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~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

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Archivi della categoria: un nuovo romanzo.

Che poi, ogni tanto, ci penso…

16 sabato Feb 2013

Posted by poetella in amore?, assenza prersenza, biografia..., desideri..., diario, fiabe, foto di poetella, Hymne à l' Amour...., le cose importanti, musica, poesia, quasi racconti, un nuovo romanzo.

≈ 32 commenti

Tag

amore, racconto, romanzo, una storia molto importante, voglia di scrivere

IMG_1422

(foto di poetella)

 

 

Che poi, ogni tanto, ci penso.

Ci penso che sì, la vorrei proprio scrivere ‘sta storia.

Tutta. Dall’inizio.

Che poi penso ma a chi gli frega di questa storia?

Chi potrebbe mai essere interessato a leggerla.

Sì, va be’, mi dico, una storia è una storia.

 

Poi uno, magari, ci si ritrova. Che ne sai? che è questo il bello delle storie scritte, no?

E poi, però, ma come la scrivo, mi dico.

Scrivo proprio tutto?

Dall’inizio?

 

Scrivo come è cominciata e tutto quello che è successo, in fondo sono quasi cinque anni.

È un bel periodo. Ci verrebbe proprio giù una bella storia. Magari un racconto breve.

O  lungo. O un corto romanzo.

O magari pure lungo, se ci metto proprio tutto. Anche  senza inventare niente.

Ma ce lo metto come?

Potrei fare che sono io che racconto. Ma a chi?

Ecco, potrei fare come quello splendido libro di Antunes, sì, In culo al mondo, che lui racconta  a quella tipa che non parla mai. Ma si capisce che quella ascolta. Si capisce da quello che scrive lui.

Che lei non sa niente perché si sono conosciuti in un bar, tutti e due con la voglia di ubriacarsi. Tutti e due maledettamente soli.

Ma io non ci vado nei bar ad ubriacarmi. Per adesso, per lo meno.

E allora?

Che faccio? Scrivo che incontro un’amica che non vedo magari da dieci, quindici anni, che riciccia per qualche strano intruglio del destino e vuole sapere. Lei.

 

Ecco. Ci troviamo e io le racconto. Tutto.

Da quando ci siamo lasciate a quello che ho fatto, chi ho conosciuto e piano piano, arrivo a lui.

Lui!

E butto fuori tutto.

E quella ascolta. Zitta. Magari ogni tanto le faccio dire qualcosa. Ma  no a lei. Lo faccio capire che dice qualcosa. Io le so fare ‘ste cose.

Potrei fare così.

Poi ci potrei ficcare anche altro, pensierini, considerazioncine, sì, insomma, qualche svolazzo poetico. Tutta la mia rinnovata, oppure no? Ma sicuro che s’è rinnovata? O era già tutta così? Boh!

Beh, tutta la mia filosofia di vita.

Magari verrebbe fuori una bella cosa.

Che ne so.

 

Ci penso, ok?

Poi, vediamo.

…

…

…

(by poetella)

 

 

An Affair To Remember

 

 

 

 

 

 

.

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ripescando…

17 mercoledì Ott 2012

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, crescere con l'amore, emozione, fiabe, foto di poetella, le cose importanti, poesia, quasi racconti, un nuovo romanzo.

≈ 7 commenti

Tag

il mare, primo amore, ragazzi, voce bella

(foto di poetella)

(riordinando un po’ appunti per…un nuovo romanzo: “La vita nel telefono”..ma mica lo so se poi il titolo…beh, vedremo)   

————————————————–

Sergio aveva gli occhi azzurri.

E lo sguardo sempre aggrottato.

Forse perché era miope. E gli occhiali, al mare, proprio no.

Quindici  anni e le gambe lunghe e magre. E le spalle larghe come una statua di Donatello. Giovane, bello e fiero.

                                  Suonava la chitarra. Bene. Benissimo. Alla spiaggia, il pomeriggio, c’era sempre un crocchio, attorno. E lui suonava.

Laura se lo guardava di nascosto Madonna che bello che è, e se lo sognava la notte.

E anche il giorno, pure quando c’era, sempre se lo sognava.

                               Lui suonava e lei spingeva i piccoli seni in fuori, nel costume rosso, piccolo piccolo, mentre cantava, con davanti il mare. Ma mica lo faceva apposta.

O forse sì.

E gli guardava le mani. E gli altri non c’erano.

C’erano, ma non c’erano.

E lui si guardava le mani, sulle corde della chitarra.

Come se non sapesse dove metterle. Le mani. Ma lo sapeva, invece. Per questo le teneva sulla chitarra. Solo che.

Quindici anni.

Ogni tanto si sbirciavano. Poi di nuovo a guardarsi le mani.

A toccarsele con gli occhi.

