Non che vorrei ti inorgoglissi, caro. Benché, magari, forse…
Comunque, dicevo, c’è stato un periodo, sai? un’era della mia storia, in cui ho amato particolarmente i gioielli.
Non so, il loro luccichio, la loro presunta inalterabilità. La loro preziosità.
Avevo una gran voglia di possederne. Di ogni tipo.
Di ogni materia.
Oro, pietre, argenti. Perle.
Da indossare e guardare.
E riporre. E custodire.
E andare a riprendere e guardare. E pulire. E mostrare. Miei.
Non ricordo quanto sia durato.
Periodo strano. Di fame di Bellezza.
Ma non era che l’ombra, quella bellezza. Questo adesso lo so.
Il riflesso di un più intenso splendore che, ancora, ignoravo. E cercavo.
Poi è stato come un lampo.
Un risveglio. Uno sbigottimento. Era Maggio. Un lontano Maggio.
E ancora adesso la meraviglia.
Ancora adesso quasi non riesco a farmene una ragione.
Ancora adesso questa sensazione di squisito privilegio.
Gli anni passano. Segnano. Rubano speranze. Stingono qualsiasi legittima aspettativa.
Si galleggia in una specie di pozzanghera piuttosto sicura, senza fondali pericolosi.
Senza insidie.
E si pensa che l’andazzo sia quello, ormai.
Uno scivolare quieto verso il silenzio.
E invece no.
Invece no.
Quel giorno, quel giorno che comincia ad essere lontano, ormai, c’eri tu. Per me.
Le rivoluzioni sono sempre possibili. Dunque.
…
…
…
(by poetella)
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