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Poetella's Blog

~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

Poetella's Blog

Archivi tag: papà

E se io avessi detto…

23 martedì Feb 2016

Posted by poetella in poesia

≈ 12 commenti

Tag

autostima, crescere, liceo artistico, Liceo Classico, papà, sbagli

pianto...

(foto di poetella)
.
…………………………….. E se io avessi detto Ok, papà, come vuoi tu,
vado al Classico. Se avessi detto Ok, ok, come dici tu. Quello lì non è
giusto per me, papà, hai ragione, fuma troppo, è troppo magro, hai ragione tu, non capisco niente, neanche di me, soprattutto di me, e tu magari capisci, tu hai vissuto, tu lavoravi già a 16 anni, ti facevi 100 chilometri in bicicletta al giorno e poi la guerra, sei anni di prigionia e trapiantato in un’altra città, in un’altra nazione, tu capivi, tu sapevi cosa serviva per vivere bene, ma io? Io ti potevo cedere? Potevo coi miei sì, hai ragione, arrendermi all’evidenza che la ragione era tua e non mia? Pure una figlia comunista! Ma dai, papà, ma quale comunista! Ma i comunisti non esistono più!
Ma che ci troverai mai in quello lì? Ci trovavo che era il contrario di te. A naso all’aria ti volevo dimostrare che lui era meglio di te e anche io meglio di te, quindi. Che non me lo dicevi mai. Ma perché?

…………………………….. E se io avessi detto Ok, papà, come vuoi tu,
niente liceo Artistico, che E’ una scuola di pazzi e te sei già pazza di tuo, ma io non ero pazza, papà, tutta scena. Avrei solo voluto che una volta, una sola volta, m’avessi detto Che brava che sei! Che bella!
Che figlia straordinaria che c’ho! Una volta sola, papà. Mica tante altre. Una sola, piccola piccola.

Sai i casini che ci saremmo risparmiati. Ma ormai…
…
…
…

(by poetella)

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Io sento che non devo più…

16 lunedì Nov 2015

Posted by poetella in poesia

≈ 14 commenti

Tag

pace, papà, Ricordi

20151114_140338(foto di poetella)

.
Io sento che non devo più
sento che ora niente più pena
sento come una pace larga
sento che non hai freddo, mai più freddo
nella tua camicia a maniche corte
niente più correre a cercare la giacca da camera
a quadri rossi e blu – ma dove sarà mai?- mai più
intrappolato in quel freddo
intrappolato in quel letto
niente più hai mangiato? E scendere a comprare
un gelato
che quello sì! Un cucchiaino e Bravo!
un cucchiaino e Bravo!
Mai più la voce forte
per arrivarti al cuore indolenzito
mai più paura di quelle piaghe
che non vedi
di quelle mani gelate
tanto belle ancora le tue belle mani!

mai più il tuo sguardo al passato
il presente annacquato il futuro
un velo nero
e niente più foto dei miei fiori da farti vedere
però.
Mai più, papà.

E chissà se…
…
…
…

(by poetella)

.

.

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Chi lo sa se chi lo sa dove…

29 venerdì Mag 2015

Posted by poetella in poesia

≈ 21 commenti

Tag

addio, papà, poesia

11113631_10205903126689581_8216666147886177432_n(foto di poetella)
          (questi fiori sono per te)

.
Chi lo sa se chi lo sa dove
nessuno può escluderlo, dicono i saggi
nessuno ci potrebbe giurare
perché no, dice qualcun altro e io?

Chi lo sa se, dico
chi lo sa dove spadroneggi adesso
o ancora sorridi
era un lieve sorriso quello che ho visto ieri
chi lo sa se comandi se metti ancora paura
a me no, da un po’ no.

Da quando avevi cominciato a dirmi grazie
quando andavo via, no. Nessuna paura di te.
Anni e anni fa, sì. Tanta.
Ma mica te lo facevo vedere.
Ricordi? Quella non piange mai, dicevi.
No. Non piangevo mai.
Neanche ieri ho pianto.
Eri così bello. Con la tua barba bianca
Da poco, la barba. Ti stava così bene! Un filosofo.
Un filosofo addormentato, ieri
.
Dormi, riposa adesso.
Te lo sei meritato. Novantasei anni sono tanti, no?
Lo dicevi anche tu.

Riposa adesso, papà. Dai.
…
…
…

(by poetella)

.

.