                                   E lei cantava, voce bella, e i capelli glieli muoveva il vento, lunghi lunghi e neri e lucidi. C’era da perdere la strada a seguire quelle oscillazioni. A star dietro alle ciocche leggere. Lacci che annodavano pensieri.

E scioglievano desideri.

Ogni tanto lui tirava su la testa. Era come un tuffo in acqua, dall’alto.

A mani unite.

E sarebbero voluti scappare via.

No. Restare.

No. Sparire.

Sprofondare nella sabbia.

Dissolti.

Insieme.

                          Respirava fondo Laura, e quei seni piccoli si gonfiavano ed era peggio.

Lui si guardava le mani e sbirciava i seni. E arrossiva.

Suonava, sguardo aggrottato, tutto rosso e zitto. La testa di nuovo bassa.

Guardami, guardami che suono per te.

E l’aria attorno era tesa. Tutto era teso e il sole scottava ancora e giocava coi grani di sabbia. Ci affondava come mani nel capelli.

Poi, qualcuno Basta chitarra, dai! Chi viene al promontorio?

E s’erano alzati tutti e il sole cominciava a tramontare.

                        Lei non aveva mai baciato sulla bocca uno che le piacesse.  

Solo alla festa, due mesi prima, che una guerra per convincere il padre a mandarcela, con i genitori nell’altra stanza a giocare a carte e ogni tanto venivano a curiosare, con la scusa di vedere se erano finiti i panini, e Non si balla così stretti. Ti pare?

E il padre la guardava brutto. E lei si staccava. E guardava il padre che spariva nell’altra stanza. E allora si riappiccicava. Insomma alla festa s’era trovata sulla sua la bocca di Ugo.

Ma Ugo era ciccione. Simpatico e ciccione. Caciarone, casinaro e ciccione.

Non le era piaciuto.

S’era portata dietro il ricordo viscido di quell’intrusione. Lo schifo.

Aveva bevuto un sacco di coca cola, dopo, e mangiato quattro panini col tonno e uno col salame. E pure un bignè con la cioccolata.

Non bacio mai più, aveva giurato. Mai, mai più. Che schifo.

Ma Sergio.

Era bello. Tutto abbronzato. Con le cosce muscolose. Faceva calcio. Attaccante. Segnava un sacco di goal. Gliel’aveva sentito raccontare a Tony.

E le spalle larghe. E la bocca rosa. Dio che bocca. Se mi baci tu, allora sì, allora sì, allora sì.

                                        S’erano mossi tutti, verso il promontorio, che poi non era un promontorio. Chissà perché lo chiamavano così. Era la foce del canale che finiva nel mare e c’erano detriti, bottiglie vuote che galleggiavano, cicche, pure una bambola senza braccia, una volta. E una ciabatta. Come aveva fatto chi l’aveva persa a tornare a casa con una ciabatta sola? E una specie di molo dove ci si poteva sedere e guardare l’acqua che cantilenava molle e lenta. 

                          Camminavano sulla riva, tra le onde fresche. Camminavano calmi e allegri con l’acqua che bagnava le caviglie e schioccava e spruzzava ad ogni passo. Chiacchieravano tutti. Scherzavano. Si schizzavano. Loro due no. Camminavano e zitti. Muti con un turbine di domande che  stingevano la gola. Che infiacchivano le gambe. Che tagliavano il respiro.

Il sole tramontava, addormentandosi come un leone stanco.

Lanciando ruggiti.

                    Il mare sconfinava negli occhi di Sergio. E le camminava vicino. Zitto e teso come un arco.

Faceva quasi male a guardarlo.

…

…

…

(by poetella)

Andres Segovia – Classical Guitar – Chopin Prelude

.

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chiacchierando…

07 domenica Ott 2012

Posted by poetella in amiche, comunicazione di servizio, diario, le cose importanti, Nora e il bambino che non aveva ombra, quasi racconti, un nuovo romanzo.

≈ 18 commenti

Tag

romanzo, si accettano critiche

Se lo vuoi lo trovi qui…

 

 

 

Bello il tuo romanzo, dice lei. Ma…

Ma? Dico io.

Finisce subito, dice lei.

Il prossimo fallo più lungo.

[…]dico io…

 

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.

.

.

.

 

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aggiornamenti sul “libro”…

08 sabato Set 2012

Posted by poetella in comunicazione di servizio, concorsi letterari, un nuovo romanzo.

≈ 34 commenti

Tag

presentazione del libro

Nora e il bambino che non aveva ombra
Editore: Edizioni Progetto Cultura
ISBN: 9788860924643

Vincitrice del premio Mangiaparole – romanzi

12,00 € IVA compresa

Pagine: 128 pp.

“Giorgio è chiuso dentro una noce. Giorgio è chiuso dentro un pozzo. Giorgio è un pezzo di cristallo. Giorgio è un torrente contro i sassi. Giorgio è un sasso. Un sasso che brilla. Come uno specchio. Giorgio riflette, riflette il mondo.

