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Poetella's Blog

~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

Poetella's Blog

Archivi della categoria: biografia…

mi domandavo, oggi…

11 martedì Mar 2014

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, Bellezza, biografia..., bisogno d'amore, paura della solitudine, sorelle gemelle

≈ 10 commenti

Tag

amore, bellezza, crescere, dedicato a mia sorella, la solitudine ci fa paura?, Ricordi, sono nata 15 minuti prima di lei, sorelle gemelle

feti-gemelli(foto dal web)

qui la voce di poetella

Quando sarà cominciato?

Che poi, chiederselo. A che serve? Risposte negate. Impossibilitate  conoscenze. Troppo stretto, un pertugio con la lucina in fondo, lo spazio del sapere. Comunque, camminare e domandarsi. Camminare e tentare di rispondersi. Non si cammina mai troppo, non trovate?

Dunque, anche stamattina. E chi se ne frega del traffico. Io vado a piedi. La Tiburtina, guardala là, di mattina.

Però ci sono i pini, le acacie, i piccoli ciuffi di papaveri  da guardare. Le nuvole. Ma che stavo dicendo?   Ah, ecco, quando sarà cominciato. Da dove questa fame, questa voracità d’amore, di riconoscimenti, di attenzioni, di approvazioni, d’attestazioni scritte e cantate di merito. Di sfide, di superamenti. Da quando? Forse da quella prima volta? 

Da quel misterioso, angoscioso senso di perdita, d’inspiegabile privazione (e cosa avrà provato la bambina senza le parole per dirselo, per chiarirselo) senza più quel bum bum bum di piccolo qualcosa veloce che scandiva l’annacquato, fluido tempo in duetto con quell’altro bum bum bum più lento, più calmo, più mutevole nel buio di strani riflessi (bluastri? Rossastri?) e trasparenze, prima che le idee, idee, prima che le parole, parole, prima che i colori, i suoni, l’accecante molteplicità delle forme.

Prima che la conoscenza, l’esperienza, gli sbagli.

Forse sarà stato quel sentirsi tutto quel vuoto attorno, addosso, tutto quello spazio fresco, era settembre, che lei lo sapesse o no e non lo sapeva, non sapeva ancora niente, o forse sì, ma non sa adesso cosa sapesse, senza più quel qualcosa appiccicato alla vita, all’essere, che si muoveva, pulsava, piccoli suoni, piccoli contatti, aderenze. (sicurezze?)                                                                                                          Senza più quel qualcosa senza nome, senza volto, senza forma se non quella percepita come un resto di sé oltre quell’elastico velo, con quel piccolo bum bum bum,

e poi un qualcosa, un evento, un accadimento nuovo, spintoni, strattoni, rumori, dolore e poi più niente. No, niente. Diverso.  Forte. Sconosciuto.

Sarà stato quel terribile quarto d’ora, quanto? Dieci minuti, dice un quarto d’ora. Dice

– C’è n’è un’altra, signora bella. E la donna

– Un’altra? Perché una è già? Posso avere un goccetto di Cognac, Madre? E la suora

– Ma veramente non saprei. Posso, dottore? e il dottore

– Ma sì. Ce l’abbiamo, no? Glielo dia.

Quel quarto d’ora nel vuoto duro senza voce, senza  quasi respiro, in attesa, quasi morta. In attesa che un altro pianto, il pianto di quell’altra cosa, quel prolungamento strappato, quel pianto di anche lei. Finalmente nel mondo.

E poi piangere insieme.  Di nuovo.

Sarà stato quello a…?

Si può mai fare niente per cancellare, filtrare, comprendere, accettare, assimilare, reinterpretare quel primo quarto d’ora? Si riempirà mai quella mia solitudine infinita di quel primo quarto d’ora per la prima e non ultima volta  senza te, sorella mia?   

E comunque, cambiando discorso e destinatario del pensiero…

Quante volte hai pensato a me, oggi, tu, amore mio, visto che domani… noi…

…

…

…

(by poetella)

Brahms  Lullaby

 

 

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È caduta. Vestita da fragoletta…

17 lunedì Feb 2014

Posted by poetella in allegria!, amore?, basta!, biografia..., consapevolezza, cosa sarà di noi?, diario, fine di un amore, indipendenza, malinconia, mi manchi, piangere, poesia, stanchezza, vecchiaia

≈ 8 commenti

Tag

amore, nostalgia, piangere, tristezza, vecchiaia

fragola

(foto dal web)

 

 

È caduta. Vestita da fragoletta.

Con le calze bianche e un vestitino rosso di pannolenci. O di pile

non ho visto bene, tutto a pallini neri. Applicati.

E una fragola in testa. Un cappellino. Con le foglioline verdi di qua e di là.

Punto.

 

È caduta. Avrà avuto un paio d’anni.

Le calze bianche tutte sporcate.

Le guardava. La faccetta, in un attimo, affogata di lacrime.

Senza consolazione.

Neanche la mamma buona a calmarla.

La sentivo piangere anche dopo averla superata di più di venti passi.

O metri.

O giorni. O anni.

A gran voce.

 

Io non piango.

Io non sono caduta.

Non è caduto nessuno.

Chiudiamola lì.

…

…

…

(by poetella)

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Dovremo aspettare …

30 lunedì Dic 2013

Posted by poetella in anima, atmosfere magice, attesa, basta!, Bellezza che salva, biografia..., cose consolanti, cose faticose, desideri..., diario, foto di poetella, indipendenza, J.S:Bach, le cose importanti, libertà, musica, non ne posso più, poesia, un po' di tempo per me

≈ 18 commenti

Tag

attesa, J.S.Bach, musica, poesia, silenzio, sto bene

20131103_105454(foto di poetella)

 

Qui la voce di poetella

 

 

Dovremo aspettare le ore piccoline

e che le posate siano tutte nel cassetto

ben asciugate e lucidate

e che fuori smetta di piovere oppure no

che tanto

non si sentirà rumore qua dentro

con queste finestre sigillate che tengono fuori freddo e notte

 

gioia delle muffe

che dai a ripulire

dai a ripitturare. Questa casa  che è tutta una muffa

che lo diceva Cetto: I funghi ci sopravviveranno.

Come chi era Cetto? Lo so io. E lo sanno anche i fungaioli.

Ma lasciamo perdere che perdiamo il filo.

 

Dovremo aspettare le ore piccoline, dicevo

e che si cominci a sentir russare di là per mettere

piano piano

un po’ di buona musica, di quella che ti consola

di quella che ti dimentichi del dammi e del dimmi e del fammi

di quella che dentro la stanza c’è  un roteare d’astri

azzurrini

crome e biscrome e chiavi di violino

e chiavi di porte segrete

con dentro parole tutte in fila

scartate come caramelle pronte per essere succhiate

sciolte assaporate. Gustate sorridendo.

Con la testa reclinata un po’ indietro e i capelli che diventano più lunghi

 

E i minuti che diventano più lunghi

Proprietà privata, cancello sigillato da dentro.

E guai a chi tenterà di…

via! Pussa via! Questo posto adesso è mio. Dirò. Ok?

…

…

…

(by poetella)

.

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Prima, fino a poco tempo fa…

27 mercoledì Nov 2013

Posted by poetella in amore?, antiquariato, assenza prersenza, Bellezza che salva, biografia..., foto di poetella, Le vite del Vasari., libri antichi, morire d'amore, pensieri sparsi, poesia

≈ 20 commenti

Tag

Giorgio Vasari, Luigi Filippo, Luigi XVI

il leggio(foto di poetella)

 

Qui la voce di poetella

 

 

 

Prima, fino a poco tempo  fa

un altro libro sul leggio Luigi XVI. Sul cassettone davanti al letto.

Adesso no. Non più.

Adesso uno, che non me ne frega niente. Dice, antico! ‘700!

Con le stampine tutte carine. Perfetto stato di conservazione. Carta pregiata.

C’è quello, adesso.

Sul leggio Luigi XVI.  Davanti al letto.

 

Ma io ripenso a quello di prima, finito dietro a qualche altro, nella credenzina Luigi Filippo, che non nasce libreria, che ne so come nasce, forse verticalina espositrice.

Per porcellane, argenti, avori, piatti, zuppiere, caraffe, cristalli,

e statuette e tazze e caffettiere e teiere e salsiere

che ne so per cosa nasce, ma libri, libri, no.

