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Poetella's Blog

~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

Poetella's Blog

Archivi della categoria: basta!

ok. Basta.

15 domenica Mar 2015

Posted by poetella in basta!

≈ 32 commenti

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al diavolo!

la guerra è cominciata.

Si salvi chi può.

10892001_859409154082566_8758999577703428155_n

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Dice Ci vieni al corso co’ me?

31 sabato Mag 2014

Posted by poetella in basta!, consapevolezza, diario, insofferenza, non amore, vecchi post...

≈ 18 commenti

Tag

bridge, che strazio, non amore, voglia di libertà

cartebridge

(foto dal web)

 qui la voce di poetella (teatro puro!)

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Dice Ci vieni al corso co’ me?

A bridge? Fa lei.

E continua a spalmare crema di salmone sulla fettina tostata di pane a lievitazione naturale. Intanto sente un’interna lievitazione di minuscolo moto di rabbia. Un gonfiarsi. Un tentare di debordare dai fragilissimi, esilissimi, consumatissimi bordi della…

Frena! pensa. E spalma. E dice Ma dai!

Lo sai che le odio le carte! Mica dice quello che le frulla  tra un morsetto e l’altro. Altra fettina. Altra crema.

Questa e basta, dice.

Lui, ancora Ma mica è giocare a carte, bridge! È  tutta ‘n altra cosa. Beve. Vino bianco. Lei rosso. Due bottiglie a tavola.

Le frasi in testa e quelle che si dicono. Contrasto netto.  Davanti a questo tavolo, sicuro.  Alzi il coperchio, guardi dentro, capovolgi, mischi, schiumi, metti sale, metti zucchero, metti quello che ci vuole per non. Poi parli.

 

Ma chi c’ha tempo di fare un cavolo di corso di bridge! (Questo va bene da dire)Mica so’ pensionata, io.

Era per fare qualcosa insieme. Per fare coppia! Dice lui.

Ancora coppia?  pensa lei. Ancora coppia?  Dopo 40 anni, ancora coppia? Ma se non mi pare vero che te ne vai a bridge, e io no, così resto sola, così non devo sentire programmi di calcio in tv, così non devo venirti dietro per casa a spostare uno dei 97 piatti a parete che sta meglio qui? o meglio qui? (o mettilo dove cavolo ti pare) così non devo starti a sentire parlare di John Barrymore o diRobert Donat o di chi cavolo ne so, ché che mi frega di vecchi film, di vecchi mobili, di vecchie (ok, antiche) statuette di porcellana, di vecchi ricordi che li cancellerei tutti i vecchi ricordi, li annullerei tutti, appallottolati e gettati verso il futuro che speriamo che, ma tanto che vuoi sperare, che vuoi ancora aspettare, ok, ok, lo so che ancora qualcosa c’è. Ma fuori di qui! pensa, lei pensa.

 

Ma dice solo

No, dai…vacci te al corso. Un altro per fare coppia lo trovi, dai. Poi sorride e spalma un altro po’ di crema al salmone. Proprio l’ultima, però, eh?

…

…

…

(by poetella)

 

 (Beh…è un ripost…me lo perdonate? )

 

 

ChetBaker – Over The Rainbow

 

 

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che poi…

22 giovedì Mag 2014

Posted by poetella in basta!

≈ 37 commenti

Tag

niente tag

 

Che poi, uscita, solito passo veloce, un sole! Un profumo! Gelsomino? O quello che gli somiglia, o rose, o magari il mio, insomma, appena uscita, due balzi e fuori del giardino, altri due e sorpasso due donne grasse, una di loro curva, sbilenca, camminano e occupano quasi tutto il marciapiede. Devo scendere per sorpassarle. Vanno lente come il dolore che non passa.
Io, sciolta, veloce. Ancora un sorpasso.
È una vecchina, adesso, lenta lenta, bastone e busta del supermercato nell’altra mano, trasparente, pure lei sembra trasparente. Sta per scomparire. Nella busta mezzo litro di latte, un pacchetto di biscotti. Una scatola di purè liofilizzato.
Sorpassata.
Sole. Venticello tiepido. Ciuffi di papaveri a bordo strada. Spavaldi. Come me.
Altra donna davanti.
Arranca dondolando su due gambe grosse, le anche divorate dall’artrosi. Un procedere da elefante sulla sabbia. Morente. Capelli bianco spento. Radi. Forse molto vecchia.
No. La conosco. Abita nel mio palazzo. Ha meno anni di me.

Via. Sorpassata Buon giorno! pure lei. La corte dei miracoli, oggi.

Via veloce. In cuffia Eddie Vedder che canta per me.
Io con i jeans stretti e la camicetta a righette bianche e turchesi. Un po’ sbottonata.

E penso ma che cazzo sei malinconica?che cazzo?
Non è proprio cosa, cara mia.
Anzi, sai che ti dico? Se oggi il collega di lettere, ma sì, quello giovane, quello belloccio, ricciolino, cogli occhi neri neri e le ciglia che pare si metta il rimmel, se lo metterà? Insomma, se di nuovo, senza tante metafore, senza girarci troppo attorno, liscio liscio me la chiede per l’ennesima volta, beh, sai che c’è?

Io gliela do. Ecco.
…
…
…
(by poetella)

(e niente foto)

.

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Troppo stanca. Stanchissima…

16 venerdì Mag 2014

Posted by poetella in basta!, classe, disciplina, rumore, uffa, voglio una scuola diversa

≈ 31 commenti

Tag

silenzio

il ponte

(foto di poetella)

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Troppo stanca. Stanchissima. Il rumore ovunque. Schiamazzi. Vociare inutile. Movimento di masse. Onde concentriche. Oggetti volanti.
Basta.

Chiudere le orecchie. Impossibile.
Urla che si sovrappongono a urla. Girone infernale. Guerre, battaglie, attacchi e scontri.
Negazione dell’ascolto. Incomunicabilità. Aria viziata da viziati rapporti di forza.
Inutile cercare di coprire le voci con la voce.
Provare col silenzio. Chiudersi nel silenzio. Chiedere aiuto al silenzio.
A volte funziona. Per stupore. Per inquietante domanda: che succede?
Aspettare faccia effetto.
Un minuto. Due minuti. Immobile. Quattro. Ancora niente.
Poi, diminuzione impercettibile del rumore. Lievissimo abbassamento del rimbombo.
Soglia d’attenzione più alta. Piccoli gruppi che si fermano a guardare. Voci che suggeriscono il silenzio.
Sei minuti. Sette.
Altri gruppi che si quietano.
Immobilità e sguardi. Su tutto l’ondeggiare della bufera. Che si sta placando.

