(foto di poetella)
Qui la voce di poetella
Prima, fino a poco tempo fa
un altro libro sul leggio Luigi XVI. Sul cassettone davanti al letto.
Adesso no. Non più.
Adesso uno, che non me ne frega niente. Dice, antico! ‘700!
Con le stampine tutte carine. Perfetto stato di conservazione. Carta pregiata.
C’è quello, adesso.
Sul leggio Luigi XVI. Davanti al letto.
Ma io ripenso a quello di prima, finito dietro a qualche altro, nella credenzina Luigi Filippo, che non nasce libreria, che ne so come nasce, forse verticalina espositrice.
Per porcellane, argenti, avori, piatti, zuppiere, caraffe, cristalli,
e statuette e tazze e caffettiere e teiere e salsiere
che ne so per cosa nasce, ma libri, libri, no.
Troppo profonda per contenere le profondità dei libri
poco ingombranti che tanto riempiono il petto e il cuore e gli occhi e pure le mani
Ché quando ce l’hai tra le mani è come averci il mondo
(ok, questa è banale, ma, via!)
E lì, allora, i libri ci stanno in due, in tre, pure in quattro file se sono piccoli, sovrapposti, affastellati, che dai a mettere a posto. Dai a catalogare.
Che io non li vedo e me li scordo pure
Te le dimentichi le cose belle se non le vedi più. O no?
E ogni tanto, allora, prendo la torcetta, ché c’è pure poca luce, lì, e cerco, sposto, sfilo, scruto.
Scopro tesori dimenticati
Come un’archeologa.
E penso, ma guarda te se una ci deve avere una libreria così. Porca miseria.
E dev’essere finito lì dentro quel libro. Che l’avevo comprato a 16 anni, coi soldi miei, da Maraldi,
c’è ancora Maraldi? Mi sa di sì, Le vite de’più eccellenti pittori, scultori ed architetti, di Giorgio Vasari, era.
Come l’amavo!
Un’edizione del ‘879, il mio primo libro “antico”, malconcio, ma leggibile.
E me lo tenevo lì, sul leggio Luigi XVI, davanti al letto.
Che ogni volta che ci passavo davanti, aperto sulla vita di Leonardo, me lo guardavo di sguincio e leggevo…
“LIONARDO DA VINCI
Pittore e Scultore Fiorentino
Grandissimi doni si veggono piovere da gli influssi
celesti ne’ corpi umani molte volte naturalmente; e so-
pra naturali talvolta strabocchevolmente accozzarsi in
un corpo solo bellezza, grazia e virtú, in una maniera
che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua azzione è
tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gli altri uomini,
manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è)
largita da Dio, e non acquistata per arte umana. Questo
lo videro gli uomini in Lionardo da Vinci, nel quale ol-
tra la bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era
la grazia piú che infinita in qualunque sua azzione; e tan-
ta e sí fatta poi la virtú, che dovunque lo animo volse
nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute. La
forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza, l’ani-
mo e ’l valore sempre regio e magnanimo…”
…leggevo. E pensavo a te. Che sei così. Ma ancora più bello.
…
…
…
(by poetella)
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