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Poetella's Blog

~ "questo sol m'arde e questo m'innamora"- Michelangelo

Poetella's Blog

Archivi della categoria: papà

Ma basta. Basta, ti prego, basta!

09 sabato Ago 2014

Posted by poetella in padri e figli, papà, pazienza, quando finisce?, ricordi, smania, solitudine, ti perdono, vecchiaia

≈ 18 commenti

Tag

fotografia, papà, Ricordi, tristezza, vecchiaia

papà ciclista(una vecchia foto di…)

Ma basta. Basta, ti prego, basta! E il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!
Tutte le settimane. Tutti i sabati dalle 17.00 alle 19.00. Basta.
Non ce la faccio più.

Tutti i sabati. E certe volte anche i mercoledì. E il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!
Parliamo un po’ d’altro, vuoi? Ma di cosa parliamo?

Te ne stai lì, sulla poltrona, ti ci metti quando arrivo, se no stai a letto.
E ricominci a raccontare.
Tutti i sabati. E certe volte, magari perché non stai tanto bene, magari c’hai la tosse, e vengo pure il mercoledì e tu, il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. Basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali. Basta!

E vuoi che i giornali pubblichino la tua storia. Gli scrivi. Non rispondono. E ti arrabbi.
La storia della tua vita. Ma no, dai! Sui giornali scrivono i giornalisti. E mbeh? La mia storia è importante. Per te, dico io, come per me! per tutti, dici tu. Balbo, l’ho visto cadere. Fuoco nemico.
Ma lo sanno tutti, dico io, ah sì? Dici te.
Ma che te lo dico a fare. Tanto ricominci.
Ricominci, anche due volte, in quelle due ore, tutti i sabati e certe volte pure i mercoledì, che mi fai pena in quella stanza, a fare niente, solo a rigirarti vecchie foto che ti scappano di mano, mi fai tanta pena ma io non ti faccio pena. Non hai pietà di me. Neanche mi guardi.
E ricominci. Tutti i sabati, e pure qualche mercoledì, il lavoro a 14 anni, e la bicicletta. E il fattorino postale. E il calcio. E la chiamata alle armi. Basta.
E la classe del ’18 povera. E hanno chiamato anche quella del ’19. basta!
E poi la guerra e la prigionia. E Zonderwater. E la patente. E l’autobotte. E lo shop indiano. E le salsicce. E il carcere. E la mattina dopo il capitano che ti libera. Ché gli servivi. Per i maiali.

Non ce la faccio più, papà.

Quanto, ancora?

…
…
…

(by poetella, stranita)

 

(e niente musica. cazzo)

 

 

.

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Ma tu te lo compri il…

24 sabato Mag 2014

Posted by poetella in foto di poetella, papà, televisione, vecchiaia

≈ 11 commenti

Tag

che sarà di noi?, fiori, fotografia, papà, vecchiaia

la rosa(la rosa di poetella)

.

.

 
Ma tu te lo compri il giornaletto coi programmi?dice.
No. Fa lei.
E come fai?
Lei fa il gesto di pigiare il telecomando. Cerco, dice.
Poi, mica la vedo tanto la tv
Lui sfoglia il libricino. Non ha sentito la risposta.
Stasera, vediamo, dice. Film drammatico. no.. non mi piace. Mi piacciono i western.
Su rete4, vediamo. Ma tu non te lo compri il libricino? Dice.
E lei, no. Non lo compro. E come fai? Chiede ancora. E continua a girare pagine. Rete4, canale5, rai3, no, rai3 no, che so’ tutti comunisti.
Lei scuote la testa.
Iris, qui fanno film. Vediamo. Legge, storpiandoli, nomi di attori che non conosce. Non c’è John Wayne, dice.
Ma tu non te lo…
No, non lo compro mai! E come fai? Dice.

Vuoi un bicchiere di succo di frutta, papà? Dice lei.
Lui continua a leggere. Non risponde. Rai Movie. Altri titoli, altri attori coi nomi difficili.
Ti va di alzarti e fare due passi in corridoio?
Questo lo sente. No, non me la sento, dice. Non mi tengono le gambe.

Lei non insiste. A che serve, ormai?
Poi, non ha mai insistito con lui. Combattuto, sì. Ma insistito. Adesso, poi.
Ormai è una corteccia vecchia, svuotata di tutta la forza immensa che aveva.
Svuotato di tutta la furia che la spaventava tanto.
Fragile. Debole. Totalmente dipendente da tutto e tutti.
Ma ancora testone. Anzi, sempre più testone.
Dai, devi bere, dice lei. Te lo porto un succo di frutta. O vuoi una cocacola?
E lui, no! voglio vedere un film con John Wayne, dice.

