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Ma è perché ci si dimentica (io dimentico. A volte).. Capita, no?
Se ci fosse consuetudine, che ne so, ripetitività. Uno mica si dimentica come si mangiano gli spaghetti, no? pure se è un’attività quasi artigianale, quasi artistica. Impari. E te lo ricordi perché lo fai spesso, quasi sempre. Da quando eri piccolo. E continui. Sei avvezzo. Non puoi dimenticare.
Ma prendi un esquimese. Uno che viene in Italia e mangia gli spaghetti. Ammesso, (e qui ci sta bene e non concesso) ammesso, dico, che impari, poi se lo dimentica. Ché da loro, negli igloo, non si mangiano spaghetti. Nessuno li mangia. E nemmeno più lui. E perde la competenza acquisita.
Deve convivere con le sue consuetudini.
Ce l’ha tutte attorno. Ghiacci e foche e slitte e baccalà. Mangiano baccalà gli esquimesi?
Insomma, lasciamo perdere. Non è questo il punto.
Il punto è che se attorno hai tutte larve che vanno avanti per luoghi comuni, per si fa così e colì. Per è bene si faccia così e colì.
Se attorno hai persone che dicono che chi fa così è così e chi fa colì è colì, insomma…allora ti dimentichi. Magari stai quasi a dargli retta.
Ti dimentichi che esiste qualcuno che non è così e colì. È diverso. E te l’ha detto che è diverso. E ti sei accorta che è diverso. E senti che è diverso come vorresti essere, come provi ad essere tu.
E tu adori sia diverso. E ti senti una privilegiata per avere a che fare con qualcuno così diversamente meraviglioso…
Non te ne devi dimenticare, carina. Mai.
Chissà se la piccola azalea ha paura che mi dimentichi di innaffiarla.
Non credo.
Non credo proprio.
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(by poetella)
Partita No.2 in c minor – Sarabande
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