Giorgio scappa dal mondo. Giorgio non capisce il mondo.

Il mondo è cattivo.

Il mondo è degli altri.”

E questa è la sua storia. La storia di un bambino autistico. La sua storia e quella della sua mamma.

E del cammino di tutti e due, verso la luce.

L’autrice

Lucia Piombo  (Terni, 1952) vive e lavora a Roma, dove insegna in una scuola di periferia. Ama scrivere, ma solo da pochi anni lo fa in modo sistematico per colorare un po’ i suoi giorni. Ha già pubblicato la raccolta di poesie Bagliori d’esistere (Rupe mutevole, 2010) e, con Edizioni Progetto Cultura, Storia senza rima (2011).

 presentazione del libro

sabato 6 ottobre, ore 18.00

caffè letterario Mangiaparole

via Manlio Capitolino 7/9 (M Furio Camillo) tel: 0697841027

vi aspetto numerosi!

(by poetella)

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nuntio vobis gaudium magnum: Habemus librum!

07 venerdì Set 2012

Posted by poetella in comunicazione di servizio, concorsi letterari, felicità, foto di poetella, le cose importanti, un nuovo romanzo.

≈ 37 commenti

Tag

informazioni

(casa editrice Progetto Cultura)

libro vincitore del concorso Mangiaparole 2012

sezione Romanzi

a breve, pr chi vorrà, il link per maggori informazioni…

poetella è felice!

.

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poetella indomita…

26 sabato Mag 2012

Posted by poetella in amore?, un nuovo romanzo.

≈ 15 commenti

(foto di poetella)

…sta provando a scrivere un altro romanzo. Una prova difficile. Vuole scrivere in prima persona…o forse in terza, non sa, ma la cosa singolare è che …sarà un uomo! Sì, il protagonista dello scritto è un uomo.

Riuscirà, poetella, nell’intento? Vedremo!

Intanto, questo l’incipit…

—————————————————————

– Bene. Questo è fatto. Qui, qui anche. E anche qui, ok. Accendiamo questa. E si esce.

Si esce. Parla da solo.(Parlo da solo)

Si guarda attorno, la mano sulla porta di casa, già sul pianerottolo. Tutto a posto. Finestra socchiusa, persiane accostate. Il crollcroll – crollcroll della lavatrice, canto solitario, nel silenzio. Niente giacca. È caldo. La chiave, chiude casa

Uno, due, tre, quattro. E ciao. 

Scende a piedi, mentre l’ascensore galleggia scivolando nella gabbia di ferro battuto, da un piano all’altro, da un piano all’altro, lento, scricchiolante. Faccio prima a piedi, pensa. Faccio prima. E fuori, sole.

                                 L’edicola. Una signora che chiede giornali coi concorsi. Quanti ne sta comprando. E cerca sul banco, cerca appesi agli stand, cerca nella vetrina dietro il banco. Rovista e cerca. Estrae, controlla, rimette a posto. Gli occhi mobili. Cerca, prende. Non finisce mai. Tutte probabilità di sicurezza. Ecco, tocca a lui, pare.  Quella sta pagando. Repubblica, grazie. Preso. Paga. Col giornale sotto braccio, adesso, sigarette in tasca. Che giornata. Che cielo. Roma. E tutto il tempo che vuole.  Davvero tutto il tempo. Almeno quest’oretta passerà. Spera. Scorrerà via come acqua verde di fiume. Quello che adesso sta guardando mentre cammina lento, quello che scorre sotto il muretto basso.

Roma è una festa di sole, il fiume che sussurra oltre i platani che tremano di foglie e foglie, grandi, stese al vento e ombreggiano la strada, le macchine parcheggiate, chi passa correndo in calzoncini corti e sudore e i suoi pensieri. Tutto all’ombra. Gli piace l’ombra. È discreta. Timida. Amabile. Amica.

                             Poche macchine a quest’ora sul lungo Tevere. Sono già tutti a lavorare. O ancora a casa. O in giro, da un’altra parte. O dove diavolo vogliono. E il fiume scorre rilassato dietro i campi da tennis, sdoc, sdoc, le palline ritmano la calma, sdoc, sdoc, e il fiume se ne frega e scorre carezzando l’argine, cantando piano.

                               Lui, veloce, il fiume se ne frega, verso il piccolo bar coi tavolini sotto il tendone verde a righe. Con le sedie di ferro battuto e i fiori freschi nei vasetti. Di campo. Ma dove andranno, per prati, a cercarli? Gran bel bar. No, piccolo bel bar. E si vede il fiume. Che se ne frega, appunto. Impara, ragazzo. Impara. Ecco, vede la tenda verde.

[…segue]

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