Ancora tre voci. Due. Una. E zitto! Non vedi che…
Tutti fermi. Tutti dietro i propri banchi.
In piedi. Zitti. Tutti.
Trattenere il silenzio. Sospensione. Sguardi. Un leggero colpo di tosse.
Silenzio. Una sedia che si sposta rumorosamente.
Silenzio.

Ora si può cominciare la lezione.
Tempo d’attesa: nove minuti.

Troppi.
…
…
…

(by poetella)

 

Lets Twist Again – Chubby Checker

 
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È caduta. Vestita da fragoletta…

17 lunedì Feb 2014

Posted by poetella in allegria!, amore?, basta!, biografia..., consapevolezza, cosa sarà di noi?, diario, fine di un amore, indipendenza, malinconia, mi manchi, piangere, poesia, stanchezza, vecchiaia

≈ 8 commenti

Tag

amore, nostalgia, piangere, tristezza, vecchiaia

fragola

(foto dal web)

 

 

È caduta. Vestita da fragoletta.

Con le calze bianche e un vestitino rosso di pannolenci. O di pile

non ho visto bene, tutto a pallini neri. Applicati.

E una fragola in testa. Un cappellino. Con le foglioline verdi di qua e di là.

Punto.

 

È caduta. Avrà avuto un paio d’anni.

Le calze bianche tutte sporcate.

Le guardava. La faccetta, in un attimo, affogata di lacrime.

Senza consolazione.

Neanche la mamma buona a calmarla.

La sentivo piangere anche dopo averla superata di più di venti passi.

O metri.

O giorni. O anni.

A gran voce.

 

Io non piango.

Io non sono caduta.

Non è caduto nessuno.

Chiudiamola lì.

…

…

…

(by poetella)

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Va beh. Che scorra pure quest’inchiostro nero…

14 venerdì Feb 2014

Posted by poetella in addio, amore?, basta!, compleanno, consapevolezza, cosa sarà di noi?, fine di un amore, foto di poetella, lasciamovolareilpalloncino

≈ 28 commenti

Tag

amore, fine di un amore, fotografia, il cielo, poesia, tristezza, vecchiaia

20140214_072221

(foto di poetella)

 

 

Va beh. Che scorra pure quest’inchiostro nero

ammesso glielo conceda, non lo so ancora

s’infili pure sotto le unghie

macchi sbrodoli cancelli

cancellerò mai quello che è stato?

 

Ho visto una crepa nel cemento stamattina.

Sembrava l’Africa

Sospetto d’avere bisogno di troppa immaginazione

comunque.

 

Dilaghi questo nero di China

coprente o non abbastanza.

Vedo elemosinare luce le tracce dei sogni 

sotto la macchia

e comincio ad usare verbi al passato.

 

Ma sì, sconfini allaghi sommerga.

 

Cercherò di tenere chiusa almeno la bocca.

…

…

…

(by poetella)

(auguri…oggi è il tuo compleanno. Non l’ho dimenticato, sai?)

.

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Prendere decisioni. Urge?

10 lunedì Feb 2014

Posted by poetella in addio, amore?, attesa, basta!, fine di un amore, foto di poetella, malinconia, poesia, stanchezza

≈ 16 commenti

Tag

amore, attesa, fine di un amore, fotografia, poesia, silenzio, sono un po' stanchina...

SAM_0933(foto di poetella)

 

Qui la voce di poetella

 

 

 

 

Prendere decisioni. Urge?

O non sarebbe forse meglio uno scivolare

proprio come Ofelia sull’acqua

magari con delle notine lievi

nostalgiche – struggenti che cantano una ninna

ai pensieri. Stanchi.

 

Stare ad argomentare sul migliore dei silenzi

o sul grido,  sull’affollarsi delle giostre

o sulla dolcezza d’una panchina solitaria

e vuota, in pieno inverno. senza neve

servirà?

Servirebbe forse uno scambio di mani

di fiati di occhi di braccia

un intreccio di gambe un contatto uno scontro

servirebbe un contrasto?

O anche un più morbido sorvolarsi

sfiorarsi immergersi in un campo magnetico

di tenerezza.

Servirebbe, dico io?

 

Con tutta questa libertà tutta questa leggerezza

si comincia a temere  l’oblio.

 

E, peggio, si teme di cancellare la mappa.

 

Tuttavia, sì, devo dirlo, sono stanca forse, d’essere isola

pensavo ieri.

 

Siamo nati per essere penisole, noi. Credo.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

 

 

 

 

.

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Forse un movimento d’astri…(replay)

16 giovedì Gen 2014

Posted by poetella in astrologia, basta!, carcere, foto di poetella, il cielo, inverno, malinconia, nebbia, non ne posso più, poesia, quando finisce?

≈ 27 commenti

Tag

dove sei amore mio?, fotografia, rabbia, tristezza, voglia di libertà

il-cipresso

(foto di poetella)

qui la voce di poetella

.

Forse un movimento d’astri

strana congiunzione d’irrequietezze

a stanarle questo malanimo

 

Un incastro in cielo

di corpi mobili oscuri e riflettenti

e allora a dire no. Dire no e basta

mettere su il broncio

dire no e voltare le spalle

alzarle, scrollarle un po’

guardare di lato. Basso.

 

Forse è un movimento dispettoso d’astri

a portarsi via la sua condiscendenza

 

quell’accettazione composta

di statuetta di presepe

di ramo flesso. Che lascia fare.

 

E se ne sta lì tenacemente sola

come un cipresso

lungo lungo addolorato

rigido e scuro contro il vento

 

Puoi sentire scricchiolare

di rabbia

i suo rami

mentre testardo 

solletica il cielo

 

 

Che almeno lui, almeno lui rida

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

.