Troppo profonda per contenere le profondità dei libri

poco ingombranti che tanto riempiono il petto e il cuore e gli occhi e pure le mani

Ché quando ce l’hai tra le mani è come averci il mondo

(ok, questa è banale, ma, via!)

E lì, allora, i libri ci stanno in due, in tre, pure in quattro file se sono piccoli, sovrapposti, affastellati, che dai a mettere a posto. Dai a catalogare.

Che io non li vedo e me li scordo pure

Te le dimentichi le cose belle se non le vedi più. O no?

E ogni tanto, allora, prendo la torcetta, ché c’è pure poca luce, lì, e cerco, sposto, sfilo, scruto.

Scopro tesori dimenticati

Come un’archeologa.

 

E penso, ma guarda te se una ci deve avere una libreria così. Porca miseria.

E dev’essere finito lì dentro quel libro. Che l’avevo comprato a 16 anni, coi soldi miei, da Maraldi,

c’è ancora Maraldi? Mi sa di sì, Le vite de’più eccellenti pittori, scultori ed architetti, di Giorgio Vasari, era.

Come l’amavo!

Un’edizione del ‘879, il mio primo libro “antico”, malconcio, ma leggibile.

E me lo tenevo lì, sul leggio Luigi XVI, davanti al letto.

 

Che ogni volta che ci passavo davanti, aperto sulla vita di Leonardo, me lo guardavo di sguincio e leggevo…

“LIONARDO DA VINCI

Pittore e Scultore Fiorentino

Grandissimi doni si veggono piovere da gli influssi

celesti ne’ corpi umani molte volte naturalmente; e so-

pra naturali talvolta strabocchevolmente accozzarsi in

un corpo solo bellezza, grazia e virtú, in una maniera

che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua azzione è

tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gli altri uomini,

manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è)

largita da Dio, e non acquistata per arte umana. Questo

lo videro gli uomini in Lionardo da Vinci, nel quale ol-

tra la bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era

la grazia piú che infinita in qualunque sua azzione; e tan-

ta e sí fatta poi la virtú, che dovunque lo animo volse

nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute. La

forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza, l’ani-

mo e ’l valore sempre regio e magnanimo…”

…leggevo. E pensavo a te. Che sei così. Ma ancora più bello.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

.

 

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Poche parole, oggi…

15 martedì Ott 2013

Posted by poetella in amore?, anima, atmosfere magice, Bellezza che salva, biografia..., cose consolanti, cose piacevoli, emozione, felicità, foto di poetella, le cose importanti, passione, Scriabin

≈ 15 commenti

dalla finstra(foto di poetella)

 

 qui la voce di poetella

Poche parole, oggi

e chi lo dice che servono le parole

il colore, il suono delle parole il sapore

 

chi lo dice che si deve spiegare misurare

definire indagare raccontare confessare

scavare

analizzare ritrattare confermare.

 

Per quanto mi riguarda mi sono bastati quei tuoi occhi di celeste dipinto

e le mani e i capelli mischiati, i tuoi, i miei

e il resto, oggi. Ovvio.

Che poi, Anima bella! hai detto. E qualche altra cosa che non scrivo.

Me la tengo per me..

 

Lo sai?Abbiamo composto il nostro poema più bello.  D’amore. Oggi,

 

quasi, quasi completamente in silenzio.

…

…

…

(by poetella)

Gilels plays Scriabin  Etude op.2 no. 1

 

 

 

 

 

 

 

.

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Curioso come m’ostini …

23 martedì Lug 2013

Posted by poetella in attesa, biografia..., consapevolezza, crescere con l'amore, desideri..., diario, foto di poetella, il nodo Nord, indipendenza, nuvole

≈ 13 commenti

img_4839ridotta(foto di poetella)

 

 

Ascolta poetella

 

 

Curioso come m’ostini a credere, a lasciarmi convincere d’essere sulla buona strada verso quel richiamo, indubbiamente forte, impellente, certo, quel richiamo ad andare a testa bassa verso il mio Nodo Nord.

In  Acquario.

Ancora?

Sì, sì, ancora quell’indicazione. Quella direzione di marcia.

 

Curioso come m’ostini a crederlo connaturato, fortemente strutturato, dentro, solo da rivelare, da assecondare, da prediligere come l’unica via. L’unica possibile salvezza.

Come se ci possa essere una salvezza.

Che poi, salvezza da che?

Ma sì, lo so da che.

 

Comunque è indubbio che gran parte della strada io l’abbia fatta.

Siamo più distaccati. Più leggeri.

Siamo più ariosi. Vaporosi.

 

Eppure ci sono istanti, solo istanti, magari minuti, ecco, ma niente di più, in cui ancora vorremmo tenere, serrare, stringere, accumulare, possedere e verificare ogni momento il possesso.

Ogni momento aprire il forziere e guardarci dentro.

 

Ma l’ho detto, sono istanti. Minuti, magari. Al massimo, ore…

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

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Se non fosse…

19 venerdì Lug 2013

Posted by poetella in amore clandestino, assenza prersenza, atmosfere magice, attesa, Bellezza che salva, biografia..., consapevolezza, foto di poetella, poesia

≈ 8 commenti

Tag

fossile, la vita, vento

SAM_1060

(foto di poetella)

Ascolta poetella

.

Se non fosse

che come un suono

un vento

 

i pensieri attraversati da

[intanto ripetere piccoli gesti

mansioni note

ingenui inganni]

Non ferisce nel suo viaggio

non spacca, non muta

il mondo

la nota

solo smuove un po’

fa vibrare

 

Se non fosse che di te

mi trema tutta la rete dei progetti

trema e s’assesta attorno

la scaglio avanti – ridisegno – rileggo

intrecci e luci e percorsi

Sedimento traguardi

 

Se non fosse

Se non fosse per

me ne starei probabilmente

immota

come un fossile che ha dimenticato

 

Che non sa più la vita

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

 

.

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Camminare, al mattino…

12 mercoledì Giu 2013

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, Bellezza che salva, biografia..., camminare guardando, consapevolezza, crescere con l'amore, emozione, foto di poetella, pensieri sparsi

≈ 24 commenti

Tag

e l amore, il cielo

stamattina(foto di poetella)

 

 

Ascolta poetella

 

 

 

Camminare, al mattino, per masticare, digerire, assimilare

se stessa. Come quando, da bimba, leggeva Andersen e capiva la fatica, la conquista, l’onore.

 

(cosa stava pensando del cielo? Vedremo dopo, dai)

 

Come quando, da ragazzina leggeva Hemingway, e scopriva la gloria, la lotta e l’amore. L’amore!

Come poi, crescendo aveva cercato l’eleganza in Proust, e la bellezza in Mann, la sensualità in Gide. Il rigore. Il rigore in Pavese e la sua musica triste.

 

E se stessa in tutti. In tutti gli altri. Masticati, digeriti, assimilati.

 

(ma cosa stava pensando del cielo? Vedremo dopo, dai. Dopo)

 

Camminare, al mattino, per masticare, digerire, assimilare

se stessa. Ignorando rumori e presenze. Passo veloce e naso all’aria. Occhi alla strada, e a quei piccoli ciuffi di papaveri. Ai fiori di malva. Alle margherite. Occhi dentro di sé per conoscersi. Meglio. Sempre meglio. Occhi al cielo. Ecco. Il cielo!

 

(prima o poi inciamperà in qualcosa con questo guardare il cielo)

 

Il cielo! Quel cielo che davvero sembrava uno di quelli di quando era piccola, con quell’arietta tiepida di giugno. Quei giugno che non si soffocava, come questo, che non si soffoca, è dolce, un bel giugno, e si poteva giocare, allora, e ora? e lei giocava nel cortile della casa, coi bambini e le bambine. Senza conoscere caldo e noia.

Giocava ed era un volta corsaro, una volta fatina. Ma quello che le piaceva di più era essere Boka, il Capo! E condurre i giochi. E le battaglie.

Quante altre battaglie, poi. Non  sempre da Boka.

Ma sempre impavida, lei.

(ma non era questo che stava pensando del cielo)

 

Pensava, come sempre, guardando il cielo, Guarda!

Guarda i tuoi occhi come sono larghi e come mi osservano 

 

dolci e lieti, anche se non ci sei!