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Se ne sta lì, come un cencio…

25 domenica Gen 2015

Posted by poetella in poesia

≈ 17 commenti

Tag

papà, speranza, vecchiaia

papà a 18 anni

(papà a 18 anni)

.
Se ne sta lì, come un cencio.
Unico paesaggio concesso agli occhi, Le matin del Vernet, davanti al letto. Da anni.
Due, tre?
Neanche in finestra. Neanche in balcone.
Piazza di Spagna? dice, no, non me la ricordo. Non ricorda più niente.
Magro magro. Pelle e ossa.
Solo quando sorride torna ragazzo. Con quel viso, neanche una ruga. A novantasei anni.

Oggi mi fa Quando starò un po’ meglio voglio andare a Bologna. Da tua sorella.
Quando starò un po’ meglio. Ci vado.

Non si rende conto. E non molla.

Esattamente come me.
…
…
…

(by poetella)

 

 

 

.

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Certo che mi piacerebbe andare…

25 giovedì Dic 2014

Posted by poetella in poesia

≈ 14 commenti

Tag

Natale, papà, tristezza, vecchiaia

p514-1(foto di poetella)

.

 
Certo che mi piacerebbe andare, dice.
Ma la casa, sai, pochi appoggi
Come faccio ad arrivare al tavolo
al bagnetto il deambulatore non c’entra.
E poi le scale.

Guarda la grande stampa, 2.80×1.60 sulla parete di fronte al letto
l’unico paesaggio che ormai gli è permesso.
Bello, vero? Dice anche oggi. Le Matin del Vernet. Ah! Oggi è Natale!
Che ci farete

poi?
…
…
…

(by poetella)

Mahler: Adagietto della 5ª Sinfonia
.

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Ma basta. Basta, ti prego, basta!

09 sabato Ago 2014

Posted by poetella in padri e figli, papà, pazienza, quando finisce?, ricordi, smania, solitudine, ti perdono, vecchiaia

≈ 18 commenti

Tag

fotografia, papà, Ricordi, tristezza, vecchiaia

papà ciclista(una vecchia foto di…)

Ma basta. Basta, ti prego, basta! E il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!
Tutte le settimane. Tutti i sabati dalle 17.00 alle 19.00. Basta.
Non ce la faccio più.

Tutti i sabati. E certe volte anche i mercoledì. E il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!
Parliamo un po’ d’altro, vuoi? Ma di cosa parliamo?

Te ne stai lì, sulla poltrona, ti ci metti quando arrivo, se no stai a letto.
E ricominci a raccontare.
Tutti i sabati. E certe volte, magari perché non stai tanto bene, magari c’hai la tosse, e vengo pure il mercoledì e tu, il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. Basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!

E vuoi che i giornali pubblichino la tua storia. Gli scrivi. Non rispondono. E ti arrabbi.
La storia della tua vita. Ma no, dai! Sui giornali scrivono i giornalisti. E mbeh? La mia storia è importante. Per te, dico io, come per me! per tutti, dici tu. Balbo, l’ho visto cadere. Fuoco nemico.
Ma lo sanno tutti, dico io, ah sì? Dici te.
Ma che te lo dico a fare. Tanto ricominci.
Ricominci, anche due volte, in quelle due ore, tutti i sabati e certe volte pure i mercoledì, che mi fai pena in quella stanza, a fare niente, solo a rigirarti vecchie foto che ti scappano di mano, mi fai tanta pena ma io non ti faccio pena. Non hai pietà di me. Neanche mi guardi.
E ricominci. Tutti i sabati, e pure qualche mercoledì, il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali.

Non ce la faccio più, papà.

Quanto, ancora?

…
…
…

(by poetella, stranita)

 

(e niente musica. cazzo)

 

 

.

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Ma tu te lo compri il…

24 sabato Mag 2014

Posted by poetella in foto di poetella, papà, televisione, vecchiaia

≈ 11 commenti

Tag

che sarà di noi?, fiori, fotografia, papà, vecchiaia

la rosa(la rosa di poetella)

.

.

 
Ma tu te lo compri il giornaletto coi programmi?dice.
No. Fa lei.
E come fai?
Lei fa il gesto di pigiare il telecomando. Cerco, dice.
Poi, mica la vedo tanto la tv
Lui sfoglia il libricino. Non ha sentito la risposta.
Stasera, vediamo, dice. Film drammatico. no.. non mi piace. Mi piacciono i western.
Su rete4, vediamo. Ma tu non te lo compri il libricino? Dice.
E lei, no. Non lo compro. E come fai? Chiede ancora. E continua a girare pagine. Rete4, canale5, rai3, no, rai3 no, che so’ tutti comunisti.
Lei scuote la testa.
Iris, qui fanno film. Vediamo. Legge, storpiandoli, nomi di attori che non conosce. Non c’è John Wayne, dice.
Ma tu non te lo…
No, non lo compro mai! E come fai? Dice.