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Dovremo aspettare …

30 lunedì Dic 2013

Posted by poetella in anima, atmosfere magice, attesa, basta!, Bellezza che salva, biografia..., cose consolanti, cose faticose, desideri..., diario, foto di poetella, indipendenza, J.S:Bach, le cose importanti, libertà, musica, non ne posso più, poesia, un po' di tempo per me

≈ 18 commenti

Tag

attesa, J.S.Bach, musica, poesia, silenzio, sto bene

20131103_105454(foto di poetella)

 

Qui la voce di poetella

 

 

Dovremo aspettare le ore piccoline

e che le posate siano tutte nel cassetto

ben asciugate e lucidate

e che fuori smetta di piovere oppure no

che tanto

non si sentirà rumore qua dentro

con queste finestre sigillate che tengono fuori freddo e notte

 

gioia delle muffe

che dai a ripulire

dai a ripitturare. Questa casa  che è tutta una muffa

che lo diceva Cetto: I funghi ci sopravviveranno.

Come chi era Cetto? Lo so io. E lo sanno anche i fungaioli.

Ma lasciamo perdere che perdiamo il filo.

 

Dovremo aspettare le ore piccoline, dicevo

e che si cominci a sentir russare di là per mettere

piano piano

un po’ di buona musica, di quella che ti consola

di quella che ti dimentichi del dammi e del dimmi e del fammi

di quella che dentro la stanza c’è  un roteare d’astri

azzurrini

crome e biscrome e chiavi di violino

e chiavi di porte segrete

con dentro parole tutte in fila

scartate come caramelle pronte per essere succhiate

sciolte assaporate. Gustate sorridendo.

Con la testa reclinata un po’ indietro e i capelli che diventano più lunghi

 

E i minuti che diventano più lunghi

Proprietà privata, cancello sigillato da dentro.

E guai a chi tenterà di…

via! Pussa via! Questo posto adesso è mio. Dirò. Ok?

…

…

…

(by poetella)

.

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non si riesce a scrivere manco una parola… uffa!

30 lunedì Dic 2013

Posted by poetella in basta!

≈ 26 commenti

Tag

che strazio, fotografia, ma non scapperò, purtroppo, viva la libertà, voglio scappare

fiorirà...

sempre assillata di sinistre presenze…

porca miseria.

E se …sparissi?

.

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mi sa che mi fermo…

22 venerdì Nov 2013

Posted by poetella in basta!

≈ 17 commenti

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..

per un po’

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Dice Ci vieni al corso co’ me?

13 mercoledì Nov 2013

Posted by poetella in basta!, consapevolezza, diario, giochi, indipendenza, inverno, libertà, noia, non ne posso più, pazienza, pensieri sparsi, quasi racconti

≈ 19 commenti

CarteBridge

(foto dal web)

 qui la voce di poetella (teatro puro!)

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Dice Ci vieni al corso co’ me?

A bridge? Fa lei.

E continua a spalmare crema di salmone sulla fettina tostata di pane a lievitazione naturale. Intanto sente un’interna lievitazione di minuscolo moto di rabbia. Un gonfiarsi. Un tentare di debordare dai fragilissimi, esilissimi, consumatissimi bordi della…

Frena! pensa. E spalma. E dice Ma dai!

Lo sai che le odio le carte! Mica dice quello che le frulla  tra un morsetto e l’altro. Altra fettina. Altra crema.

Questa e basta, dice.

Lui, ancora Ma mica è giocare a carte, bridge! È  tutta ‘n altra cosa. Beve. Vino bianco. Lei rosso. Due bottiglie a tavola.

Le frasi in testa e quelle che si dicono. Contrasto netto.  Davanti a questo tavolo, sicuro.  Alzi il coperchio, guardi dentro, capovolgi, mischi, schiumi, metti sale, metti zucchero, metti quello che ci vuole per non. Poi parli.

 

Ma chi c’ha tempo di fare un cavolo di corso di bridge! (Questo va bene da dire)Mica so’ pensionata, io.

Era per fare qualcosa insieme. Per fare coppia! Dice lui.

Ancora coppia?  pensa lei. Ancora coppia?  Dopo 40 anni, ancora coppia? Ma se non mi pare vero che te ne vai a bridge, e io no, così resto sola, così non devo sentire programmi di calcio in tv, così non devo venirti dietro per casa a spostare uno dei 97 piatti a parete che sta meglio qui? o meglio qui? (o mettilo dove cavolo ti pare) così non devo starti a sentire parlare di John Barrymore o di Robert Donat o di chi cavolo ne so, ché che mi frega di vecchi film, di vecchi mobili, di vecchie (ok, antiche) statuette di porcellana, di vecchi ricordi che li cancellerei tutti i vecchi ricordi, li annullerei tutti, appallottolati e gettati verso il futuro che speriamo che, ma tanto che vuoi sperare, che vuoi ancora aspettare, ok, ok, lo so che ancora qualcosa c’è. Ma fuori di qui! pensa, lei pensa.

 

Ma dice solo

No, dai…vacci te al corso. Un altro per fare coppia lo trovi, dai. Poi sorride e spalma un altro po’ di crema al salmone. Proprio l’ultima, però, eh?

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

ChetBaker – Over The Rainbow

 

 

 

 

 

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E allora? Vogliamo parlare di violenza?

29 martedì Ott 2013

Posted by poetella in basta!

≈ 32 commenti

(e niente foto)

 

E allora? Vogliamo parlare di violenza?

Ma no. Non dico quella. Non c’è solo quella.  C’è anche quella del Va bene, dai. Pazienza.

Quella dell’Oddio! Non ce la faccio. Non ce la faccio proprio! E invece sì, ce la devo fare.

Contro ogni voglia di fuga, contro ogni possibilità di ricerca di fuga, contro ogni scrollata di spalle che resta tutto lì. E pesa. Cazzo se pesa.  Pesa fino a deformarti.

Come le braccia degli scaricatori di porto.

Vogliamo parlare di violenza?la sai quella del rumore?

La sai quella del brutto, del marcio, dello squallido, dello sciocco a oltranza. La sai quella del fare sì, con la testa e pensare no! Cazzo, no!

La sai la violenza di quelle frasette smagate, dice Ma perché, che hai fatto, oggi?