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

 

 

 

.

 

 

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E quindi ancora e sempre conserviamo…

05 mercoledì Giu 2013

Posted by poetella in a scuola, attesa, biografia..., crescere con l'amore, foto di poetella, le cose importanti, musica, Musica Antiqua, poesia, vecchiaia

≈ 25 commenti

Tag

fiocco rosa, fotina, raso

la mia rosellina per te...(foto di poetella)

 

 

 

 

E quindi ancora e sempre conserviamo

quell’immagine di noi, dentro, e attorno e avanti e il tempo non la consuma, i suoi piccoli dispettosi disegni articolati in lineette, in curve, in assenze, in aggiunte e sostituzioni. Ancora conserviamo gli stupori, i sobbalzi, le piccole astuzie di quando…

[quando non ti trucchi sembri da piccola, in quella foto, diceva suo figlio]

 

Sì, quella foto, quella col grembiulino nero e il fiocco rosa, che tutte bianco, e lei e sua sorella rosa, ché le suore avevano detto che sì, la mamma poteva, rosa. Si faceva un’eccezione, per lei, signora.

Quella foto con  lo sguardo così fiero e dietro lo sguardo fiero la paura, no, non la paura, mai paura lei [mai, poi, dai, esagerata!].  Dico meglio. Mai a far vedere d’avere paura, lei. Ecco.

 

[quando non ti trucchi sembri da piccola, in quella foto, diceva suo figlio]

 

Quella foto, seduta nella poltrona del salotto nuovo, di raso con quelle rose, quelle rose! Mica ci si poteva sedere senza il lenzuolo sopra! Ma per la foto, sì.

– Attenta, stai buona, eh? Ti sei lavata le manine?

Seduta composta, solo il vezzo della gamba flessa sull’altra,

– …Sempre fanatica, diceva suo figlio

solo il vezzo della mano a sorreggere il viso [il viso?]

 

Cosa pesa sul cuore di una bambina così piccola,

al suo primo giorno di scuola, o quasi il primo, non ricordo, poi non ha importanza, no? Una bambina che vuole sembrare…vuole sembrare.

 

C’è un’immagine nel suo cuore, c’è un’immaginetta che le fa da specchio. E lei l’aggiusta, la lucida, ci si guarda e riguarda e la sistema, ci leva via il vapore che le viene su dal troppo, dall’infocata sorgente di luce che le consuma [o le alimenta?] il  sognare forsennato.

C’è un’immagine di sé ancora non ben delineata, la dentro, come una fotina sbiadita, ma no perché antica, no. Perché sta venendo su, si sta formando. Sta prendendo forma nell’acido dei giorni.

 

[quando non ti trucchi sembri da piccola, in quella foto, diceva suo figlio]

 

E quindi ancora e sempre conserviamo

quell’immagine di noi, dentro, e attorno e avanti e il tempo non la consuma, i suoi piccoli dispettosi disegni articolati in lineette, in curve, in assenze, in aggiunte e sostituzioni. Ancora conserviamo gli stupori, i sobbalzi, le piccole astuzie di quando…

 

Quando qualcosa se la porterà via, anche noi, via! Ma…

 

Ma no. Niente se la porterà via, mai. Credo di no.

…

…

…

(by poetella)

 

O rosa bella – ballata (1480)

(e scusate se mi ripeto…ma oggi questa musica…beh…)

.

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Quando sarà cominciato?

28 martedì Mag 2013

Posted by poetella in archetipi, biografia..., consapevolezza, crescere con l'amore, le cose importanti, poesia, sorelle gemelle

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Tag

colori, conoscenza, prima volta, suoni

feti-gemelli(foto dal web)

 

 

 

Quando sarà cominciato?

Che poi, chiederselo. A che serve? Risposte negate. Impossibilitate  conoscenze.

Troppo stretto, un pertugio con la lucina in fondo, lo spazio del sapere.

 

Comunque, camminare e domandarsi. Camminare e tentare di rispondersi. Non si cammina mai troppo, non trovate?

Dunque, anche stamattina.

E chi se ne frega del traffico. Io vado a piedi. La Tiburtina, guardala là, di mattina.

Però ci sono i pini, le acacie, i piccoli ciuffi di papaveri  da guardare. Le nuvole. Ma che stavo dicendo?

Ah, ecco, quando sarà cominciato. Da dove questa fame, questa voracità d’amore, di riconoscimenti, di attenzioni, di approvazioni, d’attestazioni scritte e cantate di merito. Di sfide, di superamenti. Da quando?

 

Forse da quella prima volta?

Da quel misterioso, angoscioso senso di perdita, d’inspiegabile privazione (e cosa avrà provato la bambina senza le parole per dirselo, per chiarirselo) senza più quel bum bum bum di piccolo qualcosa veloce che scandiva l’annacquato, fluido tempo in duetto con quell’altro bum bum bum più lento, più calmo, più mutevole nel buio di strani riflessi (bluastri? Rossastri?) e trasparenze, prima che le idee,

idee,

prima che le parole,

parole,

prima che i colori, i suoni,l’accecante molteplicità delle forme.

Prima che la conoscenza, l’esperienza, gli sbagli.

 

Forse sarà stato quel sentirsi tutto quel vuoto attorno, addosso, tutto quello spazio fresco, era settembre, che lei lo sapesse o no e non lo sapeva, non sapeva ancora niente, o forse sì, ma non sa adesso cosa sapesse, senza più quel qualcosa appiccicato alla vita, all’essere, che si muoveva, pulsava, piccoli suoni, piccoli contatti, aderenze. (sicurezze?)

Senza più quel qualcosa senza nome, senza volto, senza forma se non quella percepita come un resto di sé oltre quell’elastico velo, con quel piccolo bum bum bum,

 

e poi un qualcosa, un evento, un accadimento nuovo, spintoni, strattoni, rumori, dolore e poi più niente. No, niente. Diverso.

Forte. Sconosciuto.

 

Sarà stato quel terribile quarto d’ora, quanto? Dieci minuti, dice un quarto d’ora. Dice

– C’è n’è un’altra, signora bella. E la donna

– Un’altra? Perché una è già? Posso avere un goccetto di Cognac, Madre? E la suora

– Ma veramente non saprei. Posso, dottore? e il dottore

– Ma sì. Ce l’abbiamo, no? Glielo dia.

 

Quel quarto d’ora nel vuoto duro senza voce, senza  quasi respiro, in attesa, quasi morta. In attesa che un altro pianto, il pianto di quell’altra cosa, quel prolungamento strappato, quel pianto di anche lei. Finalmente nel mondo.

E poi piangere insieme.  Di nuovo.

 

Sarà stato quello a…?

Si può mai fare niente per cancellare, filtrare, comprendere, accettare, assimilare, reinterpretare quel primo quarto d’ora?

 

Si riempirà mai quella mia solitudine infinita di quel primo quarto d’ora per la prima e non ultima volta  senza te, sorella mia?   

 

E comunque, cambiando discorso e destinatario del pensiero…

Quante volte hai pensato a me, oggi, tu, amore mio, visto che domani…

…

…

…

(by poetella)

Brahms  Lullaby

 

 

 

 

.

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Ci salvi la Bellezza!

14 martedì Mag 2013

Posted by poetella in basta!, Bellezza che salva, biografia..., consapevolezza, diario, foto di poetella, libertà, malinconia, nonni, nostalgia

≈ 19 commenti

Tag

bambina, tutta la vita

gerani e begonie 2

(foto di poetella)

Ci salvi la Bellezza!

 

 

 

Che c’entrava, adesso. Le era venuto in mente.

Mentre usciva vapore caldo dall’inalatore termale.

Non c’era nesso apparente. O sì? Una bambina che sonnecchiava in un letto grande, non suo.

E, dalla cucina, rumori sommessi in un brodo di silenzio.

Tramestio. Luce filtrata dalle persiane chiuse. Profumo di cera per mobili. Lenzuola di lino spesso. Ricamate.

Da sua nonna.

 

E non alzarsi. Che tanto era vacanza. E c’era tutta la vita, ancora, davanti. Allora c’era.

Una pagina tutta bianca. O no?

Forse che già le tracce di quello che si sarebbe scritto erano stabilite?

Non si scappa?

Forse che non si sarebbe potuto fare niente per deviare, guidare, tracciare  diversamente?