Vuoi un bicchiere di succo di frutta, papà? Dice lei.
Lui continua a leggere. Non risponde. Rai Movie. Altri titoli, altri attori coi nomi difficili.
Ti va di alzarti e fare due passi in corridoio?
Questo lo sente. No, non me la sento, dice. Non mi tengono le gambe.

Lei non insiste. A che serve, ormai?
Poi, non ha mai insistito con lui. Combattuto, sì. Ma insistito. Adesso, poi.
Ormai è una corteccia vecchia, svuotata di tutta la forza immensa che aveva.
Svuotato di tutta la furia che la spaventava tanto.
Fragile. Debole. Totalmente dipendente da tutto e tutti.
Ma ancora testone. Anzi, sempre più testone.
Dai, devi bere, dice lei. Te lo porto un succo di frutta. O vuoi una cocacola?
E lui, no! voglio vedere un film con John Wayne, dice.

Speriamo che qualcuno lo trasmetta, pensa lei. E prende il giornaletto, cercando. Con diligenza. Pazienza. E tanta pena.

Tra poco tornerà a casa a consolarsi con la sua rosa. Lei.
…
…
…
(by poetella)

O rosa bella – ballata

 
.

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E vorrei dire ma sì, lo so…

12 lunedì Mag 2014

Posted by poetella in papà, ricordi, vecchiaia

≈ 35 commenti

Tag

papà, Ricordi, vecchiaia

papà a 19 anni

( lui, a 18 anni…)

E vorrei dire ma sì, lo so, me lo dici tutti i sabati, lo so!
E invece dico chissà come correvi!
E tu, sì, sì! Mi serviva d’allenamento, mi serviva fare il fattorino postale, ché io ero un campione, lo sai?
Ed io vorrei dire ma sì! Lo so, lo so, me lo dici tutti i sabati e certe volte pure gli altri giorni, per telefono! E invece dico ma quanti anni avevi?
E tu continui, mica senti, mica rispondi, continui. Che poi giocavo anche a pallone, dici, lo sai?
Ed io lo so, lo so. Sono anni che lo so.
Me lo racconti e riracconti ogni volta, ogni volta andando a ripescare un te forte, giovane, bello fuori da quel letto con le lenzuola celesti e la traversa di plastica.

E continui, sempre le stesse parole, una cantilena. Il lavoro dall’ingegnere, ché girava per i cantieri e gli serviva uno che prendeva le telefonate, dici.
E lo zio Zerilli, pezzo grosso, laureato, a quei tempi! Pensa! funzionario di Stato che mi fa entrare alle poste, dici. Portavo i soldi a casa!

Dove la trovo la pazienza di fare eh, sì! Soddisfatta. Un po’ sorpresa.
Guardo l’orologio.
Dove la trovo la pazienza per fare qualche domanda nuova, se pioveva come facevi, con la bici? E i telegrammi?
Ma tu non senti le domande. Tu stai chiuso nella scatola dei ricordi e ci guardi dentro.
Fuori non c’è niente. Io sono solo orecchie che sentono.
Fuori, solo il letto con le lenzuola azzurre e la traversa di plastica.
E continui la cantilena.
Alle poste. A Misurata, la casetta a schiera. Sedici anni. Il vicino che cucinava. Pasta e alici. Uova fritte. Patate. E poi l’Ufficio Postale a Tripoli. Lo sportello delle raccomandate e le ragazze,
poche, che venivano e sorridevano.
Poi la cartolina di leva. La classe del ’18 povera, chiamano anche i primi mesi del ’19.
E sei fregato, dici.

E anche io, anche io questo sabato, quest’ennesimo sabato sono fregata.
Speravo di distrarti. Magari con le foto sul telefonino del pronipote bello bello. Invece, niente.
Solo perché in una foto c’era una bici. Ti sei attaccato a quella. Hai preso il via.
Ripreso il romanzo. Un’altra volta.
La bici, campione. Il pallone. Lo zio Zerilli, pezzo grosso, tu fattorino postale,a sedici anni. l’Ufficio a Misurata. Quello a Tripoli, allo sportello delle raccomandate, le ragazze, la chiamata alla leva, la classe povera del ’18 e ti hanno fregato.