E tu rivedi, e tu risenti la sveglia delle 5,30, cinqueetrentadimattina! E i panni stesi che è appena l’alba e fa ancora freddino all’alba, in vestaglia in balcone, anche se la scena rincuora, i colli, le nebbie, il rosa, il blu e sbrigati, che fai tardi e il pranzo? Ok, tutto pronto, basta scaldarlo e via a scuola e la baraonda e la volgarità, e i capelli da matti e i sederi di fuori, ancora i sederi di fuori, ma quando cambia ‘sta moda? E tu che, come li motivi, come li fai smettere di starnazzare, come li convinci a seguire a studiare a fare i seri che poi, tanto…no? Tanto…

 

E poi, meno male oggi solo quattr’ore. E l’auto, caldo pieno puzzolente tutti i finestrini bloccati e l’aria condizionata rotta e  così pieno che non puoi neanche levare la giacca e sudi e poi scendi e corri, la spesa  i pesi l’ascensore rotto! E le buste che pesano, pesano come se ci fossero dentro tutti i mali del mondo e magari ci sono pure, ché chissà che cavolo ci mangiamo e finalmente arrivi su, settimo piano e, ok, i letti li hanno fatti, ma la tv è accesa, rumore e quei due, sono due? che parlano di calcio, sempre calcio, solo cacio e le telefonate accorate sul calcio e i commenti sul calcio e quello era rigore e quello no, e Visto poi che tiro? E Lo doveva cambiare Nonsochi…lo doveva sostituire.

 

E tu che vorresti solo il silenzio delle celesti rote

Tu che vorresti una tavolata silenziosa, quando si mangia non si parla, diceva nonna! Una tavola dove magari si scambiano poche, semplici parole invece di quel gracchiare sguaiato su quell’argomento che unisce e stranisce le passione del mondo. Accidenti.

 

Che non vedi l’ora di finire di mangiare e ciao! Vado a riposare un po’.

E chiudere finalmente la porta.

Staccare gli elettrodi.

E pensare un po’ a…

 

In pace.

…

…

…

(by poetella)

 

E niente musica. Ecco.

 

 

 

 

 

 

.

 

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basta!

25 mercoledì Set 2013

Posted by poetella in basta!, comunicazione di servizio

≈ 52 commenti

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..

ho deciso:

stasera mi ubriaco.

Quando è troppo…è troppo.

Ecco.

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..

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Tanto ce la faccio…

22 lunedì Lug 2013

Posted by poetella in basta!, consapevolezza, diario, dolore che guarisce, forza, foto di poetella, le cose importanti

≈ 17 commenti

Tag

calma, luce, maestro, Pierangelo Bertoli

SAM_0055_1(foto di poetella)

 

 

Tanto ce la faccio.

Reggo gli sputi del destinaccio.

Tanto poi mi lavo.

E non mi sbavo..

Scalcio, sbraito un po’. Poi scatta la calma.

Lo sai, vero? Lo sai. Me l’hai insegnato tu, Maestro.

Non serve, dici. Mettiti buona e aspetta che passi. Se non ci puoi fare niente.

Ok, mi metto buona.

Tanto ce la faccio.

Posso sempre tirare fuori i miei giocattoli dal cesto.

Ricordi minuti. Cianfrusaglie. Musichette di carillon.

Posso sempre mettermi ad attorcigliare capelli attorno al dito.

O dondolare sulla sdraia in balcone. Pure se non ce l’ho.

La sdraia, dico. Il balcone, sì.

Posso guardarmi allo specchio coi tuoi occhi. Sognati.

E aspettare.

Tanto ce la faccio.

Sono cresciuta a forza di sberle.

Non mi fa paura niente.

Basta organizzarsi.

Nessuna sa organizzarsi come me.

Magari qualcuna sì, ma il fatto non pregiudica.

 

Nessuna sa pescare mollichelle di luce nella notte.

piccole come occhi di lucciole.

 

E continuare a leggere i sogni a quel chiarore.

…

…

…

(by poetella)

 

Pierangelo Bertoli – Eppure soffia

 

 

 

 

 

 

 

 

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ma come si fa che…

11 martedì Giu 2013

Posted by poetella in basta!, consapevolezza, foto di poetella, malinconia, poesia

≈ 16 commenti

Tag

clown, e la vita, s bach, sognare

potature(foto di poetella)

 

 

 

 

Ma come si fa che certi giorni il sorriso

non ce la fa a sentirsi coperchio di tutta questa angoscia che viene su da mille grovigli, da mille inganni, da mille e mille menzogne pietose a mascherare, da mille inconfessate certezze.

E il figlio che non. E il marito che non. E il padre che non. E l’amante che non. Anche l’amante che non. E la gente che non. E la vita che non.

La sorella, poi. La sorella lontana più di quanto non sia lontano l’oceano di fatica a tenersi sulle spalle tutta sé. Intera  e sola.

 

Ma come si fa che certi giorni il sorriso

vorrebbe piegarsi all’ingiù, come all’ingiù stanno tutte le malinconie dei traditi sogni di bambina che, certo, non dico di no, va bene, va bene, confesso, sognava un po’ troppo e sicuramente a sproposito.

No. Non sicuramente. Forse. Ecco. Forse a sproposito. Ché a sognare, se uno deve proprio sognare, meglio sognare in grande. No?

 

Tanto, poi, in genere, ci si sveglia. Che non è possibile continuare a dormire. E dormire.

E dormire.

Si deve agire. Si deve fare. O almeno disfare il malfatto. O almeno provarci.

 

Ma come si fa che certi giorni il sorriso

è dipinto come su una bella faccia di clown. Una bella mezzaluna rossa e le crocette per occhi. Che basta qualche goccia  di pioggia (di pioggia?) a scioglierlo. A scolorirlo. A cancellarlo.

 

Poi, comunque, con colori acconci e mano esperta, allegra!

 

provando e riprovando, diciamo che, diciamo sì, che si rifà.

…

…

…

(by poetella)

L.S. Bach-bwv639 John Lewis Grant

 

 

 

 

 

 

 

 

.

