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amore, bellezza, desiderio, dopo l'amore, entusiasmo, leggere, parlarsi, raccontarsi, tenerezza, uffa! basta co' 'sti tag!
(un video di poetella)
(ma chissà chi se lo vedrà tutto… che, alla fine… è più bello!)
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23 venerdì Set 2016
Posted poesia
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amore, bellezza, desiderio, dopo l'amore, entusiasmo, leggere, parlarsi, raccontarsi, tenerezza, uffa! basta co' 'sti tag!
(un video di poetella)
(ma chissà chi se lo vedrà tutto… che, alla fine… è più bello!)
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30 sabato Apr 2016
Posted poesia
in01 lunedì Feb 2016
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in(foto di poetella)
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……………………….. Dieci euro e sessanta per la felicità. E lei leggeva mentre
– Le verifiche non le ha volute mai fare-
……………………………………………………………lei leggeva mentre
– fa troppe assenza, non si impegna, non gli importa niente della scuola-
e intanto lei leggeva, in sala professori, col chiacchiericcio sterile, come un
ronzio di frigorifero nella notte, borbottante e fastidioso, lei leggeva aspettando
l’ora di inizio del suo scrutinio, uno già fatto, ora di là che si sbranavano
discutendo dei destini di alunni sconosciuti, per lei, non suoi e lei leggeva e
si beava di quelle parole tutte al posto giusto, né una in più, né una in meno,
tutte così fluide, così poetiche nella loro crudezza di pietra levigata e tagliente
impietosa come la vita, come l’amore perduto
………………………….…………………………………….……….lei leggeva mentre
– ieri ho visto un bel film e
– dai, che film? Racconta
…………………………………………………lei continuava ostinatamente
a leggere quel libro che erano cinque anni che cercava e sempre
Libro momentaneamente non disponibile
Clicchi qui, La avviseremo non appena il prodotto sarà disponibile.
E mai disponibile. Mai avvisata. Poi, finalmente, trovato. Usato.
10 euro e sessanta.
10 euro e sessanta, la felicità.
…………………………………………………………….. e mentre lei leggeva
dimentica della noia, dimentica del dolore alla schiena che la torturava
dal giorno prima, dimentica dell’amore, del tempo e dello spazio,
mentre leggeva pensava
che tu sia benedetto Antonio Lobo Antunes. Ovunque tu sia, che tu sia benedetto.
…
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(by poetella)
30 mercoledì Dic 2015
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in19 sabato Set 2015
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in17 giovedì Set 2015
Posted poesia
in07 sabato Feb 2015
Posted poesia
in(un video di poetella)
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“Cancellare tutti gli errori, i sotterfugi, tutte le forme
di distruzione; per non conservare altro che queste
lievi, queste fragili punte di freccia, scoccate
da un angolo d’ombra a fine inverno”
da “E, tuttavia” di Philippe Jaccottet
…e si parlava di viole.
Dove poter cercare viole in questo interminabile, piovoso, ventoso inverno?
Dev’essere questo il punto. Le viole.
La loro assenza.
Dunque non si cancella nulla, non si dimentica. Niente viole. Non ci si placa.
Eppure c’è stato un tempo in cui avevo le braccia cariche di viole. Grondavo viole come un quadro preraffaellita. Così era il mio stare. Il mio andare nel dolore del mondo.
Quel profumo mi cautelava. Mi stordiva. Mi drogava.
E tutto accettavo. Tutto tolleravo. Tutto portavo a cuor leggero.
Non c’era pietra che mi colpisse. Nulla che mi ferisse.
In quei giorni.
In quella mia tardiva primavera che credevo eterna.
E non lo era. Come tutto, in fondo.
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(by poetella)
16 domenica Nov 2014
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in.
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Leggo. Ogni tanto guardo il cielo, pagina larga. Stendo il cuore. Vastità che accoglie.
Inseguo il galoppo di quel fiotto di nubi. Poi quelle più lente. Poi un volo. Che sparisce nel vano della finestra. Dove andrà mai? Dove se ne andranno mai tutti questi esserini liberi?