Si sarebbe fatto, se ci fosse stata la possibilità.

Non si fa che quello che è possibile. Pare. No? E, o è possibile, o non è possibile. Inutile startici a.

 

Ancora non poteva alzarsi. Neanche adesso. Doveva finire l’inalazione di vapori sulfo-balsamici.

Le liberavano il naso. Le schiarivano le idee. O gliele annebbiavano.

Affidiamo al vapore tutta la vita. Cancelliamo  tutti gli anni.

Via i passi falsi. Via le false risposte. E le domande retoriche.

Riscriviamo tutto. Cambiamo i personaggi. Sostituiamo i ruoli. 

Un nuovo progetto l’avrei.

Ridisegniamo le mappe.

Anche la pianta di casa. Anche i segni dei passi.

Anche la distribuzione dei mobili. La ridondanza dei mobili.

E degli oggetti che levavano l’aria. E non riempiono i vuoti.

T’accerchiano, t’assediano, ti stringono, t’intrappolano. E lui che compra e compra e compra e compra. Beata te! Figurati se.

 

La casa di nonna era semivuota.

Solo l’indispensabile.

Cos’è indispensabile?

 

Il silenzio, per esempio. Ché questo inalatore fa troppo rumore. Tortura le orecchie già abbastanza torturate. Dev’essere qualche strano transito in cielo.

 

Ma le scoppiava una rabbia, come un bubbone maturo.

 

E, Che c’è a cena?

E, Mi dai, mi fai, mi levi, mi lavi, mi stiri, mi metti, mi compri. Mi telefoni a. mi vedi se.

L’hai preso l’Armolipid in farmacia? E l’Arvenum?

E, Avrei tanta voglia di fare l’amore. Io no (non con te, comunque).

Ma, pagato il condominio? Mi prendi il giornale, già che esci?

Fan culo!

 

E non si può scappare. Oggi, per lo meno, no. Devo fare l’inalazione. Almeno quindici sedute.

Poi, poi, ci sarà qualcos’altro a tendere trappole.

Contaci, bella mia. Non sei di quelle che mollano le zavorre. E neanche bucano il pallone.

 

Ok, ok. però, qualche volta, pure tu, libera, voli. Sicuro. Sì, sicuro.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Brahms’Lullaby

 

 

 

 

 

 

.

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Sono molto preoccupata. Sì…

29 lunedì Apr 2013

Posted by poetella in biografia..., comunicazione di servizio, consapevolezza, diario, foto di poetella, le cose importanti, malinconia, pensieri sparsi, sigaretta

≈ 19 commenti

Tag

john cage

SAM_0782

(foto di poetella)

Sono molto preoccupata. Sì.

Decisamente, vistosamente preoccupata. Direi quasi, se non apparisse eccessivo, attanagliata dalla preoccupazione.

Ora, io, tendenzialmente, cerco sempre di lasciar correre, di farmene una ragione.

Cerco sempre di minimizzare. Ché ce n’è già tanti che invece cedono, s’ingarbugliano, s’esaltano delle/dalle/con le preoccupazioni.

Se ne fanno quasi, posso? una ragione di vita.

 

Io, in genere, no.

Ma stavolta non riesco. Non posso uscirne.

Non me ne libero. Non scrollo via. Non faccio marameo.

Mi distraggo, certo. Inseguo pensieri positivi, se ne trovano, ogni tanto, no?

Vago tra faccende e faccenduole di poco conto.

Vado, faccio, vedo, annoto. Considero. Seleziono. Studio. Scelgo. Scarto.

Ma…

Ma torna su. Si ripresenta. S’allarga in petto come una macchia velenosa.

Un mostro famelico. Un nemico forte, agguerrito. Competente d’armi.

E crollo. Mi deprimo. Mi spavento.

Cosa?

Qual è il punto?

 

Semplice.

Pare, e dico pare, che non riesca più, ok, quasi più, a scrivere.

Ecco.

Questo il punto. O i puntini. Fumiamo, va…

…

…

…

(by poetella)

 

John Cage  – Dream.

 

 

 

 

 

 

.

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Dolcemente fingo. Ci vuole….

31 domenica Mar 2013

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, biografia..., diario, emozione, figli, foto mie..., padri e figli, papà

≈ 4 commenti

Tag

amore, auguri, festa, papà, poesia

papà a 19 anni

(il papà di poetella a 19 anni)

 

 

Dolcemente fingo. Ci vuole.

Racconta, papà.

Dondolo tra  un Davvero? E un Bella storia! Il destino. È  stato il destino, dico. Sorrido. Sorridi e sei ancora così bello.

Fingo di non sapere di come hai conosciuto mamma

E di cosa le hai detto.

Mille e mille volte ripeschi nei ricordi.

La tua vita se ne va all’indietro.

 

Come sei stato furbo, dico.

Come eri bello!

E tu racconti, racconti.

Ti brillano le luci dell’Africa negli occhi.

Eravate 100.000 a Zonderwater.

Qualcuno sarà ancora vivo?

Nessuno come te, però, papà. Vuoi un altro po’ di arrosto?

 

E sorridi e sorrido

E Cosa hai fatto al dito, dici.

L’artrosi, dico io.

Come me, dici tu.

 

Papà. Quanto ho aspettato quel tuo Come me. Sapessi.

 

Bella festa, oggi. Sì.

 

Bella festa. E ancora auguri, papà mio.

…

…

…

(by poetella)

Sidney Bechet – Petite feur

 

 

 

 

 

 

 

 

.

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Certo, ne ho scritte parecchie di…

29 venerdì Mar 2013

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, attesa, Bellezza che salva, biografia..., consapevolezza, crescere con l'amore, Debussy, foto di poetella, inverno, le cose importanti, musica, notturno, poesia, vecchiaia

≈ 8 commenti

Tag

amore, claude debussy, fotografia, musica, poesia, Ricordi, ti ricordi

SAM_0008

(foto di poetella)

 

Certo, ne ho scritte parecchie di poesie

d’amore. A cercare scuse per sognare e sognarne

a cercare scuse per farlo più mio.

 

Che  come negare che a volte, non sempre

a volte mi prende come una paura che si secchi l’idea

che s’asciughi la parlantina

prima o poi con l’andare dei giorni

 

Con l’andare del grigio contrastato

dai colori fluidi della mia parrucchiera esperta

e sapiente.

Ma in fondo, che paura c’è, dico io

se non quella d’apparire ridicoli, forse

a stare a giocherellare raccontare trafficare

con quelle parole d’amore

 

prima d’appallottolarle e gettarle

nel cestino della memoria

ormai la parte imparata per bene senza bisogno di voci

a suggerire

facendo un bell’Eh… sapessi,

un tempo, io…io…

Ci sarà mai un ultimo verso? Dimmelo.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Claude Debussy – En Bateau.

 

 

 

 

 

 

 

.

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Ovviamente, non è perché c’è così tanto tempo…

14 giovedì Mar 2013

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, attesa, biografia..., Cèline- Viagio al termine della notte, consapevolezza, crescere con l'amore, foto di poetella, J.S:Bach, malattia, pazienza, poesia

≈ 16 commenti

Tag

amore, attesa, J.S.Bach, musica, poesia, preludes, serenità

quadro mio(un olietto su tela di poetella)

 

 

 

Ovviamente, non è perché c’è così tanto tempo,

non è perché le ore si snodano lente e larghe, fiumi di pianura, scandite da filari di alberi e ombre

non è perché si vorrebbe il salto, la caduta libera, invece di questo rettilineo scorrere senza intoppi e incontri, questo sorridere alle nubi, oscurato il sole, ma presente.

 

Ovviamente, non è perché c’è così tanto tempo,

non basta questo motivo per andare a cercarsi i picchi di montagne innevate, le rapide, il ribollire d’onde. Si sta quieti.

Non si lanciano segnali di fumo e richiami d’aquila.

Non si cerca di tirarsi dietro fronde dalla riva, per muovere un po’ l’acqua.

 

C’è un tempo per lo schianto e un tempo per la quiete. Che lo si voglia o no.

S’impara a bastarci. Senza stare a chiedere soccorsi. Mai piaciute le persone che troppo chiedono.