Speriamo che qualcuno lo trasmetta, pensa lei. E prende il giornaletto, cercando. Con diligenza. Pazienza. E tanta pena.

Tra poco tornerà a casa a consolarsi con la sua rosa. Lei.
…
…
…
(by poetella)

O rosa bella – ballata

 
.

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E vorrei dire ma sì, lo so…

12 lunedì Mag 2014

Posted by poetella in papà, ricordi, vecchiaia

≈ 35 commenti

Tag

papà, Ricordi, vecchiaia

papà a 19 anni

( lui, a 18 anni…)

E vorrei dire ma sì, lo so, me lo dici tutti i sabati, lo so!
E invece dico chissà come correvi!
E tu, sì, sì! Mi serviva d’allenamento, mi serviva fare il fattorino postale, ché io ero un campione, lo sai?
Ed io vorrei dire ma sì! Lo so, lo so, me lo dici tutti i sabati e certe volte pure gli altri giorni, per telefono! E invece dico ma quanti anni avevi?
E tu continui, mica senti, mica rispondi, continui. Che poi giocavo anche a pallone, dici, lo sai?
Ed io lo so, lo so. Sono anni che lo so.
Me lo racconti e riracconti ogni volta, ogni volta andando a ripescare un te forte, giovane, bello fuori da quel letto con le lenzuola celesti e la traversa di plastica.

E continui, sempre le stesse parole, una cantilena. Il lavoro dall’ingegnere, ché girava per i cantieri e gli serviva uno che prendeva le telefonate, dici.
E lo zio Zerilli, pezzo grosso, laureato, a quei tempi! Pensa! funzionario di Stato che mi fa entrare alle poste, dici. Portavo i soldi a casa!

Dove la trovo la pazienza di fare eh, sì! Soddisfatta. Un po’ sorpresa.
Guardo l’orologio.
Dove la trovo la pazienza per fare qualche domanda nuova, se pioveva come facevi, con la bici? E i telegrammi?
Ma tu non senti le domande. Tu stai chiuso nella scatola dei ricordi e ci guardi dentro.
Fuori non c’è niente. Io sono solo orecchie che sentono.
Fuori, solo il letto con le lenzuola azzurre e la traversa di plastica.
E continui la cantilena.
Alle poste. A Misurata, la casetta a schiera. Sedici anni. Il vicino che cucinava. Pasta e alici. Uova fritte. Patate. E poi l’Ufficio Postale a Tripoli. Lo sportello delle raccomandate e le ragazze,
poche, che venivano e sorridevano.
Poi la cartolina di leva. La classe del ’18 povera, chiamano anche i primi mesi del ’19.
E sei fregato, dici.

E anche io, anche io questo sabato, quest’ennesimo sabato sono fregata.
Speravo di distrarti. Magari con le foto sul telefonino del pronipote bello bello. Invece, niente.
Solo perché in una foto c’era una bici. Ti sei attaccato a quella. Hai preso il via.
Ripreso il romanzo. Un’altra volta.
La bici, campione. Il pallone. Lo zio Zerilli, pezzo grosso, tu fattorino postale,a sedici anni. l’Ufficio a Misurata. Quello a Tripoli, allo sportello delle raccomandate, le ragazze, la chiamata alla leva, la classe povera del ’18 e ti hanno fregato.

Ora devo chiamare il taxi, papà. Devo andare. È tardi.

Sì, amore mio, dici. Vai! Grazie!
…
…
…
(by poetella)

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Ma che dici, la racconterò anch’io…

04 martedì Feb 2014

Posted by poetella in amore?, anima, assenza prersenza, consapevolezza, cosa sarà di noi?, diario, foto di poetella, papà, pensieri sparsi, storia d'amore, vecchiaia

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Tag

amore, anima, fotografia, Harry Nillson, paura, poesia, vecchiaia

IMG_2853(foto di poetella)

 

 

Ma che dici, la racconterò anch’io mille volte da vecchia

come papà 

che parla di Zonderwater e di quella ragazza

coi capelli rossi

la racconterò anche io

mille volte mille volte questa storia che certe volte

mica lo so se me la sono inventata

per quanto è bella mica lo so se  magari è un vecchio libro trovato

in soffitta, di quelli con la copertina

tutta ammuffita  tutta smembrata ché stanno lì da sempre

da quando ho imparato a leggere e sognare

ché ho imparato presto sia a leggere che a sognare, ovvio

che mi ricordo che andavo in macchina con papà, seduta dietro e fuori

era notte e io guardavo la notte e ci facevo

i disegni dei sogni. E mi chiedevo e mi rispondevo.