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Che poi lei pensava…

16 giovedì Mag 2013

Posted by poetella in amore clandestino, antiquariato, assenza prersenza, basta!, consapevolezza, foto di poetella, le cose importanti, libertà, musica

≈ 29 commenti

SAM_0026(foto di poetella)

 

 

 

Che poi lei pensava

mentre stirava l’ottava camicia – troppe camice in questa casa, l’indiano della tintoria non stira bene, povero, tutte da ristirare –  lei pensava, col Canone per tre violini e violoncello di Pachebel nelle orecchie, questa casa finta, questa casa scomoda, piena di gueridon pieni di ninnoli, figurette, tazze  e caffettiere del settecento, dell’ottocento, piena di mensole e mensolette piene di chicchere e piatti di porcellana, di bronzo, di maiolica istoriata del seicento, del settecento, dell’ottocento, albarelli, angeli e angioletti, puttini e dee e dei ed eroi, e mostri, vasi e coppe, e avori, tutto antico, cartagloria, fiori di seta, tutto morto, tutto da altri usato per viverci comodi, non per metterlo lì a dover essere spolverato, lucidato, schivato per non romperlo, in quella casa finta con gli armadi piccoli, che se no disturbano l’equilibrio infinito, prezioso della mostra degli oggetti rari, quadri e quadretti e miniature e specchi e specchi finti, antichi, macchiati, scrostati, che non ci si vede niente e ci si deve specchiare in quello dell’ascensore,  di fronte, di profilo, ok, va bene,

stirava e pensava, in quella casa senza lo spazio per una libreria, i libri un po’ qui, un po’ lì, un po’ in soffitta, o sotto al letto, o in cucina o in quella verticalina su due, tre strati, senza un faretto per illuminare, Me lo metti un faretto? Ma che sei matta? Ci starebbe malissimo! Con la torcetta per vedere che cavolo di libro era. Se era  quello che cercava, senza trovarlo. E svuotare tutto, a tentoni. Poi rinunciare. E per fortuna una libreriola in cucina coi preferiti. Amori miei!

 

E lei stirava e pensava Tu!

Tu che non scrivi. Tu che, non serve che scrivi, tu che vivi in semplicità. Tu, solo l’essenziale. Tu col poco. Tu che non telefoni, ché non serve telefonare. E non mandi messaggi. Ma che messaggi devi mandare mai?

Ché lo sai che mi sei continuamente in testa, ché se non ti avessi continuamente in testa soffocherei, in questa prigione  di falsità, che ci soffocherebbe chiunque.

 

Figurati io! Ma io, no. E allora…

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

Pachebel – Canon For Three Violins & Cello.

 

 

 

 

 

 

.

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Ci salvi la Bellezza!

14 martedì Mag 2013

Posted by poetella in basta!, Bellezza che salva, biografia..., consapevolezza, diario, foto di poetella, libertà, malinconia, nonni, nostalgia

≈ 19 commenti

Tag

bambina, tutta la vita

gerani e begonie 2

(foto di poetella)

Ci salvi la Bellezza!

 

 

 

Che c’entrava, adesso. Le era venuto in mente.

Mentre usciva vapore caldo dall’inalatore termale.

Non c’era nesso apparente. O sì? Una bambina che sonnecchiava in un letto grande, non suo.

E, dalla cucina, rumori sommessi in un brodo di silenzio.

Tramestio. Luce filtrata dalle persiane chiuse. Profumo di cera per mobili. Lenzuola di lino spesso. Ricamate.

Da sua nonna.

 

E non alzarsi. Che tanto era vacanza. E c’era tutta la vita, ancora, davanti. Allora c’era.

Una pagina tutta bianca. O no?

Forse che già le tracce di quello che si sarebbe scritto erano stabilite?

Non si scappa?

Forse che non si sarebbe potuto fare niente per deviare, guidare, tracciare  diversamente?

Si sarebbe fatto, se ci fosse stata la possibilità.

Non si fa che quello che è possibile. Pare. No? E, o è possibile, o non è possibile. Inutile startici a.

 

Ancora non poteva alzarsi. Neanche adesso. Doveva finire l’inalazione di vapori sulfo-balsamici.

Le liberavano il naso. Le schiarivano le idee. O gliele annebbiavano.

Affidiamo al vapore tutta la vita. Cancelliamo  tutti gli anni.

Via i passi falsi. Via le false risposte. E le domande retoriche.

Riscriviamo tutto. Cambiamo i personaggi. Sostituiamo i ruoli. 

Un nuovo progetto l’avrei.

Ridisegniamo le mappe.

Anche la pianta di casa. Anche i segni dei passi.

Anche la distribuzione dei mobili. La ridondanza dei mobili.

E degli oggetti che levavano l’aria. E non riempiono i vuoti.

T’accerchiano, t’assediano, ti stringono, t’intrappolano. E lui che compra e compra e compra e compra. Beata te! Figurati se.

 

La casa di nonna era semivuota.

Solo l’indispensabile.

Cos’è indispensabile?

 

Il silenzio, per esempio. Ché questo inalatore fa troppo rumore. Tortura le orecchie già abbastanza torturate. Dev’essere qualche strano transito in cielo.

 

Ma le scoppiava una rabbia, come un bubbone maturo.

 

E, Che c’è a cena?

E, Mi dai, mi fai, mi levi, mi lavi, mi stiri, mi metti, mi compri. Mi telefoni a. mi vedi se.

L’hai preso l’Armolipid in farmacia? E l’Arvenum?

E, Avrei tanta voglia di fare l’amore. Io no (non con te, comunque).

Ma, pagato il condominio? Mi prendi il giornale, già che esci?

Fan culo!

 

E non si può scappare. Oggi, per lo meno, no. Devo fare l’inalazione. Almeno quindici sedute.

Poi, poi, ci sarà qualcos’altro a tendere trappole.

Contaci, bella mia. Non sei di quelle che mollano le zavorre. E neanche bucano il pallone.

 

Ok, ok. però, qualche volta, pure tu, libera, voli. Sicuro. Sì, sicuro.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Brahms’Lullaby

 

 

 

 

 

 

.

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Ma no, papà, dai, lascia perdere…

26 martedì Feb 2013

Posted by poetella in basta!, consapevolezza, crescere con l'amore, diario, figli, indipendenza, le cose importanti, libertà, padri e figli, papà, poesia, quasi racconti

≈ 15 commenti

Tag

delusione, papà, politica, ti ricordi

bandierarossa

(foto dal web)

 

Ma no, papà, dai, lascia perdere.

Dimmi di zia Nena, invece. È venuta a trovarti, ieri, no? Vecchia, dici? Vecchia vecchia?

Tutta storta come un disperato ulivo di collina. Solitario.

I  capelli, neri? Ma dai! È la tinta.

