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(foto di poetella)

 

 

Ascolta poetella

 

 

 

Buffo! Una donna raccoglieva olive degli alberi

sul ciglio del parco.

Saranno buone da mangiare?

Chi sarà stato

il primo uomo ad assaggiarle?

Proprio il primo, dico.

Mi meraviglio sempre quando penso questo. Gli  assaggiatori…

Quelli che hanno detto, per primi, ok, buono. Si può…

 

Ci sarà ancora qualcuno che trova qualcosa di nuovo, di buono?

In questo sconfinato deserto di polveri sottili e  diffidenza?

 

La donna aveva un secchiello.

Come quello che usano i bambini al mare. Per la sabbia e le conchiglie. Vuote.

La donna aveva un’aria, direi, a mio parere, forzatamente disinvolta.

Come stesse facendo qualcosa che non…

 

Buffo. Proprio buffo, sì.

E ce n’erano, di olive. E d’alberi,

Mica me n’ero mai accorta che fossero ulivi.

E sì che guardo. Guardo sempre gli alberi.

Ma non sono molto pratica.

L’ho detto, sono una cittadina.

Ho perso la confidenza.

Non ci si chiama più per nome, io e gli alberi.

Solo a gesti.

Loro muovono le braccia e io li guardo. E sorrido. Basta.

 

Quante, quante olive che c’erano! Verdi. No, non  tutte verdi. Qualcuna nera.

Nera nera lucida lucida.

In città.

Buffo.

 

E poi, il cielo!

C’era come una sorgente, in cielo, stamattina.

Strano come da lì partissero tutte le nubi

 A ventaglio.

Il cielo era un pavone azzurro con la coda aperta. Per me.

 

M’è venuto di  pensare allora come in fondo già consoli

già plachi, già basti questa quiete. Questo stupore

Come tutto induca a guardare di lato e avanti e sopra

Come disegni sul viso un sorriso lieve lieve

A indirizzare, dipanare, illuminare il giorno.Un sorriso

 

il sorriso immoto degli angeli di Giotto.

(by poetella)

 

 

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