Mi facevo le voci in testa.

 

 

E allora mica lo so se questa storia di attese

di riconoscimenti e meraviglie

questa storia da canto del cigno

questa storia che ma che stai sempre a pensarci? mi dico

 

questa storia che s’è scaraventata

nella mia vita scombussolando

attorcigliando scarabocchiando la linea del destino

che non ci ho capito più niente a un certo punto

insomma, mica lo so per quanto continuerò a raccontarla.

 

Siate compassionevoli. Lasciatemi dire. Ok?

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

Harry Nilsson – Everybodys Talkin

 

 

 

 

 

.

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L’avessi, terrei anche la lampada accesa…

07 sabato Dic 2013

Posted by poetella in dedicata a papà..., foto di poetella, la forza dell'amore, papà, poesia

≈ 28 commenti

sam_0086(foto di poetella)

 

 

L’avessi, terrei anche la lampada accesa

sulla notte delle attese

aiuterei gli occhi a dipanare il buio

a deridere il sonno. Ché sono stanca

Un po’.

 

Ci sono, ci saranno grandi fatiche da affrontare

Ce le chiede il giorno

 

Progetti, catalogazioni messe a punto

messe in scena

Non sarà certo il fare a pesarci

Il fare che riempie gli spazi del dubbio

svilisce le paure anestesia di mille ansie

di mille chi lo sa

chi lo sa mai cosa c’è scritto nel grande libro

siamo così incerti nella lettura

piuttosto il non fare ci bagnerebbe un po’ le ali

c’infangherebbe le scarpe.

 

Ma  comunque vegliamo

Non si scoprirà il fianco. Brillerà la fiammella

S’aspetterà vigili. Cavalieri operosi

 

Che tanto torneranno i bei giorni di festa

Torneranno anche le rondini

a girare la pagina del cielo

 

Magari persino le campane d’oro si scioglieranno

campanelle d’oro delle nostre due voci musicanti

 

nel sincronico coro amante. Prima o poi

…

…

…

(by poetella)

 

( a papà…)

 

 

Liszt – La Campanella

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È adatto. Mahler è adatto a …

21 lunedì Ott 2013

Posted by poetella in autunno, figli, foto di poetella, Mahler, malattia, malinconia, musica, padri e figli, papà, pazienza, ricordi

≈ 23 commenti

1395333_10201664577328496_875119209_n(foto di poetella)

 

 

 

È adatto. Mahler è adatto a questo cielo.

Anche a te, papà. È adatto.

C’è questo morire piano piano, questo arrotolarsi attorno a un filo di luce. O di speranza. E tu cosa speri, papà? Basta, hai detto, voglio morire. Sono stanco.

Sarà vero che vuoi morire? Non credo. Lo so, lo so. Lo so che vorresti.

 

Ah, Mahler… c’è questa stanchezza nelle note. Questa stanchezza infinita, dolente, questa desolata rassegnazione. Questo cedimento continuo. Di cera sgocciolata. Molle. Di foglio di giornale sotto la pioggia. Non lo toccare che si strappa.

Non lo toccare che lo sfinisci.

 

Sei così magro, papà. Un’ombretta impalpabile. E dire che mi facevi tanta paura, da piccola.

Sei un’ombra, ma non ti passano ombre negli occhi quando racconti.

Sempre le stesse storie. No, di Zonderwater è un po’ che non lo racconti.

Adesso tocca alle fidanzate.

A quando eri bello, giovane, forte e pieno di un tracciato splendente di vita che poi hai fatto.

Ok, ok, proprio  splendente no, ma dai. Non è stata male, no?

 

Devi camminare di più papà, se no te lo scordi! Ti vengono le piaghe. È già successo. Lo so che non ti ricordi.

Non ricordi niente di poco fa, o un po’ di più.

Solo settant’anni fa. Settantacinque  anni fa.

Quando amavi. E t’amavano. Dai, racconta. Ma sì, racconta.

Di Anna, di  Maria, di Ingrid, quella che non ti faceva pagare perché s’era innamorata di te, ché tu la facevi godere.

Madonna, papà!

Non me l’avresti mai detta una cosa così, prima.

Ma tu mica racconti a me. tu racconti e basta.

Lo diresti anche al prete di Ingrid, anche al medico del pronto soccorso, a quelli della visita per il rinnovo della patente.

Anche al tassista che ti porta a fare la TAC.

Basta che racconti.

 

Di mamma che, dopo che l’è venuta la crisi mistica t’ha fatto fare voto di castità, però, mica te lo ricordi. Com’era bella mamma, dici.