Ma sì, mi ricordo che mani aveva. Belle. Suona più?  No, eh?

 

Ma no, dai, non mi va. Non mi va di parlare di politica.

Dimmi di zia. Pure io, ti ricordi che mani. Eh, adesso, pure adesso, ma va!…

 Ma sì, guarda come s’è storto l’indice. Sì, sì, altro che.

Ma dimmi, dimmi di zia. Ah, non suona più. Perché? Non la sente nessuno!

Ma che si suona per farsi sentire?

Si suona per sentire la musica che riempie la casa, che scivola per tutte le stanze, che s’arrampica sui muri ed esce in balcone e vola via, come una rondine.

 

Papà, e dai. T’ho detto che non mi va di parlarne, dai. Niente politica, si?

Poi, a che serve?

Noi non ci siamo mai, no, mai capiti. Mai stesse idee. No? Sbaglio?

Che parlo di politica, adesso? Non mi va di litigare, papà.

E poi, poi tu che ne sai di politica.

Ancora a dirmi non avrai mica votato per i comunisti?

Solo tu e qualcun altro a parlare ancora di comunisti.

 

Papà, che fai, poi? Mi sequestri ancora la radiolina?

Non ce l’ho più quella che mi sentivo in cameretta, partigiana in tono minore, nel buio della casa addormentata,  nel tepore delle mie speranze ammantate di notte e di sogni e di voglia di libertà.

Me l’ascoltavo fino a tardi tardi, mentre tu dormivi stanco del tuo primo, del tuo secondo, del tuo terzo lavoro e dell’aiuto che davi a casa a mamma e mamma, stanca d’essere stanca, dormiva il sonno della bella col principe che pensa a lei. A lei, tutti sì. Solo sì.

 

Non me la puoi più sequestrare la radiolina che, senti questa che cosacce si sente, tutte parolacce di comunisti! dicevi a mamma costernata, che prendeva il rosario come una spada, come un amuleto scaccia maligno. Via il diavolo da casa mia!

E io, piccola prigioniera politica, eroina senza esercito da guidare, senza rogo da sfidare.

 

No, papà, non mi va di parlare di politica. Oggi. Con te.

Oggi che tra noi s’è tutto acquietato, come un lago dove il mostro s’è immerso, l’acqua ha ribollito un po’ e tutto s’è ricomposto. Tutto s’è fermato.

 

E poi, papà, che parlo a fare con te che ancora dici che Lui! Lui  che vi faceva venire in Italia, giovanetti a fare le gare tra tutti giovani e belli.

Voi, dalla Libia in Italia, sulla nave, piccoli piccoli e felici! Lui grande uomo. Papà! Ma che ne sai tu?

Dimmi di Patrizia, invece. Quand’è venuta a trovarti? Ieri? L’altro ieri. Ingrassata!

Più grande di noi? Due tre anni? Ma che! Quindici giorni. Sì! Solo quindici. E  lo so che sembra più vecchia. Siamo noi che sembriamo più giovani.

Abbiamo preso da te, papà. Papà bello!

 

Lo vuoi un tè?

Stai bello calduccio con la copertina sulle gambe?

Dai, lasciamo stare la politica.

Oggi no. Non ci voglio pensare. No. Oggi no.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Pierangelo Bertoli. Eppure soffia

 

 

 

 

 

 

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E mentre riponeva l’ultima …

27 domenica Gen 2013

Posted by poetella in attesa, basta!, Bellezza che salva, consapevolezza, desideri..., dolore che guarisce, foto di poetella, indipendenza, le cose importanti, libertà, musica, nostalgia, notturno, pazienza, quasi racconti, sigaretta

≈ 20 commenti

Tag

Calcio, desiderio di libertà, israel kamakawiwoole, rabbia, televisori, voglia di scrivere

cucina di notte

(foto di poetella)

 

E mentre riponeva l’ultima pentola, l’ultimo coperchio, ben asciugati che se no le goccioline, il calcare, l’opacità triste e scialba, mentre asciugava con energia il lavello d’acciaio, controllando ombre ed eventuali malinconie residue, dandoci dentro per vincere la battaglia della lucentezza assoluta,

mentre s’asciugava le mani  sperando per l’ultima volta, in quella giornata con quei suoni, quelle parole da due televisori in due stanze diverse, e in una era lei e doveva stare la e non poteva volatilizzarsi, nebulizzarsi, scomparire, evaporare, con quei discorsi che le trapanavano le orecchie di scialberie totalmente estranee al suo pensare, al suo sentire, mentre pensava che tra poco, finalmente si sarebbe seduta, avrebbe acceso la sua sigaretta e si sarebbe isolata da tutto quel ciarlare di palloni, azioni, scuse, esaltate urla per esaltanti azioni impossibile, ma poi possibili,

quel domandare di quanti punti, che postazioni in classifica, quello è un venduto, quello non ci capisce niente, ma perché non lo cacciano, tutti quei discorsi, e non mi venite a rompere le scatole che ormai è successo, tutti quei discorsi, io dico semplicemente che il discorso è molto particolare (ma che discorso? Ma quali discorsi?)

mentre si isolava completamente, ci provava almeno, da tutto quello che aveva fatto, sistemato, preparato, archiviato, congelato, riposto, ripulito, controllato, da tutto quello che non aveva fatto e avrebbe voluto fare

aveva pensato

 

oggi, niente leggere, niente scrivere, niente musica,  niente niente

mentre pensava così  aspirando lenta il fumo saporito della sua sigaretta serale, aveva concluso, ok! rimediamo.

Adesso si scrive. Ecco.

…

…

…

(by poetella)

 

Over the Rainbow – Israel Kamakawiwoole.

 

 

 

 

 

 

 

 

.

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rabbia….

18 domenica Nov 2012

Posted by poetella in basta!, comunicazione di servizio, foto di poetella, vuoto

≈ 8 commenti

Tag

rabbia

 

 

Pierangelo Bertoli – Eppure soffia

 

 

speriamo…

 

 

 

 

.