Figuriamoci se…

 

Ovviamente, non è perché c’è così tanto tempo,

che stiamo ad implorare le tue parole e le labbra, le braccia, i tuoi occhi. Ce li teniamo in mente, gemme di grotta, e sappiamo la via. Conosciamo la mappa. Presto si riapriranno le chiuse.

 

E sarà cascata. Selvaggia.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

Preludes and Fugues transcription for piano (after_J._S._Bach)

 

 

 

 

 

 

.

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Sai? gran tempaccio. Comunque, tutto sistemato. Scarta, posiziona, scarta, posiziona…

24 domenica Feb 2013

Posted by poetella in antiquariato, biografia..., diario, le cose importanti, pensieri sparsi, pioggia, quasi racconti

≈ 8 commenti

Tag

antiquariato, mercatini, pesci, piove

antiquariato

(foto dal web)

 

 

 

Sai? gran tempaccio. Comunque, tutto sistemato. Scarta, posiziona, scarta, posiziona.

Un bel lavoretto. Forse una mezz’ora, forse un po’ di più, non so.

Ero gassata. Elettrizzata dalla novità.

Curioso stare dall’altra parte del banco. Veramente curioso.

Un punto d’osservazione nuovo. Lo scorrere di un’umanità variopinta e differenziata.

A gruppi, a coppie, isolati e guardinghi. Pure coi cani in braccio.

 

Pesci nell’acqua di fiume. Prede facili, apparentemente. Oppure no.

L’amo pronto.

Ma poi, che strani soggetti.

Quel tipo col cappelletto calcato sulla fronte. Passa una volta, guarda. Fa il giro dei banchi. Ripassa.  Sparisce. Poi, rieccolo, le mani in tasca.

Guarda, s’avvicina circospetto. Avesse paura? Mica mordo!

Non osa. Se ne va ancora. Torna. Tira fuori una lente. Prende una miniatura.

Mi guarda. Zitto.

La gira, vede il prezzo. Molto accattivante. La posa. Se ne va. Nobel per la decisionalità.

 

Che diavolo vengono a fare, che piove pure.

Se vuoi comprare, compra. Se no, stattene a casa a vedere la tv, no? Co’ ‘sto tempo!

E i pesci scorrono a flussi regolari.

 

Aspetto, sorrido e guardo.

E quella tipetta, tutta tremolante, quanto chiede per questo quadretto? dice.

Glielo dico. Lo tiene in mano. Lo scruta. Bello, dice. Lo posa. Sorride.

Prende una collanina di cristallo di rocca. Gusti eterogenei. E questa? fa.

Glielo dico.

La guarda, la gira, la rigira.

La posa. Sorride. Se ne va. Al banco vicino si mette a guardare delle federe. Neanche ricamate.

 

E il flusso continua.

E dire che io, se vedo una cosa che mi piace chiedo il prezzo, e c’era il prezzo tra i miei oggetti! Cavolo se c’era! Io, se vedo una cosa che mi piace,

io la prendo, la cosa che mi piace, se c’è il prezzo.

A volte, pure se non c’è.

 

È così raro trovare una cosa che piaccia.

Perché farsela sfuggire?

Valli a capire questi tipi.

È uno strano popoli di indecisi. Saranno così in tutte le questioni, mi sa. Brutt’affare.

 

Via, qualcuno c’è stato, deciso. Anche conoscitore. Ho venduto.

E sono stata contenta che si capissero gli oggetti. Gli oggetti hanno una vita propria.

Lanciano gridolini. Richiami cifrati.

C’è chi sa rispondere al richiamo e chi neanche sente.  Peggio per loro. dico io.

Parecchia gente si perde il bello proprio per sordità.

Sarà che io sto sempre con le orecchie dritte come un segugio. Una bestiola selvatica.

 

Siamo diversi.

Dice che è la crisi. No. È un modo di essere.

Se non vuoi comprare che vieni a fare in posti così? Vattene a spasso, dico io, no?

 

È che molti manco sanno cosa vogliono. Credo.

Manco sanno se vogliono qualcosa. Sperano di farsi venire un’idea per osmosi.

Ma le idee, o ce l’hai o non ce l’hai. Dico io.

 

Bah! Io ce l’ho. Il resto, affari loro, no?

…

…

…

(by poetella)

Il Volo del Calabrone- Nikolaj  Andreevič  Rimskij – Korsakov

.

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Se almeno ce ne fosse una …

19 martedì Feb 2013

Posted by poetella in amore clandestino, assenza prersenza, biografia..., Borodin, camminare guardando, consapevolezza, fine di un amore, foto di poetella, inverno, le cose importanti, musica, paura di non amore, poesia, vecchiaia

≈ 28 commenti

Tag

amore, borodin, fine di un amore, musica, poesia, vecchiaia

IMG_4959

(foto di poetella)

 

 

Se almeno ce ne fosse una con una voce più chiara.

Una che prendesse il sopravvento.

Decisamente. Senza ombra di dubbio.

Con quel cipiglio da infallibile che certe volte i sapientoni si mettono su.

Chiara, netta. Inequivocabile.

 

Invece no.

È un parlottio continuo. Cammino e sento.

Passi svelti, come cammino spavalda certe mattine! passi decisi, misurati, regolari, neanche un po’ di fiatone per quasi quattro chilometri, cammino e ascolto.

È un cicaleccio. Che davvero certe volte è quasi un battibecco.

 

Ma no, tanto che ti vuoi aspettare. Che ci pensi a fare al futuro? Quello è segnato. Ci sono tutti i presupposti.

Niente di buono. Solo un triste calando.

Sempre più rughe sul viso e sui giorni. Altro che creme! Sempre più segni, sempre meno tonicità, ovunque. Una rilassatezza di pensieri. Una rassegnazione. Copertine sulle gambe.

Sempre di più, fino alla fine, dice una.

 

E s’infila l’altra, ma va! Dice. Ma chi l’ha detto.

Invece non è vero, potrebbe andare diversamente.

Diversamente, risponde la prima. Diversamente come? Magari ti sogni che invece di…ma sei matta? Dice sempre la prima, e la seconda, ma no! Dice. Mica dico che…no! Figurati.

Non sono mica una ragazzina con la testa fasciata di fotoromanzetti rosa. Io.

Ma magari ci sarà qualcos’altro per entusiasmarmi. Lo trovo sempre, io, qualcos’altro.

 

Sì, beata te! Ridice la prima. E che sarebbe ‘sta cosa per entusiasmarti? Una bella mostra? Un nuovo autore da scoprire, da leggere? Musica? Foto? Una seconda laurea? O scrivere, scrivere, scrivere. E di che? E su chi? E per chi?

Beh? Dice la seconda, perché, non sarebbe possibile? mica uno è felice e salta come un grillo solo se è innamorato, no? Solo se qualcuno dice Che bella che sei! Solo se qualcuno manda un messaggio con solo scritto Domani? Solita ora?

Mica uno è felice solo se le comincia a battere il cuore a vedere un nome sul display del cellulare, ancora prima di leggere il messaggio, no? dice sempre la seconda.

 

E quell’altra, la prima, ma fammi il piacere, va! Tutte balle. Sarà un pianto, una lagna, esci, fai la spesa, tieni in ordine casa. Comprati qualche cosetta, ogni tanto, tira su le serrande, tira giù le serrande che ormai è notte. E basta, dice sempre la prima. Basta.

 

E io, senti quella, senti quell’altra,’ste voci che ho in testa,  non so mai chi c’ha ragione.

 

Meglio camminare e cantare, va. Meglio. Distrarsi, via.

…

…

…

(by poetella)

 

Borodin- In the Steppes of Central Asia

 

 

 

.

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Che poi, ogni tanto, ci penso…

16 sabato Feb 2013

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, biografia..., desideri..., diario, fiabe, foto di poetella, Hymne à l' Amour...., le cose importanti, musica, poesia, quasi racconti, un nuovo romanzo.

≈ 32 commenti

Tag

amore, racconto, romanzo, una storia molto importante, voglia di scrivere

IMG_1422

(foto di poetella)

 

 

Che poi, ogni tanto, ci penso.

Ci penso che sì, la vorrei proprio scrivere ‘sta storia.

Tutta. Dall’inizio.

Che poi penso ma a chi gli frega di questa storia?

Chi potrebbe mai essere interessato a leggerla.

Sì, va be’, mi dico, una storia è una storia.