Mica te lo ricordi. Che mi sa che ha trovato la scusa, lei,  della crisi mistica, ché tu eri …troppo! So’ sicura che è così.

 

Ne conosco un altro che è…troppo.

Ma per me, no. No, no. È giusto.

…

…

…

(by poetella)

 

 

 

 

Mahler  Symphony No. 4 – Karajan

 

 

 

 

.

 

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Dolcemente fingo. Ci vuole….

31 domenica Mar 2013

Posted by poetella in amore?, atmosfere magice, biografia..., diario, emozione, figli, foto mie..., padri e figli, papà

≈ 4 commenti

Tag

amore, auguri, festa, papà, poesia

papà a 19 anni

(il papà di poetella a 19 anni)

 

 

Dolcemente fingo. Ci vuole.

Racconta, papà.

Dondolo tra  un Davvero? E un Bella storia! Il destino. È  stato il destino, dico. Sorrido. Sorridi e sei ancora così bello.

Fingo di non sapere di come hai conosciuto mamma

E di cosa le hai detto.

Mille e mille volte ripeschi nei ricordi.

La tua vita se ne va all’indietro.

 

Come sei stato furbo, dico.

Come eri bello!

E tu racconti, racconti.

Ti brillano le luci dell’Africa negli occhi.

Eravate 100.000 a Zonderwater.

Qualcuno sarà ancora vivo?

Nessuno come te, però, papà. Vuoi un altro po’ di arrosto?

 

E sorridi e sorrido

E Cosa hai fatto al dito, dici.

L’artrosi, dico io.

Come me, dici tu.

 

Papà. Quanto ho aspettato quel tuo Come me. Sapessi.

 

Bella festa, oggi. Sì.

 

Bella festa. E ancora auguri, papà mio.

…

…

…

(by poetella)

Sidney Bechet – Petite feur

 

 

 

 

 

 

 

 

.

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Ma no, papà, dai, lascia perdere…

26 martedì Feb 2013

Posted by poetella in basta!, consapevolezza, crescere con l'amore, diario, figli, indipendenza, le cose importanti, libertà, padri e figli, papà, poesia, quasi racconti

≈ 15 commenti

Tag

delusione, papà, politica, ti ricordi

bandierarossa

(foto dal web)

 

Ma no, papà, dai, lascia perdere.

Dimmi di zia Nena, invece. È venuta a trovarti, ieri, no? Vecchia, dici? Vecchia vecchia?

Tutta storta come un disperato ulivo di collina. Solitario.

I  capelli, neri? Ma dai! È la tinta.

Ma sì, mi ricordo che mani aveva. Belle. Suona più?  No, eh?

 

Ma no, dai, non mi va. Non mi va di parlare di politica.

Dimmi di zia. Pure io, ti ricordi che mani. Eh, adesso, pure adesso, ma va!…

 Ma sì, guarda come s’è storto l’indice. Sì, sì, altro che.

Ma dimmi, dimmi di zia. Ah, non suona più. Perché? Non la sente nessuno!

Ma che si suona per farsi sentire?

Si suona per sentire la musica che riempie la casa, che scivola per tutte le stanze, che s’arrampica sui muri ed esce in balcone e vola via, come una rondine.

 

Papà, e dai. T’ho detto che non mi va di parlarne, dai. Niente politica, si?

Poi, a che serve?

Noi non ci siamo mai, no, mai capiti. Mai stesse idee. No? Sbaglio?

Che parlo di politica, adesso? Non mi va di litigare, papà.

E poi, poi tu che ne sai di politica.

Ancora a dirmi non avrai mica votato per i comunisti?

Solo tu e qualcun altro a parlare ancora di comunisti.

 

Papà, che fai, poi? Mi sequestri ancora la radiolina?

Non ce l’ho più quella che mi sentivo in cameretta, partigiana in tono minore, nel buio della casa addormentata,  nel tepore delle mie speranze ammantate di notte e di sogni e di voglia di libertà.

Me l’ascoltavo fino a tardi tardi, mentre tu dormivi stanco del tuo primo, del tuo secondo, del tuo terzo lavoro e dell’aiuto che davi a casa a mamma e mamma, stanca d’essere stanca, dormiva il sonno della bella col principe che pensa a lei. A lei, tutti sì. Solo sì.

 

Non me la puoi più sequestrare la radiolina che, senti questa che cosacce si sente, tutte parolacce di comunisti! dicevi a mamma costernata, che prendeva il rosario come una spada, come un amuleto scaccia maligno. Via il diavolo da casa mia!

E io, piccola prigioniera politica, eroina senza esercito da guidare, senza rogo da sfidare.

 

No, papà, non mi va di parlare di politica. Oggi. Con te.