La sonata per oboe e piano di Poulenc nell’aria, il tic toc della pendola, fuori tempo.
Un po’prima, un po’ dopo.
Io nell’adesso. Tu in mente.
Tutte le bellezza, tutte le seduzioni addormentate sotto la coperta azzurra del tempo. Tutte le bellezze da parlare piano o tacere. Ché ora non è tempo. Zitta.
Leggi. Aspetta. Scrivi.
Un po’ vai avanti. Un po’ no.
…
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(by poetella)
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17 giovedì Lug 2014
Posted ricordini, viva mia sorella!
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(poetella piccola, la gemellina e la bellissima mamma)
Beh, è ora di scrivere qualcosa, no?
È per via che m’è tornato in mente un ricordino. Spunto da uno dei miei blog preferiti.
No, non lo cito che se no gli altri…beh…
Insomma, sorelle. Infanzia. Paure. La notte.
Leggevo come una matta, da piccola (ok, anche da grande)
C’avevo a disposizione, oltre ai libri che compravo, che mi comprava mamma su mia precisa richiesta, da una certa età in poi, oltre a quelli, le splendide antologie per le medie (allora erano splendide) che arrivavano a casa dai rappresentanti di libri che si prodigavano a consegnarli a mamma, insegnante di lettere, sperando….
E lì, ah, c’era di tutto. Roba da grandi!
E io leggevo. Di solito nel pomeriggio, finiti velocemente, più o meno, i compiti.
A volte la sera, prima di dormire, col librone nel letto.
Erano enormi quelle antologie! Un ammasso di godurie.
Ma una sera mi pentii amaramente d’averlo fatto.
Un racconto.
Un racconto che mi perseguitò poi nelle notti per anni. Dico davvero. Per anni.
Pure adesso, se ci penso…
L’autore non me lo ricordo. Solo il titolo. La forfecchia.
Già il titolo… che poi, magari, no. Magari poteva essere una cosa alla Fedro, che ne so.
Insomma, lessi.
Storia orribile.
Una bimba che dorme su un prato, col nonno vicino, che le aveva letto fiabe.
Immagine dolce, no?si continua.
Fino a che…la forfecchia. Che deve essere uno di quegli animaletti piccoli, con le antennine, un po’ trasparenti, veloci e orribili. Li odio.
E quella che fa? Si va a intrufolare nell’orecchio della bimba. E poi su. Fino al cervello. Fino a farla impazzire.
Ma dico io!
Ma si scrive una novella così, da far leggere a dei ragazzi adolescenti? E magari anche a quelli più piccoli, curiosi? Ok, ci sono quelli col gusto dell’orrido.
Non era il mio caso.
Non si dormiva più.
Si scrutava il letto in ogni angolino, prima. Si sperava che papà e mamma non spegnessero la luce prima del mio sonno.
Ci si augurava che l’immagine sparisse dalla memoria. Per giorni e giorni.
E guai se si spegnevano le luci nelle altre stanze. Guai. L’idea che tutti dormissero. Lasciandomi in balia di…
Non si dormiva più. Senza luci, niente. Che poi sarebbe bastato il sottile filo di luce sotto la porta chiusa. Ma senza neanche quello, niente.
In allerta. Ogni fruscio. Ogni impercettibile movimento d’aria.
Fino a ”Tata, vieni al letto mio?” una supplica.
E la gemellina paziente, in stato di dormiveglia, s’alzava, col cuscino tra le braccia, senza chiedere e s’infilava nel letto.
Fugando ogni paura. E scivolando, tiepida e serena, assieme a me, nel sonno.
Ecco.
L’ho raccontato.
Rimettiamoci a leggere, va’…
…
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(by poetella)
Ashkenazy plays Chopin Etude op.10-1
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29 domenica Giu 2014
Posted libri
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19 sabato Gen 2013
Posted poesia
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(foto di poetella)
visto che non può scrivere…
troppa gente in mezzo…
e…Musica!
J.S.Bach-PartitaNo.2 in c minor-Sarabande
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