 

Poi uno, magari, ci si ritrova. Che ne sai? che è questo il bello delle storie scritte, no?

E poi, però, ma come la scrivo, mi dico.

Scrivo proprio tutto?

Dall’inizio?

 

Scrivo come è cominciata e tutto quello che è successo, in fondo sono quasi cinque anni.

È un bel periodo. Ci verrebbe proprio giù una bella storia. Magari un racconto breve.

O  lungo. O un corto romanzo.

O magari pure lungo, se ci metto proprio tutto. Anche  senza inventare niente.

Ma ce lo metto come?

Potrei fare che sono io che racconto. Ma a chi?

Ecco, potrei fare come quello splendido libro di Antunes, sì, In culo al mondo, che lui racconta  a quella tipa che non parla mai. Ma si capisce che quella ascolta. Si capisce da quello che scrive lui.

Che lei non sa niente perché si sono conosciuti in un bar, tutti e due con la voglia di ubriacarsi. Tutti e due maledettamente soli.

Ma io non ci vado nei bar ad ubriacarmi. Per adesso, per lo meno.

E allora?

Che faccio? Scrivo che incontro un’amica che non vedo magari da dieci, quindici anni, che riciccia per qualche strano intruglio del destino e vuole sapere. Lei.

 

Ecco. Ci troviamo e io le racconto. Tutto.

Da quando ci siamo lasciate a quello che ho fatto, chi ho conosciuto e piano piano, arrivo a lui.

Lui!

E butto fuori tutto.

E quella ascolta. Zitta. Magari ogni tanto le faccio dire qualcosa. Ma  no a lei. Lo faccio capire che dice qualcosa. Io le so fare ‘ste cose.

Potrei fare così.

Poi ci potrei ficcare anche altro, pensierini, considerazioncine, sì, insomma, qualche svolazzo poetico. Tutta la mia rinnovata, oppure no? Ma sicuro che s’è rinnovata? O era già tutta così? Boh!

Beh, tutta la mia filosofia di vita.

Magari verrebbe fuori una bella cosa.

Che ne so.

 

Ci penso, ok?

Poi, vediamo.

…

…

…

(by poetella)

 

 

An Affair To Remember

 

 

 

 

 

 

.

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Niente. Le note. Le note sul diario…

07 giovedì Feb 2013

Posted by poetella in a scuola, amore?, atmosfere magice, attesa, biografia..., Brian Eno, crescere con l'amore, Fabrizio De Andrè, foto di poetella, le cose importanti, libertà, musica, quasi racconti

≈ 19 commenti

Tag

a scuola, amore, bestemmie, comprendersi, libertà, pallone, parolacce

IMG_3776ridotta

(foto di poetella)

Niente. Le note. Le note sul diario, sul registro di classe. Niente.

 

Incarogniti, urlanti, rabbiosi, ringhiosi, sfacciati, spacconi, arruffoni,

anime graffiate senza amore.

 

Le ammonizioni del dirigente scolastico. Le sospensioni.

Con l’obbligo di frequenza. Lavori socialmente utili. Ripitturare la classe.

Dipingere gli armadietti. Sistemare la biblioteca.

O  senza obbligo di frequenza.

Niente.

 

 

Il registro pieno di note a tutta la classe.

Telefonate a casa. Che non risponde nessuno.

La classe piena di scritte. I banchi scarabocchiati. Le note a questo, a quello. a quella.

Le femmine? Peggio dei maschi.

Cinque sospesi dall’inizio dell’anno. Ed è febbraio.

È carnevale.

È quasi primavera.

Niente.

 

Poi, l’idea.

 

Colpo fragoroso, classico, col registro, sulla cattedra.

Un boato per sormontare il fragore di fondo.

Trasalimento collettivo.

Sobbalzo.

Silenzio. Si sente fuori, incessante, la pioggia.

 

Vi devo fare una proposta, ragazzi. E scusate per il botto. Ma.

 

Guardano. Si guardano. Mi guardano.

Che è? Dice qualcuno. Gli altri zitti. Già è un miracolo. Quasi.

Mi guardano. Aspettano.

Ok, parlo.

 

Se per tutto un mese, tutto un mese,  vi comportate da persone civili, per tutto un mese, senza urla, senza botte, senza prese in giro, senza dispetti, senza corse per la classe, senza lancio di astucci, cartelline, senza lancio di sedie, di banchi, di cappotti, di ombrelli. Senza foto ai sederi delle ragazze. Senza bestemmie. Senza parolacce. Senza pantaloni abbassati ai compagni.

Tutto fermo per un mese e lavoro. E impegno…

 

Silenzio…

Beh?fanno, quasi in coro.

 

Alla fine del mese si va per tutta l’ora, un’ora intera, tutta l’ora di lezione, in giardino.

Ce l’avete un pallone?

 

Coro esteso, una mitragliata di sìììììììììììììììììììì!

 

Ci state? Proviamo?

 

Un sì urlato, liberatorio, un tuono, uno scroscio di pioggia ad agosto, un fiotto di luce accecante tra le nubi.

 

Ok, proviamo. Vai!

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

Brian Eno – An Ending

 

O un inizio?

 

 

 

 

 

.

 

 

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Ricordava benissimo come da …

29 martedì Gen 2013

Posted by poetella in attesa, biografia..., consapevolezza, crescere con l'amore, empatia, foto mie..., le cose importanti, padri e figli, pensieri sparsi, poesia, quasi racconti

≈ 30 commenti

Tag

crescere, femmina, Ricordi, toccarsi

IMG_2253

(poetella piccola)

 

Ascolta poetella

 

 

Ricordava benissimo come da bambina non tollerasse la vicinanza di altri corpi.

Foss’anche sua madre. Sua nonna, sua zia. Suo padre.

Il gatto.

Un’insofferenza. Uno sgusciar via al sospetto di un probabile contatto.

Si scostava, si contraeva cercando di ridursi di volume.

Pensava piano piano. Quasi non respirava.

 

Seduta composta su un divanetto, o nel vagone di un treno, quei vecchi treni con gli scompartimenti chiusi, lei piccola che poteva occupare anche mezzo posto, seduta si rimpiccioliva.

Scostava le mani, le gambe, le cosce. Sedeva più in  là, al limite dello spazio residuo.

Si vergognava. Vergogna o schifo?

 

Avrebbe voluto un limpido, incolmabile distacco.

Distacco.

Sterilizzazione dell’aria frapposta.

 

E vedeva cuginetti, cuginette strofinarsi addosso a nonni, zii, spalmarsi baci e braccia e gambe.

Invidiava? Difficile, adesso, dirlo. Forse.

 

Ma niente. Lei, sempre lontana. Imprendibile.

Non  sapeva, non sapeva proprio se le sarebbe piaciuto un abbraccio.

Inoltre non aveva proprio avuto modo di verificarlo.

Sua madre non l’aveva mai abbracciata. Eravate due, diceva per scusarsi. Non potevo abbracciare tutte e due. Perché no, poi?

Suo padre, non ne parliamo nemmeno.

Forse, se avesse avuto il tanto desiderato maschio, forse. O forse no. Neanche lui.

E sua nonna, sua nonna! I bambini non si abbracciano ché se no si viziano.

 

Con sua sorella faceva a botte. Da femmina, ovvio. E raramente.

Una tirata di capelli, una spinta.

Un altrettanto raro schiaffo.

Sfioramenti.

 

Il primo contatto a quattordici anni. Un ragazzo, alla sua prima festa. Ballando.

Una strana sensazione. Una voglia di serrare, fermare, trattenere. Scoprire. Trasalire.

Le era piaciuto.

Forse anche più che ai suoi cuginetti e cuginette.

Aveva scoperto di avere fame. Di corpi.

A quattordici anni.

 

Conseguenza inevitabile del prolungato digiuno. Forse.

 

Che poi, come si dice? L’appetito vien mangiando. No?

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

 

 

.

 

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Leggevo…

28 venerdì Dic 2012

Posted by poetella in amore?, biografia..., crescere con l'amore, da leggere, diario, Luigi Meneghello-Libera nos a malo, mamma, pensieri sparsi, poesia, ricordi di scuola

≈ 20 commenti

Tag

amore, i pensieri dei bambini, poesia, Ricordi, suore

mamma, in viaggio di nozze...