Ora devo chiamare il taxi, papà. Devo andare. È tardi.

Sì, amore mio, dici. Vai! Grazie!
…
…
…
(by poetella)

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Dolcemente fingo. Ci vuole….

31 domenica Mar 2013

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, biografia..., diario, emozione, figli, foto mie..., padri e figli, papà

≈ 4 commenti

Tag

amore, auguri, festa, papà, poesia

papà a 19 anni

(il papà di poetella a 19 anni)

 

 

Dolcemente fingo. Ci vuole.

Racconta, papà.

Dondolo tra  un Davvero? E un Bella storia! Il destino. È  stato il destino, dico. Sorrido. Sorridi e sei ancora così bello.

Fingo di non sapere di come hai conosciuto mamma

E di cosa le hai detto.

Mille e mille volte ripeschi nei ricordi.

La tua vita se ne va all’indietro.

 

Come sei stato furbo, dico.

Come eri bello!

E tu racconti, racconti.

Ti brillano le luci dell’Africa negli occhi.

Eravate 100.000 a Zonderwater.

Qualcuno sarà ancora vivo?

Nessuno come te, però, papà. Vuoi un altro po’ di arrosto?

 

E sorridi e sorrido

E Cosa hai fatto al dito, dici.

L’artrosi, dico io.

Come me, dici tu.

 

Papà. Quanto ho aspettato quel tuo Come me. Sapessi.

 

Bella festa, oggi. Sì.

 

Bella festa. E ancora auguri, papà mio.

…

…

…

(by poetella)

Sidney Bechet – Petite feur

 

 

 

 

 

 

 

 

.

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Ma no, papà, dai, lascia perdere…

26 martedì Feb 2013

Posted by poetella in basta!, consapevolezza, crescere con l'amore, diario, figli, indipendenza, le cose importanti, libertà, padri e figli, papà, poesia, quasi racconti

≈ 15 commenti

Tag

delusione, papà, politica, ti ricordi

bandierarossa

(foto dal web)

 

Ma no, papà, dai, lascia perdere.

Dimmi di zia Nena, invece. È venuta a trovarti, ieri, no? Vecchia, dici? Vecchia vecchia?

Tutta storta come un disperato ulivo di collina. Solitario.

I  capelli, neri? Ma dai! È la tinta.

Ma sì, mi ricordo che mani aveva. Belle. Suona più?  No, eh?

 

Ma no, dai, non mi va. Non mi va di parlare di politica.

Dimmi di zia. Pure io, ti ricordi che mani. Eh, adesso, pure adesso, ma va!…

 Ma sì, guarda come s’è storto l’indice. Sì, sì, altro che.

Ma dimmi, dimmi di zia. Ah, non suona più. Perché? Non la sente nessuno!

Ma che si suona per farsi sentire?

Si suona per sentire la musica che riempie la casa, che scivola per tutte le stanze, che s’arrampica sui muri ed esce in balcone e vola via, come una rondine.

 

Papà, e dai. T’ho detto che non mi va di parlarne, dai. Niente politica, si?

Poi, a che serve?

Noi non ci siamo mai, no, mai capiti. Mai stesse idee. No? Sbaglio?

Che parlo di politica, adesso? Non mi va di litigare, papà.

E poi, poi tu che ne sai di politica.

Ancora a dirmi non avrai mica votato per i comunisti?

Solo tu e qualcun altro a parlare ancora di comunisti.

 

Papà, che fai, poi? Mi sequestri ancora la radiolina?

Non ce l’ho più quella che mi sentivo in cameretta, partigiana in tono minore, nel buio della casa addormentata,  nel tepore delle mie speranze ammantate di notte e di sogni e di voglia di libertà.

Me l’ascoltavo fino a tardi tardi, mentre tu dormivi stanco del tuo primo, del tuo secondo, del tuo terzo lavoro e dell’aiuto che davi a casa a mamma e mamma, stanca d’essere stanca, dormiva il sonno della bella col principe che pensa a lei. A lei, tutti sì. Solo sì.

 

Non me la puoi più sequestrare la radiolina che, senti questa che cosacce si sente, tutte parolacce di comunisti! dicevi a mamma costernata, che prendeva il rosario come una spada, come un amuleto scaccia maligno. Via il diavolo da casa mia!

E io, piccola prigioniera politica, eroina senza esercito da guidare, senza rogo da sfidare.

 

No, papà, non mi va di parlare di politica. Oggi. Con te.