Oggi che tra noi s’è tutto acquietato, come un lago dove il mostro s’è immerso, l’acqua ha ribollito un po’ e tutto s’è ricomposto. Tutto s’è fermato.

 

E poi, papà, che parlo a fare con te che ancora dici che Lui! Lui  che vi faceva venire in Italia, giovanetti a fare le gare tra tutti giovani e belli.

Voi, dalla Libia in Italia, sulla nave, piccoli piccoli e felici! Lui grande uomo. Papà! Ma che ne sai tu?

Dimmi di Patrizia, invece. Quand’è venuta a trovarti? Ieri? L’altro ieri. Ingrassata!

Più grande di noi? Due tre anni? Ma che! Quindici giorni. Sì! Solo quindici. E  lo so che sembra più vecchia. Siamo noi che sembriamo più giovani.

Abbiamo preso da te, papà. Papà bello!

 

Lo vuoi un tè?

Stai bello calduccio con la copertina sulle gambe?

Dai, lasciamo stare la politica.

Oggi no. Non ci voglio pensare. No. Oggi no.

…

…

…

(by poetella)

 

 

Pierangelo Bertoli. Eppure soffia

 

 

 

 

 

 

.

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Ma dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa…

24 sabato Nov 2012

Posted by poetella in amore?, biografia..., crescere con l'amore, diario, empatia, figli, inverno, le cose importanti, padri e figli, papà, quasi racconti, speranza, vecchiaia

≈ 15 commenti

Tag

amore, papà, ti ricordi, vecchiaia

(papà a 18 anni)

 

Ma dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Ti ricordi? No. Tu non ricordi più niente. Quasi. Non è vero. Ricordi, invece.

Ma solo sempre la stessa cosa. Quella storia che mi racconti tutti i sabati pomeriggio. Tutti i sabati pomeriggio la prigionia, e Zonderwater, e Ingrid, coi capelli rossi. E le salsicce nell’autoclave. 

E tutte quelle parole scritte a matita. Sei anni di diario. Che pure a te piaceva scrivere. Pure a te. Tutte cancellate. Via! Svanite per sempre. Come la tua memoria. Recente. Che io ti capisco, sa’?

Che c’è di bello da trattenere in questi tuoi giorni? Che fa se non ricordi cosa hai mangiato a pranzo. Che fa se non ricordi, col telefono in mano, cosa volevi dirmi. Perché m’hai chiamata. Che potresti mai dirmi adesso. Che ci sarà mai da dire, un giorno…chissà io che dirò quando…

No, non ci voglio pensare.

Ma, comunque

 dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Quando le gambe! Non sento più le gambe. Non ce la faccio a muoverle. Non camminerò più. Come sono ridotto! E io no! No! Ce la farai. Ed io a curarti, a coccolarti, come fossi mio figlio.

A vestirti, a spogliarti. Non t’avevo mai visto nudo, prima. A correre al tuo letto una, due, tre, quattro volte, la notte, come tanti anni fa, quando Giuli piangeva, piccolo piccolo, che non dormiva mai. A correre a massaggiarti le gambe, a massaggiarti il cuore. A portarti l’acqua con la cannuccia, che non ce la facevi a tirarti su per bere. In quell’agosto infocato. A cambiarti il letto con te sopra, piano piano. Sorridendo. A consolarti. A incoraggiarti, tu figlio e io madre.

A spronarti. A ridarti il sorriso.

Dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

E poi seduto sulla seggiolina dello studio, con le rotelle. E poi, finalmente a mangiare in cucina, la seggiolina come una macchinina per casa. Come un tappeto volante verso i sogni.

 

E poi, quella volta in piedi! Ce l’hai fatta, sei in piedi! Ce l’hai fatta! Vedi che ce l’hai fatta e a ballarti attorno, a girare come una trottola, a saltare, folletto dei tuoi giorni, allegra come un cardellino a primavera!

E quei tuoi primi passi, piano piano, appoggiato a me. come farei senza di te, dicevi. Ma io ci sono.

E poi, quella volta, solo! Uno, due, tre passi. Solo! Battiamo le mani, cantiamo, balliamo! Ce l’hai fatta!

Dai! Ti ricordi un anno e mezzo fa?

Glieli abbiamo strappati alla Signora in nero tutti questi giorni! Abbiamo vinto noi, ancora noi! Dai…non ti scoraggiare. Ce la possiamo ancora fare, vedrai, papà!

 

Eccomi. Arrivo. A tra poco, papà mio!

…

…

…

(by poetella)

 

 

ChetBaker – Over The Rainbow

 

 

 

 

.

 

 

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