(la mamma di poetella)

 

Ascolta poetella

 

 

Leggevo…

Leggevo dell’Antonia, di Nino, di Faustino.

Leggevo e pensavo. Leggevo di Bruno Erminietto e della Jovanca, che “t’imparo io a fare li bracci”…leggevo della Este e delle “grande” e pensavo. Pensavo.

Di maestra Prospera, leggevo. E pensavo.

Ricordi.

Che nomi ricordo di quei miei tempi lontani?

Sì, Suor Francesca Agnese. Che entrava in classe, alta alta e leggera.

Che sembrava scivolare su quelle mattonelle quadrate di graniglia. Tutte lucide.

Chissà chi le puliva così bene.

Suor Francesca Agnese no, sicuro che no.

Dove tengono il petto, pensavo. A mamma si vedeva, bello prosperoso. Co’ quei reggipetto che si cuciva lei. Rosa. Di tessuto. Tutti a punta. Come mi sembravano misteriosi.

Che quando li provava, mi giravo dall’altra parte.

 

Ma le suore? Dove lo tenevano il petto. Erano così lisce. Lineari.

Suor Assunta no. Suor Assunta era fanatica.

A lei spuntava sempre una ciocchetta nera dal velo che faceva finta di non vedere.

E come brillavano quegli occhi azzurri. Ma il petto, quello no. Sigillato.

Tutto liscio, sotto quella veste e sopravveste, nere.

Piatte. Spianate, forse da S. Giuseppe.

Che il petto no, non sta bene mostrare.

 

Forse se lo schiacciavano con delle fasce.

Mi perdevo a pensarci, quando le guardavo. Mi scervellavo.

Poi mi ricacciavo col naso al quadernino nero. Coi bordi rossi. Non si fanno questi pensieri. Sei una bambina cattiva. Quando farai la comunione non li farai più. Giura.

 

Infatti non li ho più fatti.

Altri. Ne ho fatti altri.

Ma i pensieri, si sa, loro vanno dove vogliono. Mica chiedono permesso.

…

…

…

(by poetella)

 

 (considerazioni, leggendo LIBERA NOS A MALO di Luigi Meneghello)

 

 

.

 

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Un certo fascino a stare …

26 mercoledì Dic 2012

Posted by poetella in atmosfere magice, attesa, biografia..., Borodin, consapevolezza, da leggere, diario, foto di poetella, le cose importanti, Luigi Meneghello-Libera nos a malo, malattia, poesia, speranza, vecchiaia

≈ 22 commenti

Tag

bambina, borodin, Libera nos a malo, Luigi Meneghello, malattia, Ricordi

libera nos a malo

(foto di poetella)

 

 

Un certo fascino a stare malata.

Come non ricordare una io ragazzina, sotto le coperte,

col libro che si portava via la febbre.

e tutte le richieste del mondo

ovattato, operoso

di lato. Senza intrusioni.

 

Mamma e sorella che portavano coccole e tazze di te.

Un tepore alle guance e i piedi freddi.

E il libro. Sempre.

Cercare la posizione, la luce migliore

inclinandolo un po’.

Tirare su il cuscino

e intanto mica chiudere la finestra sui sogni.

 

Me ne sto come allora a divorare assaporare sgranocchiare parole

scacciando interrogativi inutili. Aspettando.

Buono questo “LIBERA NOS A MALO”.

Buon libro. Di ricordi.

I miei sono diversi. Ognuno ha i suoi.

 

Da ragazzina mi piaceva fare la malata.

Avevo la scusa per non essere scocciata interrogata valutata

Potevo starmene tranquilla coi miei libri.

 

Poi,  sapevo che sarei guarita.

Perché ero bambina. Buona. E forte.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Borodin-PetiteSuite-Nocturne

 

 

 

 

.

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Lunedì, mercoledì, venerdì…

01 sabato Dic 2012

Posted by poetella in amore?, attesa, biografia..., foto di poetella, indipendenza, Liszt

≈ 9 commenti

Tag

amore, il dottore, liszt la campanella, non amore

fialetta

(foto di poetella)

 

 

–  Lunedì, mercoledì, venerdì

–  Sì.

–  Per tre mesi

–  Tre mesi

–  Quindi per tre mesi non ti posso lasciare

–  Pare

–  Ma non te le poteva dare per bocca?

–  Dice che fanno meno effetto.

–  Capito. Tre mesi. Lunedì, mercoledì e venerdì. Una al giorno. Dopo?

–  Vediamo che dice il dottore. Dopo.

–  Ok

–  Ok. vediamo, no? Vediamo.

…

…

…

(by poetella)

Liszt – La Campanella

 

 

 

 

 

 

 

 

.

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Lo faccio spesso, sai? ti faccio qualche domanda…

27 martedì Nov 2012

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, attesa, Bellezza che salva, biografia..., consapevolezza, Debussy, emozione, empatia, foto di poetella, le cose importanti, musica, poesia, voli d'uccelli

≈ 13 commenti

Tag

amore, debussy arabesque, poesia

(foto di poetella)

 

Lo faccio spesso, sai? ti faccio qualche domanda.

Cammino. Interrogo. E tu non ci sei. Visibile, per lo meno.

 

Curioso come succeda che la risposta arrivi, che so, da un colore, da un suono.

Da qualche parola di una canzone sbucata da un’auto in corsa.

Da un gatto. Magari dal fruscio del vento tra i rami. Parla, sa’?

Sentito, oggi, che vento? Come turbinava, come s’affannava, galoppava. Una fiera vorace. Sentito?

 

Siamo tutti collegati, mio caro, in fondo, no?in questa strana danza. Coreografie sapienti.

Anche se non, anche se non vediamo, non leggiamo mai bene la trama fitta di fili,

il disegno  di passi a terra,

 il ricamo ad ago a piccoli punti che ci avvolge.

Non vediamo, ma c’è, non trovi?

Forse se respirassi a pieni polmoni e poi buttassi fuori l’aria, calda di me, forse,

nel vapore denso visualizzerei la ragnatela d’argento a inchiostro simpatico.

 Miliardi di tremolii magici. Forse.

Comunque lo faccio spesso, sai? ti parlo piano piano.

Cammino e ti parlo. Sussurro. E tu non ci sei. Visibilmente, per lo meno.

 

Le parole seguono strade misteriose, viaggiano nell’aria, dicevi l’altro giorno.

da me a te.

Da te a me. Vapore. Parrebbe.

Che ne sappiamo noi?

 

Oggi, poi, così, in un lampo, camminavo e in cielo mille e mille puntolini scuri veloci, lievi, determinati. Liberi.

 

Ho sorriso. Avresti sorriso anche tu. Forse l’hai fatto.

Siamo sotto lo stesso cielo. E  come mi consola questo…

…

…

…

(by poetella)

 

 

Claude Debussy – Arabesque

 

 

 

 

 

.

 

.

 

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Ma dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa…

24 sabato Nov 2012

Posted by poetella in amore?, biografia..., crescere con l'amore, diario, empatia, figli, inverno, le cose importanti, padri e figli, papà, quasi racconti, speranza, vecchiaia

≈ 15 commenti

Tag

amore, papà, ti ricordi, vecchiaia

(papà a 18 anni)

 

Ma dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Ti ricordi? No. Tu non ricordi più niente. Quasi. Non è vero. Ricordi, invece.

Ma solo sempre la stessa cosa. Quella storia che mi racconti tutti i sabati pomeriggio. Tutti i sabati pomeriggio la prigionia, e Zonderwater, e Ingrid, coi capelli rossi. E le salsicce nell’autoclave. 

E tutte quelle parole scritte a matita. Sei anni di diario. Che pure a te piaceva scrivere. Pure a te. Tutte cancellate. Via! Svanite per sempre. Come la tua memoria. Recente. Che io ti capisco, sa’?

Che c’è di bello da trattenere in questi tuoi giorni? Che fa se non ricordi cosa hai mangiato a pranzo. Che fa se non ricordi, col telefono in mano, cosa volevi dirmi. Perché m’hai chiamata. Che potresti mai dirmi adesso. Che ci sarà mai da dire, un giorno…chissà io che dirò quando…

No, non ci voglio pensare.

Ma, comunque

 dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Quando le gambe! Non sento più le gambe. Non ce la faccio a muoverle. Non camminerò più. Come sono ridotto! E io no! No! Ce la farai. Ed io a curarti, a coccolarti, come fossi mio figlio.

