel vento.
Non mi voglio fare prendere dal vortice
del quando? del come? del vorrei, del chissà se potrò. Come un gomitolo di lana che ruzzola e si svolge il filo e lo prendi, no! Scappa via, in discesa, in salita, corre. Si srotola, si scioglie, si disfa. E l’insegui e s’aggroviglia e s’inceppa, s’arruffa. Svanisce nel nulla.
Non mi voglio fare prendere dal vortice
dei desideri che aumentano come la schiuma del latte sul fuoco e nessuno lo spegne se non lo spegnessi io, al momento giusto. Soffiandoci un po’.
Ho imparato. Credo d’aver imparato la forza del soffio. Come un sospiro, un respiro fuor d’acqua, uno starnuto scaccia polvere. Uno starnuto del cuore che si difende
dagli allergeni delle voglie.
Credo d’aver imparato.
Imparato l’attesa. E il non aspettare. Anche.
E tu! Tu amante. Ed io, io amante e anche figlia.
Che ascolta e s’accresce. Di te.
…
…
…
(by poetella)
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