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Si stropiccia un po’ gli occhi, tira su col naso e…

27 sabato Ott 2012

Posted by poetella in amore?, archetipi, attesa, basta!, Bellezza che salva, consapevolezza, desideri..., dolore che guarisce, foto di poetella, indipendenza, inverno, le cose importanti, libertà, musica, paura di non amore, poesia, vecchiaia

≈ 17 commenti

Tag

amore impossibile, giovinezza e vecchiaia, morte a venezia, venere

(foto di poetella)

ascolta poetella

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Si stropiccia un po’ gli occhi, tira su col naso e

 

voglio innamorarmi di un ragazzino, dice.

Giovane giovane, tipo, presente Morte a Venezia? Così.

 

Mi voglio innamorare, ché l’Archetipo che mi domina è Venere.

Riconoscere anche gli altri, dice, portarli alla luce, sarebbe opportuno.

Mai fatto quello che sarebbe opportuno fare, io. Dice.

Si stropiccia un po’ gli occhi, tira su col naso e

 

Venere comanda. Sempre  Venere m’ha comandato. Mi voglio innamorare di un ragazzino.

Voglio  entrare nella sacra geometria della sua Bellezza,  Fresca.

Accogliere la ferita che mi darà, dice,

nutrirmi  e perdermi del sangue che ne sgorgherà.

Sciogliermi dolcemente in un deliquio verso una fine morbida. Indolore.

 

Si stropiccia un po’ gli occhi, tira su col naso e

Giovane giovane, dice. L’età di mio figlio. Tipo.

Un amore impossibile. Dunque senza pretese. E ancora, ovvio, senza delusioni.

Non speri, non chiedi, non aspetti, non ti deludi. Ecco. (dice)

 

Un amore  di piccoli trasalimenti davanti alla sua generosa Bellezza

Al suo passare elegante di cigno sull’acqua, ai miei occhi. Dice.

E farmi bastare che esiste.

 

Che a lungo vivrà, dice, oltre me.

…

…

…

(by poetella)

 

 

An affair to remember

 

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E se anche fosse arrivato …

25 giovedì Ott 2012

Posted by poetella in amiche, assenza prersenza, autunno, basta!, consapevolezza, crescere con l'amore, dolore che guarisce, foto di poetella, le cose importanti, malinconia, paura di non amore, poesia, silenzio, vecchiaia

≈ 17 commenti

Tag

amore, fine di un amore, il cielo, musica, nuvole bianche, poesia, Ricordi

 

(foto di poetella)

 

 

Ascolta poetella

 

 

E se anche fosse arrivato il momento

se anche lei si fosse dovuta richiudere nel castello scuro e freddo,

alte pareti di pietra umida, piccole finestre e fuori un paese di nebbie e nebbie e nubi e gelo

e pioggia e grandine,

chicchi grossi così!

 un paese morto, desolato, incustodito coi cani randagi e orde di barbari a scendere ogni tanto

e andarsene bruciando erba secca

 

 se anche fosse arrivato il momento

di dire addio ai prati, ai crochi in festa, alle nuvole bianche e ai sorrisi del vento e della giovinezza,

di rinserrarsi in un buio come di sottoterra, di pozzo, di fogna, di grotta senza uscita da girare e rigirare per cunicoli senza torcia, un buio di tana di lupi, di orsi, di serpi

 

se anche fosse arrivato il momento

di staccare l’ancora e lasciare che la zattera prendesse il largo nel vasto mare del destino

e magari slegare il palloncino azzurro, lasciarlo, vederlo lievitare libero su in cielo

vederlo diventare un puntolino minuscolo e poi sparire nella sconfinata, radiosa luce del suo futuro

 

se anche fosse arrivato il momento

 

certo mai lei  avrebbe, certo, mai dimenticato quelle labbra di lampone e gelsomino

quegli occhi straordinari d’oceano ondoso e vasto

quella voce di sorgente di montagna che diceva

Sei bellissima! Bella da morire!

 

E questo, si diceva, questo non ha prezzo!

 

Per tutto il resto…c’è MasterCard!

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

.

 

 

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E comunque, prendetemi pure per pazza…

13 mercoledì Giu 2012

Posted by poetella in amiche, basta!, consapevolezza, desideri..., foto di poetella, le cose importanti, morte, pensieri sparsi

≈ 18 commenti

Tag

innamorati, sidney bechet petite fleur

(foto di poetella)

 

E comunque, prendetemi pure per pazza,

ma credo, sì, credo non ci sia niente di più bello

che morire giovani, pazzamente innamorati,

pazzamente amati.

Finirla lì.

 

Ecco.

L’ho detto.

 

 

 

Sidney Bechet – Petite fleur

 

 

 

 

 

 

.

 

 

 

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‘n accidenti…

31 giovedì Mag 2012

Posted by poetella in amore?, basta!, consapevolezza, foto di poetella, le cose importanti, libertà, malinconia, quasi racconti, saggezza

≈ 11 commenti

(foto di poetella)

ascolta poetella

 

 

Il distacco. ‘n accidenti proprio. Imparare il distacco. Andare verso il distacco. Guadagnare il distacco (s’accende una sigaretta. Aspira fondo, la testa un po’ indietro, poi butta fuori tutto il fumo).  Quale cacchio di distacco? Siamo umani, no? Bipedi (guarda sua sorella, che tace). Camminiamo. Vogliamo il duro sotto i piedi. Ci serve.

 

Altro che distacco. Visto mai uno che cammina per aria? Come gli amanti o le mucche di Chagall? Visto mai? (sua sorella non parla. La guarda. Non fuma)

 

Io mi sarei proprio scocciata di tutte queste stronzate sul distacco. Sul lascia che sia. Sul vivi l’adesso. Ma sì, cavolo, sì che lo vivo l’adesso. Come no? Mica mi serve che me lo ricordino. Che me lo consiglino. L’adesso si vive sempre. Finché si vive(la guarda. Quella, zitta. La guarda, fuma e parla). C’è qualcuno che non lo vive, l’adesso? Ti risulta?

 

È che vogliamo sapere. Vogliamo controllare. Vogliamo qualche drittina su quanto durerà quest’adesso. Sia che si voglia che finisca, sia che continui, ‘sto cavolo di adesso.

(e la sorella zitta, buona, beve il tè e guarda una farfalletta che svolacchia sui gerani)

 

Ma sì, sì, sì, sì! Certo che si vivrebbe meglio. Meglio, a non avere bisogno di programmare, pronosticare, o magari solo prevedere, con un piccolissimo margine di dubbio.  Senza andare a cercare conferme da tutte le parti. Meglio, si vivrebbe. Senza cercare nei fondi del caffè o nei rametti di millefoglie.