A vestirti, a spogliarti. Non t’avevo mai visto nudo, prima. A correre al tuo letto una, due, tre, quattro volte, la notte, come tanti anni fa, quando Giuli piangeva, piccolo piccolo, che non dormiva mai. A correre a massaggiarti le gambe, a massaggiarti il cuore. A portarti l’acqua con la cannuccia, che non ce la facevi a tirarti su per bere. In quell’agosto infocato. A cambiarti il letto con te sopra, piano piano. Sorridendo. A consolarti. A incoraggiarti, tu figlio e io madre.

A spronarti. A ridarti il sorriso.

Dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

E poi seduto sulla seggiolina dello studio, con le rotelle. E poi, finalmente a mangiare in cucina, la seggiolina come una macchinina per casa. Come un tappeto volante verso i sogni.

 

E poi, quella volta in piedi! Ce l’hai fatta, sei in piedi! Ce l’hai fatta! Vedi che ce l’hai fatta e a ballarti attorno, a girare come una trottola, a saltare, folletto dei tuoi giorni, allegra come un cardellino a primavera!

E quei tuoi primi passi, piano piano, appoggiato a me. come farei senza di te, dicevi. Ma io ci sono.

E poi, quella volta, solo! Uno, due, tre passi. Solo! Battiamo le mani, cantiamo, balliamo! Ce l’hai fatta!

Dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Glieli abbiamo strappati alla Signora in nero tutti questi giorni! Abbiamo vinto noi, ancora noi! Dai…non ti scoraggiare. Ce la possiamo ancora fare, vedrai, papà!

 

Eccomi. Arrivo. A tra poco, papà mio!

…

…

…

(by poetella)

 

 

ChetBaker – Over The Rainbow

 

 

 

 

.

 

 

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Era una mattina qualunque…

21 mercoledì Nov 2012

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, Bellezza che salva, biografia..., camminare guardando, crescere con l'amore, diario, emozione, felicità, foto di poetella, le cose importanti, poesia

≈ 12 commenti

Tag

amore, fiori rosa, gioia, il cielo, luce, ninna nanna, poesia, serenità

(foto di poetella)

 

 

Ascolta poetella

 

 

 

Era una mattina qualunque, forse.

Ci si alza, si raccolgono i sogni in un fazzoletto, si chiude a fagottino e si mette via. Si esce.

Magari, in giornata, poi.

O magari no.

 

Ho sognato statuette di Nymphenburg, stanotte. Cinesini. Damine. Puttarelli.

Si  sognano immagini della giornata, diceva Freud, ridisposte in ordine sparso.

Nuovi accostamenti, nuovi messaggi. Soluzioni.

Inutile comunque scervellarsi sulla lettura. Non siamo mica tecnici.

Che poi, sarà vero che basta conoscere i mostri che ci abitano  fargli Buh! e farli scappare?

Meglio camminarci per mano, con un lieve sorriso disegnato in faccia.

Noncuranti.

 

Con una mattina così, poi, di cielo largo e azzurro. Solo un gruppetto di nubi a fiocco.

Un ventaglietto d’ovatta. Che ti stai a scervellare a fare.

 

Inoltre, indubbio comunque che camminando da soli a lungo, s’aggruppino frotte di pensieri.

S’affastellino  a strati.

Uno sull’altro. Uno dietro l’altro. Uno avanti all’altro.

 

Dai! quella parete di fiori rosa del vivaio, a Novembre, comunque, bella presa di buon umore.

Bella fiutata.

Come quel pensiero che tornava a flussi regolari. Una frase.

Una frase che s’andava a disegnare in cielo.

Giocava tra le nubi. Erano davvero così lontane le nubi?

 

Una frase che conservava il profumo, anche  col vivaio che ormai non si vedeva più.

Anche adesso, a casa, dopo il caffè.

 

Davvero ci sono frasi che ci ripetiamo come una ninna nanna, frasi che ci salvano.

 

Dimmelo ancora,

quando sarà evaporato il ricordo.

Dimmelo ancora. È così bello.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

.

 

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la tua isola…

20 martedì Nov 2012

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, atmosfere magice, biografia..., crescere con l'amore, diario, felicità, foto di poetella, le cose importanti, libertà, musica, poesia, tracy Chapman

≈ 2 commenti

Tag

amore, belladonna, isola, serenità, ti amo, tracy chapman the promise

(foto di poetella)

.

.

 

 

.

Tracy Chapman – The promise

.

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–

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La fumerei, magari, un’ultima sigaretta…

08 giovedì Nov 2012

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, attesa, biografia..., diario, la luna, nostalgia, notturno, pensieri sparsi, poesia, sigaretta, silenzio

≈ 35 commenti

Tag

amore, cieca, distanza chilometri, lampo, luce, sigaretta

(E niente foto)

E niente musica

 

La fumerei, magari, un’ultima sigaretta

così, tanto per non andare a dormire. Per tirare un po’ avanti. Troppo presto.

Ma in fondo stare qui ad aspettare cosa? Fatto mille cose, oggi. Faccenduole. Noie.

Che potrebbe mai accadere a quest’ora. Passaggi di UFO? Comete?

Neanche nuvole, in cielo. Comunque bello. Gran bella luce.

La luna , la luna credo stia calando. Non la vedo da qui. Vedo Giove.

Un puntolo luminoso. Luminosissimo. Splende la fortuna. Dicono.

 

Però la fumerei, magari, un’ultima sigaretta.

No. Meglio scrivere. Anche se vedere il fumo salire m’è sempre piaciuto. Si tira dietro pensieri, sospiri, sogni. E li porta in alto, in alto. Come una preghiera.

Io non prego mai. Non prego più.

Freddino, stasera. Giove deve essere bello caldo, lui. Solo se si è caldi si brilla, no? No.

La luna mica è calda. Non lo so se Giove è caldo. E neanche se davvero è il pianeta della fortuna.

Mi sento confusa. Navigo tra dubbi vaporosi. Galassie di dubbi. Caldo. Brilla.  Freddo.

Come sei tu?

Luce che m’acceca.

Lampo.

Ti guardo con un vetro scuro davanti agli occhi. Per non perdere la vista.

Ti guardo da lontano. Lontanissimo.

Nessuno ti vedrebbe da questa distanza. Chilometri.

Ma io sì. Io ti vedo sempre.

Mi stai dietro la pupilla, impresso.

Tutto il resto del mondo filtra attraverso te.

Quando non ci sarai più diventerò cieca.

Facciamo finta che no, dai.

Ma mica ci riusciamo per bene. Ok, accendo. Click.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

.

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un videino…

05 lunedì Nov 2012

Posted by poetella in amore?, autunno, Bellezza che salva, biografia..., diario, le cose importanti, pioggia, poesia, video di poetella

≈ 5 commenti

Tag

amore, fotografia, http www youtube, poesia, video

un po’ datato…ma…

beh, eccolo

 

 

 

.

 

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Strano, l’ho sentita condensarsi…

30 martedì Ott 2012

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, autunno, Bellezza che salva, biografia..., camminare guardando, comunicazione di servizio, consapevolezza, crescere con l'amore, diario, dolore che guarisce, foto di poetella, le cose importanti, pensieri sparsi, poesia

≈ 12 commenti

Tag

monteverdi, neve, serenità

(foto di poetella)

 

 

Strano, l’ho sentita condensarsi, un vapore, no, goccioline minuscole.

Stillavano mentre camminavo, cadevano a terra con un leggero tintinnio, clic, clac, cic ciac, un canticchiare giocoso,

e da terra evaporavano. Su, fino al cielo.

Un cielo così azzurro, così azzurro e vasto che le ingoiava, nuvolette leggere, le inglobava, e le altre, nuvolone veloci, bianchissime, attorno. Nuvole madri.

 

Tant’è che a un certo momento ho dovuto rendermi conto che non c’erano  più. Né loro, né quello da cui erano nate.

Ero libera.

 

La mia tristezza se l’era presa il cielo.

Che poi, davvero, come si fa ad essere tristi, se si vede, lontano sui monti, contro l’azzurro,

la neve?

…

..

…

(by poetella guarita)

 

 

 

Monteverdi-Toccata Orfeo

 

 

 

.

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