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~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

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Archivi tag: ricordi di scuola

Come quando, dopo avermi…

07 domenica Feb 2016

Posted by poetella in poesia

≈ 2 commenti

Tag

amore, non esistono uomini come te, ricordi di scuola

ricetta-crostata-di-frutta(foto dal web… che allora… non scattai…)
.

.
Come quando, dopo avermi acceso
come un falò sulla spiaggia
un covone sulla collina
illuminata di lampi scapricciata di vento
dopo avermi cullata slanciata afferrata
protesa sollevata affondata
inabissata in un mare di voglia hai detto
– Adesso facciamo una pausa e
in cucina hai tirato fuori un trionfo di cubetti di frutta
rossa e arancio su un vassoio nero
due calici di rosso
coi piatti neri sulle tovagliette rosse
mentre fuori taceva la notte
e tutte le stelle.

E noi si sorrideva.
…
…
…

(by poetella)

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Che poi, appena uscita da scuola…

18 lunedì Feb 2013

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, diario, felicità, foto di poetella, musica, quasi racconti, ricordi di scuola

≈ 32 commenti

Tag

amore, ricordi di scuola

SAM_0116(foto di poetella)

 

 

Che poi, appena uscita da scuola, le due e cinque, un solicello!

Che gradevole sensazione. Libera, col solicello! Ed ero così contenta. Che all’ultima ora, la seconda D, un miracolo! Quell’esperimento, quello del giardino se fate i buoni, porca miseria, funziona!

Che ero entrata in classe, una baraonda, urla e confusione, e la prof della quinta ora che urlava pure lei, seduti! Zitti! Fermi! E quelli niente. Un fiume in piena. Le rapide. Scrosci di rumore e movimento. Urla da squartamento di capretti. Onde concentriche di mulinelli inconsulti.

Un anticipo di girone infernale, che, pure se non esiste, una vaga idea di come sarebbe se sì te la fai!.

Comunque entro. E mi vedono. Eccola, zitti! E zitti! Ma volete stare… e zittiiiiiiii! urlava qualcuno dei più saggi. E piano piano, che la collega intanto usciva, piano piano, era parecchio stupita di quella metamorfosi, piano piano, tutti zitti.

Tutti seduti, poi di nuovo in piedi a guardarmi. Certe faccette. Che la collega m’ha guardato e il viso era  di una che pensa ma come cacchio fai? E io, lo so io come faccio, pensavo.

Dagli  un obiettivo, ma che sia un obiettivo valido, no i soliti in negativo, tipo note, tipo sgridate, tipo ti mando dalla Preside, tipo telefono a casa tua…e quelli…

Ecco.

Insomma, una lezione, dall’una e cinque alle due, che mi pareva di stare all’Università.

Tutti attenti.

Poi, al lavoro. Tutti a disegnare. Che uno, verso la fine dell’ora, uno di quelli che non facevano mai un cacchio, di solito, solo confusione, quello mi fa Professorè, ho finito tutto e pure quei disegni dell’altra volta che  l’non avevo finiti.

Porca miseria!

Che qualcuno, prima, m’aveva chiesto Che possiamo sentire la musica con le cuffiette mentre disegniamo? Ma certo che potete! Disegnare con la musica è bello. Io mi metto sempre la musica a casa, mentre scrivo. Aiuta. Concilia.

 

Tutti co’ le cuffiette a sentirsi le loro musicacce, ma intanto disegnavano. Zitti e buoni. Che alla fine dell’ora ho messo a tutti una nota di merito da far firmare a casa, con la mia firma che se no a casa non ci credevano!

Fantastico!

Poi, esco e quel solicello.

Ma chi sta meglio di me, ad aspettare il 444 che  mi riporti a casa, morta di fame e contenta.

Contentissima, così contenta che, a un certo punto, mentre sull’auto leggevo il libro che mi porto sempre dietro, per quando sto sul’auto che se no mi scoccio, insomma, mentre leggevo quel libro delizioso, spassoso, rilassante ero così contenta che ho pensato, e mentre lo pensavo mi sa che ho fatto Ammazza! Insomma, ho pensato che era più di un’ora e mezza che non pensavo a te.

Capisci?

Bell’affare, no?

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Arcangelo Corelli. Opera Terza. Sonata II in Re maggiore

 

 

 

 

.

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Stava pensando a Marco, da un po’…

05 venerdì Ott 2012

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, biografia..., consapevolezza, crescere con l'amore, le cose importanti, poesia, ricordi di scuola, speranza

≈ 10 commenti

Tag

amore, luce, professoressa, ragazzi difficili, ricordi di scuola

(foto dal web)

 

Stava pensando a Marco, da un po’.

E le veniva proprio da sorridere. Finalmente.

Raro che pensando a Marco sorridesse. Almeno fino adesso.

Marco sempre agitato. Marco col coltellino, con l’accendino, con le sigarette in tasca. E lo zaino vuoto. Sempre vuoto come il futuro senza speranze. Marco col padre all’estero.

Che invece all’estero non c’era stato mai.

Forse nemmeno fuori dal quartiere. In quegli ultimi anni.

Solo un po’ fuori. Quartiere confinante. Con le sbarre alle finestre.

Marco che voleva andare al bagno. Marco che voleva scendere a fare fotocopie. Marco che voleva andare a riprendere la felpa in palestra. Che voleva cercare la professoressa di Musica.

Che voleva chiamare a casa.

Marco che fuori, via, basta che non stava in classe.

Ché in classe si annoiava. Faceva casino. Strillava. Ruggiva. Bestemmiava.

Marco che, professorè, s’è addormentato! Lo lasciamo dormire, così non rompe?

Stava pensando a Marco, da un po’.

 

Marco che Non mi va. Non so’ capace. Marco che Ma che voi da me?

Marco che Il libro non ce l’ho.

Il righello non ce l’ho.

Marco che balla, che canta e non è l’ora di Musica. Che legge forte il Corriere dello Sport, col libro di Tecnologia  del compagno aperto davanti.

Marco che s’arrampica sui banchi. Che si siede con la sedia a rovescio come all’osteria.

 

Stava pensando a Marco, da un po’.

Marco che quella mattina la stava aspettando davanti alla classe, con gli occhi accesi come di fronte ai regali di Natale che non riceveva mai, l’aspettava tenendo la maniglia della porta e dondolava come su una giostrina  alla festa del quartiere, allegro, sveglio.

In attesa.

E quando se l’era trovato a tiro di voce Lo finiamo il lavoro dell’altra volta, professorè?

No! Ne facciamo uno nuovo!

Che, l’altra volta, seduto al computer, con lei vicina, aveva fatto un capolavoro!

Ma sì che sei capace. No, professorè. Ma ti dico di sì. Così, così e così. E poi così. Vedi? Così.

Era stato capace, invece, mentre gli altri disegnavano sui loro fogli. Un po’ invidiosi. Che gli piaceva che gli altri fossero invidiosi. Come gli piaceva!

Lui, la stessa cosa dei compagni, al pc. Solo lui.

E lei vicina, che Sei brava, professorè. Cacchio! Anvedi  quante cose sai fa’!

 

Era stata brava sì!

Oppure, solo una botta di fortuna. Non lo sapeva.

Ma a Marco che gliene fregava!

Lui, adesso l’aspettava, ché con lei si divertiva.

Ché adesso era diventato bravo! Per adesso solo con lei, ma…

…

..

…

(by poetella)

 

 

John Cage  – Dream

 

 

 

.

 

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