 

Ma come fai? Come cazzo fai? Balle, il distacco. Balle.

Vaglielo a dire a  quelli che gli è crollata la casa, la vita addosso. Vaglielo a dire a loro, il distacco.

O vienimene a parlare tra un po’.

Quando sarò vecchia. E lui non ci sarà più.

 

Sai che risate.

…

…

…

(by poetella)

 

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Gli oggetti. Maledetti…

17 giovedì Mag 2012

Posted by poetella in basta!, biografia..., consapevolezza, foto di poetella, le cose importanti, quasi racconti

≈ 13 commenti

Gli oggetti. Maledetti.

Aveva letto un libro, un paio d’anni prima.

Un mondo senza oggetti. Titolo.

Buon libro. Scrittore esordiente. Marco Sette.

Senza oggetti. Giusto nei libri, pensava lei. O in quella casa che lui. L’altro.

 

Invece, tutte le domeniche mattina a girare per mercati, tra accozzaglie di finto antico, di vecchio, di rotto, di sporco, ogni tanto un brillio d’oro zecchino consumato, una luminescenza di porcellana rotta. E lui, lui cambiava faccia. Lui s’accendeva e toccava e palpeggiava e girava e rigirava nelle mani e guardava in controluce, e soppesava. E sorrideva. Lui che voleva, bramava. Manco fosse una bella femmina.

Un pezzaccio di legno tarlato, uno smaltino del ‘600, un rametto dipinto, una tela sbucacchiata, scolorita, col telaio sconnesso, scollato. Marcio.

E lo voleva.

Lei, l’aveva mai voluta così. Manco da ragazza. Lui.

E ora lei sapeva perché era rimasta tanti anni. Lo sapeva, ora, ma non aveva voglia di dirselo. Tanto…

E allora, dopo qualche Ma dai! Dove lo metti? Dove ce lo mettiamo? Diceva sì. Ok, compralo. Ok.

 

E pensava alla casa strabordante oggetti, scomoda, invivibile. Oggetti e oggetti incolonnati o sapientemente distribuiti, come un bottino di pirati.

Mucchi di porcellane, e Meissen, e Ludwigsburg, e Vienna, e Hochst, e Berlino e Samson e le ceramiche. Lodi, Savona, Albissola, Torino, Faenza, Urbino, e Napoli e Cerreto, e la Cina e il Giappone. E la Persia.  E gli avori. E i vetri. Tutto distribuito sui tavolinetti tondi o ovali o quadrati o polilobati e nelle vetrinette, nelle bachechine e sulle mensole. Quaranta mensole di tutti i materiali, di tutte le misure.

E sulla consolle e sul pianoforte e nella credenza. E per terra e a parete. Oggetti e oggetti, brigate di oggetti, battaglioni di oggetti. Intere divisioni di oggetti da non spostare neanche di un millimetro, tutto posizionato dopo stressanti, strazianti, scientifiche progettazioni infinite. Dice Quello è il bello!

Tutto virtualmente incollato al suo posto. Obbediente. Preservato per l’eternità.

Da spolverare con la mappa in mano. Chi ha spostato il piccolo panettiere? S’accorgeva dei millimetri. Spolveratelo te! Diceva lei.

E poi i tappeti! E il Malayer, il Sarough, il Lilian, i Kerman Laver, i Pechino, i Bukara (autentici, mica pachistani, che ti credi!)e quello, come si chiamava? Ah, sì, lo Shiraz.

Tutti antichi. Tutti delicati. Tutti da pulire rigorosamente a mano. Scherzi? L’aspirapolvere? Ma sei matta?

Fan culo!

Ma alla fine (non riuscirà mai, lei, ad avere una libreria. Non c’entra) alla fine diceva sì. Ok. compra.  Che mi frega. Tanto io. Un altro fagiolo nel barattolo. Ficcato dentro a forza.

Per fargli riempire il vuoto, per rimuovere la paura, per dimenticare la sconfinata solitudine alla quale non lavorava, però. Per non vedere la demoralizzante mancanza d’empatia, la durezza insindacabile di giudizio. Quel pover’uomo legato solo agli oggetti. Al passato. A se stesso.

 

Prima o poi, lei sperava, illusa, gli oggetti mi scalzeranno fuori di questa casa. Che odio.

Ma forse, purtroppo, no.

…

…

…

(by poetella)

 

Eddie Vedder – Guaranteed

 

 

 

 

.

 

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eccolo qua, il criticatissimo tavolinetto! cattivi!

05 sabato Mag 2012

Posted by poetella in basta!, biografia..., comunicazione di servizio, foto di poetella, le cose importanti

≈ 18 commenti

 bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa……………!

Smettiamola per favore, che non vengo più a commentarvi.

(by poetellik)

 

 

–

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e basta pioggia!

22 domenica Apr 2012

Posted by poetella in basta!, foto di poetella

≈ 12 commenti

(foto di poetella)

 

 

.

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Non voglio ascoltare…

25 domenica Mar 2012

Posted by poetella in amore?, basta!, consapevolezza, crescere con l'amore, desideri..., dolore che guarisce, foto di poetella, indipendenza, le cose importanti, malinconia, nostalgia, poesia

≈ 20 commenti

Tag

misericordia

 

 

 

 

 

 

 

 

(foto di poetella)

 

Non voglio ascoltare

silenzio vociante di orchi di nani

e serpi a sonagli

Raduno strisciante

gracchiante a cerchio in petto

[vienimi dentro luce di misericordia

vienimi in fronte-in testa

mano che benedice]

 

Non ho scapolare che salvi

né immaginetta

ma in fondo alla tasca

ancora una caramella

per quando la fame

 

per quando l’amaro

per quando passata da troppo quell’ora del pranzo

e niente.

 

 

Non piange mai questa

[stupitevi ancora]

Non piange mai neanche se

 

No. Vedrete. Non piango

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

La voce di poetella…più tardi

 

 

 

.

 

 

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lo sai?

22 giovedì Mar 2012

Posted by poetella in basta!

≈ 12 commenti

ti ho aspettato talmente tanto

che

quando verrai

non ti riconoscerò.

credo

…

…

…

 

(by poetella)

Musica!

.

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