Oggi che tra noi s’è tutto acquietato, come un lago dove il mostro s’è immerso, l’acqua ha ribollito un po’ e tutto s’è ricomposto. Tutto s’è fermato.

 

E poi, papà, che parlo a fare con te che ancora dici che Lui! Lui  che vi faceva venire in Italia, giovanetti a fare le gare tra tutti giovani e belli.

Voi, dalla Libia in Italia, sulla nave, piccoli piccoli e felici! Lui grande uomo. Papà! Ma che ne sai tu?

Dimmi di Patrizia, invece. Quand’è venuta a trovarti? Ieri? L’altro ieri. Ingrassata!

Più grande di noi? Due tre anni? Ma che! Quindici giorni. Sì! Solo quindici. E  lo so che sembra più vecchia. Siamo noi che sembriamo più giovani.

Abbiamo preso da te, papà. Papà bello!

 

Lo vuoi un tè?

Stai bello calduccio con la copertina sulle gambe?

Dai, lasciamo stare la politica.

Oggi no. Non ci voglio pensare. No. Oggi no.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Pierangelo Bertoli. Eppure soffia

 

 

 

 

 

 

.

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Ma dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa…

24 sabato Nov 2012

Posted by poetella in amore?, biografia..., crescere con l'amore, diario, empatia, figli, inverno, le cose importanti, padri e figli, papà, quasi racconti, speranza, vecchiaia

≈ 15 commenti

Tag

amore, papà, ti ricordi, vecchiaia

(papà a 18 anni)

 

Ma dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Ti ricordi? No. Tu non ricordi più niente. Quasi. Non è vero. Ricordi, invece.

Ma solo sempre la stessa cosa. Quella storia che mi racconti tutti i sabati pomeriggio. Tutti i sabati pomeriggio la prigionia, e Zonderwater, e Ingrid, coi capelli rossi. E le salsicce nell’autoclave. 

E tutte quelle parole scritte a matita. Sei anni di diario. Che pure a te piaceva scrivere. Pure a te. Tutte cancellate. Via! Svanite per sempre. Come la tua memoria. Recente. Che io ti capisco, sa’?

Che c’è di bello da trattenere in questi tuoi giorni? Che fa se non ricordi cosa hai mangiato a pranzo. Che fa se non ricordi, col telefono in mano, cosa volevi dirmi. Perché m’hai chiamata. Che potresti mai dirmi adesso. Che ci sarà mai da dire, un giorno…chissà io che dirò quando…

No, non ci voglio pensare.

Ma, comunque

 dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Quando le gambe! Non sento più le gambe. Non ce la faccio a muoverle. Non camminerò più. Come sono ridotto! E io no! No! Ce la farai. Ed io a curarti, a coccolarti, come fossi mio figlio.

A vestirti, a spogliarti. Non t’avevo mai visto nudo, prima. A correre al tuo letto una, due, tre, quattro volte, la notte, come tanti anni fa, quando Giuli piangeva, piccolo piccolo, che non dormiva mai. A correre a massaggiarti le gambe, a massaggiarti il cuore. A portarti l’acqua con la cannuccia, che non ce la facevi a tirarti su per bere. In quell’agosto infocato. A cambiarti il letto con te sopra, piano piano. Sorridendo. A consolarti. A incoraggiarti, tu figlio e io madre.

A spronarti. A ridarti il sorriso.

Dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

E poi seduto sulla seggiolina dello studio, con le rotelle. E poi, finalmente a mangiare in cucina, la seggiolina come una macchinina per casa. Come un tappeto volante verso i sogni.

 

E poi, quella volta in piedi! Ce l’hai fatta, sei in piedi! Ce l’hai fatta! Vedi che ce l’hai fatta e a ballarti attorno, a girare come una trottola, a saltare, folletto dei tuoi giorni, allegra come un cardellino a primavera!

E quei tuoi primi passi, piano piano, appoggiato a me. come farei senza di te, dicevi. Ma io ci sono.

E poi, quella volta, solo! Uno, due, tre passi. Solo! Battiamo le mani, cantiamo, balliamo! Ce l’hai fatta!

Dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Glieli abbiamo strappati alla Signora in nero tutti questi giorni! Abbiamo vinto noi, ancora noi! Dai…non ti scoraggiare. Ce la possiamo ancora fare, vedrai, papà!

 

Eccomi. Arrivo. A tra poco, papà mio!

…

…

…

(by poetella)

 

 

ChetBaker – Over The Rainbow

 

 

 

 

.

 

 

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